Comprereste un Ulivo usato da Romano Prodi? Ad esempio il girotondo “pro-Europa” di dopodomani a Roma, lanciato da un giornale edito dalla famiglia Agnelli e benedetto ieri dall’ex premier dem in un editoriale sul Messaggero?
Se voi foste quell’Europa comprereste armi nuove dalla Cina? Magari dello stesso tipo di quelle fornite alla Russia per la guerra contro l’Ucraina. Magari investendo a Pechino una parte degli 800 miliardi del piano ReArm, comunicato giusto ieri come fatto compiuto dalla Commissione Ue all’Europarlamento “per difendere l’Ucraina dalla Russia”.
Magari con il solo fine di sostenere il presidente francese Emmanuel Macron, per il quale una Ue disarticolata e non allineata con gli USA di Donald Trump e “in guerra contro Putin fino alla vittoria definitiva” appare ormai l’unico azzardo praticabile per puntellare una presidenza azzoppata dagli stessi elettori francesi. Del tutto indifferenti al fatto che l’Eliseo scimmiotti Napoleone – in Europa – sbandierando 300 (insignificanti) testate nucleari.
Un consiglio caldo e reiterato a guardare al grande bazar cinese – chiudendo naturalmente tutt’e due gli occhi sul regime politico che lo gestisce – è giunto d’altronde, sempre ieri, dallo stesso Prodi. L’ex presidente della Commissione Ue è stato intervistato da un altro quotidiano edito dalla famiglia Agnelli, prima azionista di Stellantis.
La dinasty che poche settimane fa ha istituito “ad Prodi” – presso la Peking University – una Agnelli Chair of Italian Culture. Benedetta personalmente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita politico-commerciale da XI Jinping, nonostante il grande freddo occidentale (governo italiano compreso) sulla Via della Seta. Mattarella, storico sodale di Prodi nella sinistra Dc durante la “prima repubblica”, è stato di fatto suo erede come vicepremier di Massimo D’Alema nel secondo dei tre governi dell’Ulivo.
Sarebbe tuttavia un errore vedere il fronte cattodem compatto dietro il neo-bellicismo “democratico” di Michele Serra. Giusto ieri un editoriale di Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, ha bollato come “illusione” il “riarmo Ue”. È parso riallinearsi con l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede.
Qui un commento di Andrea Tornielli – direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione – ha avvertito: “Invece di costituire, come proposto da Papa Francesco nell’anno del Giubileo, un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta, utilizzando una percentuale fissa del denaro impiegato nelle spese militari, si progetta di riempire gli arsenali di nuovi ordigni, come se le atomiche stoccate nei magazzini già non minacciassero a sufficienza un olocausto nucleare in grado di distruggere più volte l’umanità intera”.
P.S.: ReArm ha come obiettivo ultimo quello di fare della Ue una nuova potenza nucleare? Con un comando centralizzato (con una valigetta in quante e quali mani)? Oppure con una “Unione nucleare” di vecchie e nuove potenze nucleari nazionali (fra cui in ipotesi anche l’Italia)? Con armi acquistate da quale controparte: da USA-Nato o dalla Cina “prodiana”? Da Israele o dall’India? Nella “democrazia europea” che Prodi reputa sua e solo sua fin dagli anni 70 del secolo scorso se ne può almeno parlare?
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