“Dio è morto e neanch’io per la verità mi sento benissimo”. Questa celebre battuta del grande Woody Allen, “ebreo ipocredente”, potrebbe adattarsi bene alla puntata della Torre di Babele di lunedì sera.
Corrado Augias, continuando nella promozione dei libri di alcuni dei suoi amici, ha invitato lo scrittore spagnolo Javier Cercas e il giornalista Ezio Mauro ad approfondire il tema “senza Dio e senza ideali”.
Cercas, autore del libro-romanzo da lui definito giallo dal titolo Il Folle di Dio alla Fine del Mondo, che racconta a suo modo il pontificato di Papa Francesco, si è subito dichiarato ateo e anticlericale. Così, tanto per giustificare la sua presenza nella trasmissione.
Poi, per la verità, si è affrettato ad aggiungere che il libro gli è stato commissionato dal Vaticano (quale Vaticano, per chi del Vaticano?). Ha poi anche aggiunto che l’opera è dedicata alla memoria di sua madre, fervente cattolica, di cui evidentemente conserva un buon ricordo, nonostante l’educazione ricevuta.
Il merito maggiore di questa parte della puntata è stato quello di centrare il punto essenziale del cristianesimo, quello della fede nella resurrezione della carne, come conseguenza della Resurrezione di Gesù. Naturalmente lo scopo, evidente, è stato quello di cercare di demolire, con apparente rispetto, il contenuto della fede. Ciò spiega perché papa Francesco, come tutti noi, è stato definito folle e non scemo, anche se l’idea era la stessa.
Cercas ha anche ricordato che entrando nei meandri del Vaticano (attenti ragazzi, le spie sono già tra voi!) ha scoperto che oggi la Chiesa parla sempre meno della Resurrezione e sempre più della Misericordia.
Attenzione: ma che Misericordia sarebbe, quella divina, se non riguardasse anche la prospettiva della risurrezione? Pare infatti che Gesù al Buon Ladrone morente abbia promesso: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso”. Non si è limitato a promettergli uno sconto sulla pena, che peraltro nel caso specifico sarebbe stato poco attuabile.
Così Augias, suppongo, continua ad affascinare anche molti catto-idioti che magari leggendo i suoi libri sui Vangeli non fanno caso a quella volta che definì il popolo ebraico un popolo di analfabeti, anche quando persino i bambini del catechismo, almeno i miei, sanno che se c’era un popolo dove tutti dovevano leggere le scritture, per poi magari commentarle nella sinagoga, era proprio il popolo di Israele.
Comunque, il grande assente della serata è stata la proposta di un’alternativa alla fede. “Se Dio non c’è tutto è lecito”, diceva già Dostoevskij.
E allora perché seguire i grandi ideali di giustizia, perché sacrificarsi per gli altri? Allora hanno ragione quelli che vivono cercando di godersi tutti i piaceri possibili alla faccia degli altri.
E per credere alla Resurrezione? Basta seguire il metodo che ci ha insegnato Gesù e che è arrivato almeno fino alla madre di Cercas. Credere a quelli che l’hanno visto e seguito e che ci hanno tramandato la loro testimonianza attraverso coloro che hanno creduto. Di gente così ce n’è ancora in giro. Magari anche papa Francesco.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.