Sui media reazioni contraddittorie al caso del messaggio di odio alla figlia della Meloni da parte del docente Addeo. E si capisce perché
Stefano Addeo – il professore campano autore dell’augurio di morte alla figlia della premier Giorgia Meloni – ha tentato di addossarne la responsabilità all’intelligenza artificiale (AI), prima di tentare il suicidio. Gesto che fortunatamente è fallito e che d’altronde lo stesso docente non ha mancato di legare al “linciaggio” subito per il suo “errore su X”. L’effetto mediatico è apparso comunque non banale.
Un news site come Repubblica, ad esempio, è parso dar credito alla sincerità di Addeo quando si è chiamato lui vittima sconvolta dell’odio altrui. È stata dunque fatta aleggiare qualche parvenza di legittimità sociopolitica attorno alla denuncia di “linciaggio”, rivolta in particolare contro le forze del centrodestra. Ma con pari visibilità è stata respinta in corsa la chiamata di correo per ChatGPT.
Il sito del quotidiano ha infatti pubblicando a tamburo battente un’analisi tesa a negare che la AI potesse essere stata capace di generare autonomamente il malaugurio a Ginevra Meloni di subire la stessa sorte della povera Martina Carbonaro, 14enne uccisa dal fidanzato a Napoli.
L’iniziale disponibilità giornalistica ad allargare il contesto dell’episodio è stata quindi immediatamente contraddetta dalla preoccupazione di fugare ogni minimo sospetto che ChapGPT potesse essere la “hater” di ultima istanza del messaggio. E di infiniti altri messaggi, sospettati ormai quotidianamente di seminare odio.
Per Repubblica l’ansia è apparsa del tutto comprensibile: dall’autunno scorso l’editore Gedi è legato a OpenAI da un’alleanza strategica. I dettagli dell’accordo non sono stati del tutto rivelati, ma è noto che i contenuti giornalistici prodotti dal gruppo editoriale vengono messi a disposizione di OpenAI per “allenare” ChatGPT.
Se quindi l’affermazione del docente napoletano fosse attendibile e fondata, non sarebbe fuori luogo ipotizzare che ChatGPT abbia pescato – un algoritmo via l’altro – anche nei testi prodotti dal quotidiano italiano per “suggerire” il messaggio d’odio. Ovviamente i partner editoriali di ChaptGPT nel mondo sono innumerevoli e non solo OpenAI è impegnata nello sviluppo della AI con la collaborazione di news provider: nei giorni scorsi ha fatto notizia un accordo strategico fra il New York Times e Amazon (il cui patron, Jeff Bezos, è fra l’altro editore del Washington Post).
Lo specifico caso Addeo sembra ora in via di superamento: il ministero dell’Istruzione ha già emanato per il docente un provvedimento sanzionatorio. E comunque sia nato, il messaggio non appare fuori dal raggio di possibile valutazione giudiziaria per svariate ipotesi di reato, dalla minaccia all’istigazione.
E poi nessuno può dimenticare le ripetute azioni legali lanciate dalla senatrice a vita Liliana Segre contro attacchi giudicati ispirati a linguaggio d’odio antisemita (ad esempio da parte dell’ex diplomatica Elena Basile o della web celebrity Chef Rubio).
Segre è peraltro tuttora alla presidenza della commissione straordinaria parlamentare sui fenomeni di odio, chiamata da oltre cinque anni a formulare analisi e raccomandazioni sul dilagare dell’hate speech, oggi principalmente negli sterminati territori digitali dai social media.
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