LA CURA DEI MALATI CON LA SPIRITUALITÀ: PARLA L’ESPERTA PROF. PALMISANO
Sebbene sempre di più dati e studi internazionali considerano come tutt’altro che secondaria la cura dei malati con la spiritualità, la situazione in Italia non vede ancora molti esperti in materia che possano raccontare come la risposta ai bisogni religiosi non sia un elemento distinto dall’approccio scientifico necessario. A “La Verità” ne parla oggi una delle poche esperte in Italia, ovvero la sociologa e docente dell’Università di Torino prof. Stefania Palmisano: «l’assistenza spirituale nei luoghi di cura sta diventando un tema sempre più attuale. Il crescente pluralismo delle fedi che interessa la società nel suo complesso si riflette anche all’interno degli ospedali, dove si trova un’utenza formata da pazienti non più solo cattolici, ma anche protestanti, musulmani, buddhisti, induisti o appartenenti a religioni minoritarie, come i Testimoni di Geova, con esigenze specifiche a proposito, per esempio, delle scelte alimentari, delle trasfusioni di sangue, del trattamento della salma, di cui occorre tener conto durante il percorso terapeutico».
Per tradizione, l’assistenza spirituale ha consolidato ruolo nel contesto della medicina palliativista ma non è affatto esclusivo di quel campo, sottolinea la docente: «il bisogno di spiritualità si riscontra anche in chi soffre di patologie severe come quelle croniche». L’esperienza della malattia, specie quella severa, cronica o peggio ancora terminale «si accompagna spesso a domande e bisogni di natura religiosa o spirituale. Un numero crescente di ricerche a livello internazionale mostra come il rispondere a queste domande e bisogni abbia effetti migliorativi sulla qualità di vita del paziente, favorendo l’attuazione di strategie di fronteggiamento rispetto alla malattia, l’attribuzione di significato alla sofferenza, la riduzione degli stati emotivi di disagio, stress e paura e, non da ultimo, un coinvolgimento attivo e partecipato del malato nella relazione clinica con medici e infermieri»
LA SOCIOLOGA PALMISANO: “LA CURA RELIGIOSA IN ITALIA PROSEGUE”
Insomma, la spiritualità secondo la prof. Palmisano rappresenta una componente fondamentale della salute dell’individuo, intendendo la medesima salute come «condizione di benessere che deriva dall’integrazione, in chiave olistica, degli aspetti fisici, psicologici, sociali e spirituali che caratterizzano la persona». Non bisogna “deridere” il tema, come riportano vari studi internazionali (l’ultimo di David De Steno, docente di psicologia presso la Northeastern University), bensì provare a capire perché la religione alle volte riesce a contribuire al benessere anche fisico di una persona. «Lo “sguardo clinico” che caratterizza la medicina moderna si rivolge innanzitutto al corpo e concepisce la malattia, per usare un termine inglese, come disease, ovvero come un problema organico che deve essere affrontato attraverso interventi terapeutici che possano produrre effetti misurabili», spiega ancora la sociologa a “La Verità”.
La spiritualità invece associata ad una patologia significa, per Palmisano, «richiamare una concezione diversa della malattia, più corrispondente al termine inglese illness, cioè la malattia come esperienza soggettiva del paziente che soffre e che è portatore di un punto di vista personale». Ancora oggi in Italia la figura dell’assistente religioso e spirituale negli ospedali non è integrata nell’equipe medica, anche se svolge una funzione complementare e interviene di solito su richiesta dei pazienti o dei loro familiari. Sono però in corso diversi progetti da Nord a Sud dove il tema del bisogno religioso e della conseguente risposta delle varie fedi può davvero contribuire alla guarigione in maniera concreta: resta però che in Italia, «In Italia l’implementazione della cura spirituale nelle pratiche cliniche e nei luoghi di cura sta muovendo ancora i suoi primi passi», conclude la professoressa esperta.