SPILLO UCRAINA/ La vera guerra che l’economia reale (ma non la finanza) sta perdendo

- Giovanni Passali

La guerra in Ucraina mette in difficoltà le Banche centrali e rende impossibile aiutare sia l'economia reale che la finanza

warrenbuffett 1 lapresse1280 640x300 Warren Buffett (LaPresse)

Siamo in guerra! E a conferma di quanto appena detto, 3.400 militari italiani (per ora 3.400) stanno per essere dispiegati in diversi Paesi al confine con l’Ucraina.

Siamo in guerra! Questo tema mi è molto caro perché da quando ho scoperto il fatto, intorno al 2009, non faccio altro che ripeterlo. E l’ho scoperto perché scoprii un’intervista del 2006 allo speculatore Warren Buffet, il quale allora affermò “There’s class warfare, all right, but it’s my class, the rich class, that’s making war, and we’re winning” (“C’è una guerra di classe ed è la mia classe, la classe dei ricchi, che la sta facendo, e la stiamo vincendo”). Da allora ripeto in ogni occasione in pubblico e in privato che siamo in guerra, perché sono convinto che questa guerra la stiamo perdendo soprattutto perché non la stiamo combattendo; e non la stiamo combattendo perché nemmeno sappiamo di essere in guerra.

E a chi pensa che la guerra in Ucraina sia di tipo diverso, vorrei che riflettesse su questi dati. L’Ucraina vanta ricchi giacimenti di materie prime come carbone, minerale di ferro, gas, petrolio, argilla. L’industria pesante (siderurgia, metallurgia, chimica) attinge agli importanti giacimenti locali di minerali di ferro e ai depositi di carbone, oltre a essere tra i primi dieci Paesi produttori ed esportatori di metalli. All’Ucraina inoltre appartiene il record nella produzione del carbone all’interno dell’Europa. L’Ucraina occupa il tredicesimo posto nel mondo per la produzione del carbone ed è il quarto Paese in Europa per riserve di gas e petrolio.

L’Ucraina vanta delle ingenti risorse di caolino, argille plastiche e argille refrattarie, che costituivano circa il 70% delle riserve dell’ex Unione Sovietica. Nel territorio ucraino è presente l’unico deposito europeo di sabbie minerali, da cui si estrae zircone per 35.000 tpa, il che fa dell’Ucraina il sesto produttore mondiale. L’Ucraina ha i più grandi giacimenti di uranio d’Europa.

Quindi i media ufficiali non solo non stanno dicendo cosa c’è dietro alla reazione russa, ma devono mentire perché hanno taciuto per otto anni sull’aggressione in Donbass contro la locale popolazione russa. Le rivolte popolari nel Donbass contro il Governo ucraino sono state trattate dal governo come un problema di terrorismo interno, ma nessuno oggi ricorda la strage di Odessa, dove un centinaio di russi furono bruciati vivi nella Casa del Sindacato.

L’opera di disinformazione diventa più chiara allorquando si scopre che al Tg2 durante un servizio sulla guerra in Ucraina si mandano le immagini del videogioco “War Thunder”.

Ma torniamo ai temi più strettamente economici. Il Governo Draghi, ormai è chiaro a tutti, anche ai suoi sostenitori europei, ha fallito nel tentare di distruggere l’economia reale italiana. Certo, le ha dato dei colpi terribili, con i lockdown e l’imposizione di regole assurde che nulla hanno a che fare con la salute pubblica, mentre all’estero toglievano ogni restrizione. Ma i tantissimi piccoli imprenditori italiani sono ancora lì, in mezzo a mille difficoltà, a tentare faticosamente di costruirsi una strada per il futuro. E allora si rientra nel piano originale, quello per cui è stato costruito il moderno sistema finanziario, quello dei ricchi contro i poveri, quello già descritto in un’intervista dallo speculatore Warren Buffett ben sedici anni fa. Allora la guerra in Ucraina è solo un tassello, che si aggiunge al previsto rialzo delle materie prime e all’esplosione incontrollata dell’inflazione che farà sbattere le Banche centrali nel fondo del vicolo cieco nel quale si sono cacciate, per cui non è possibile sostenere l’economia e la finanza insieme (un mito già crollato con la crisi finanziaria del 2000-2003) e non è possibile nemmeno sostenere l’economia attraverso la finanza. Questo secondo aspetto era stato già denunciato nella lettera enciclica Evangelii Gaudium: “Alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante” (EG n. 54).

Io personalmente direi che la frase “non è mai stata confermata dai fatti” è fin troppo diplomatica, io avrei detto che la teoria della ricaduta favorevole (della crescita finanziaria sulla crescita dell’economia reale) è stata costantemente smentita dai fatti, perché dove sono state tolte le limitazioni alla finanza alla fine è aumentato il divario tra ricchi e poveri.

Sto dicendo una banalità: questo è il vero obiettivo di tutti quelli che sono al potere ora. Ed è una banalità, perché i dati di quanto è appena successo sono sotto gli occhi di tutti: durante la pandemia i dieci uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato la loro ricchezza. In Italia (dove il divario tra ricchi e poveri non è così accentuato come in altre parti del mondo) i 40 uomini più ricchi hanno una ricchezza equivalente al 30% della popolazione italiana più povera (18 milioni di persone).

Sapendo tutto ciò, che effetto vi fanno le dichiarazioni del miliardario Bill Gates, il quale ha affermato che la prossima pandemia sarà più letale? Io personalmente ho due certezze. La prima è che se per motivi di salute avessi bisogno di un virologo, non andrei da Bill Gates. La seconda è che la classe dei ricchi, quella classe a cui appartiene Bill Gates e personaggi del suo calibro, non ha bisogno di una pandemia per arricchirsi; invece ha bisogno della nostra paura. Anche per questo penso che, alla fine, gli andrà male.

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