Non bastassero i dazi di Trump a rendere economicamente drammatici i tempi che stiamo vivendo – e siamo appena usciti da una pandemia che di danni ne ha fatti a sufficienza anche per le tasche delle famiglie – ai loro negativi effetti non potevano non aggiungersene altri (perché le cattive notizie non arrivano mai da sole), e questa volta i guai sono solo nostrani ma non meno preoccupanti: è il caso della sanità di alcune (non poche) regioni. Cosa sta succedendo?
E’ noto che lo Stato mette a disposizione delle singole regioni, con criteri condivisi per quanto sempre in discussione ed aggiornamento, il fondo sanitario nazionale, ma se una regione spende di più di quanto le è stato assegnato tocca a lei ripianare il debito, e poiché le regioni non possono stampare moneta si trovano di fronte solo a due alternative: o diminuire i servizi o aumentare i prelievi dalle tasche dei cittadini (tasse, ticket, …).
Purtroppo diverse regioni si stanno accorgendo di avere ecceduto nella spesa sanitaria ed hanno creato un debito che deve essere saldato, anche se è ovviamente in discussione se tale deficit tra entrate ed uscite sia colpa di ridotte entrate, e quindi colpa dello Stato, ovvero di eccessive uscite, e quindi colpa delle singole regioni.
Ok alla discussione purchè sia seria e non solo inutilmente polemica, ma siccome adesso il danno è fatto occorre porvi rimedio. E quali sono le regioni “in marella” (come si dice dalle mie parti)? Ad oggi almeno Abruzzo, Umbria ed Emilia Romagna hanno già annunciato addizionali IRPEF più salate per il 2025, ma non sono le uniche regioni “cattive” se consideriamo che Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise e Toscana, ad esempio, erano già intervenute negli anni passati.
Vale allora la pena di fare il punto sulla questione, grazie anche alle informazioni presenti in internet nei siti istituzionali: la tabella che segue riporta i valori percentuali della addizionale IRPEF che nel 2025 saranno applicati dalle regioni in funzione delle fasce di reddito (con l’avvertenza che i valori riportati in tabella vanno sempre presi con un certo beneficio di inventario perché in più di un caso ci si è trovati di fronte a valori diversi a seconda delle fonti, sempre istituzionali, disponibili).
Alcune regioni (vedi la nota in tabella) riconoscono ai propri cittadini delle detrazioni o agevolazioni, diverse da regione a regione ma in generale legate alla presenza di figli numerosi ed alla presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap.
Tabella 1. Valori percentuali della addizionale IRPEF applicati dalle regioni in funzione delle fasce di reddito in euro. Anno 2025.
In un contesto in cui una proposta di legge sulla autonomia differenziata sta suscitando un dibattito ideologico con toni da guerra civile, la realtà sanitaria ci dice che: le prestazioni di ricovero e quelle ambulatoriali hanno tariffe diverse da regione a regione, i ticket ambulatoriali e quelli farmaceutici sono diversi tra le regioni e diversi sono i ticket per il pronto soccorso, disuguali sono gli esiti delle cure non solo tra regioni ma anche entro regioni.
Alcune regioni non riescono nemmeno ad erogare i LEA, …, e mi fermo qui, e adesso anche l’addizionale Irpef (che varia già da regione a regione) viene modificata da alcune regioni per tappare i buchi creati dalla sanità. In pratica, parafrasando don Milani, l’uguaglianza non è più una virtù (ammesso che lo sia stata), e più che sul principio di uguaglianza il servizio sanitario sembra fondato sul principio di diversità, però guai a chiamarlo autonomia differenziata.
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