Iniziano a esserci sufficienti dati per precisare la relazione tra vaccini ed economia. I vaccini funzionano e la loro somministrazione di massa ha permesso un rimbalzo sorprendente dell’economia italiana. I dati ora disponibili rendono possibile simulare cosa sarebbe successo se la vaccinazione fosse stata più lenta e/o meno diffusa: sul piano macro, la ripresa del Pil sarebbe stata minore, parecchie fiere importanti di settore, ma con traino sistemico come per esempio i saloni del mobile e della nautica, avrebbero avuto meno effetto espansivo, i flussi turistici sarebbero stati più incerti, ecc.
Pertanto i dati consigliano di proseguire verso la vaccinazione totale, con l’eccezione di chi ha impedimenti medici, e l’imposizione di certificati per spingerla. Anche perché la buona prestazione organizzativa dell’Italia le sta facendo guadagnare punti di affidabilità percepita dal mercato finanziario internazionale, contrastando l’immagine di nazione inadeguata per gestire l’enorme debito ed essere parte della zona sicura del mondo: l’obiettivo non è ancora raggiunto, ma il sistema Italia ci sta andandoci vicino e ciò significa più investimenti privati esteri, in prospettiva.
D’ora in poi sarà importante, oltre che completare i cicli vaccinali, anche prevenire l’irruzione di nuovi varianti o virus. Ciò è ottenibile rendendo permanente la capacità di contrasto epidemiologico rapido attraverso un’organizzazione che le scienze sociali classificano di “tipo 2”: struttura minima, ma predisposta a diventare massima in poche ore in caso di allarme. Ciò implica un’evoluzione tecno-medica, informatica e istituzionale da intendersi non come costo, ma come investimento sulla competitività futura.