Lo spread rientra e il rendimento del decennale italiano viaggia ai minimi degli ultimi dodici mesi. Fino a sette mesi fa ci spiegavano che lo spread e l’impennata del costo del debito erano un prodotto dei “mercati finanziari” preoccupati per le manovre di un Governo che si fermava a un deficit poco sopra il 2%. Anche qualche commissario tedesco ci avvisava che “i mercati avrebbero insegnato agli italiani” come comportarsi. Oggi ci spiegano che per il calo dello spread dobbiamo ringraziare la Bce. E ovviamente è vero.
Abbiamo quindi la conferma che la Bce se vuole può far calare lo spread anche con un Governo che fa la provincia ribelle dell’Unione europea, che vanta ministri perfettibili che però ha tenuto il deficit su Pil italiano ai minimi degli ultimi dieci anni nonostante un chiaro peggioramento del contesto economico globale. La conclusione, ovvia al punto che non se ne dovrebbe discutere, è che ogni scivolata dello spread che abbiamo visto negli ultimi dieci anni è avvenuta perché la Bce non poteva o voleva difendere il debito italiano. E siccome l’Italia ha sempre avuto surplus primari molto elevati, è stata virtuosissima persino più della Germania nel dopo Lehman con deficit bassissimi, dovremmo tutti chiederci cosa sia successo e cosa sia andato storto nel rapporto tra l’Italia e la sua banca centrale in alcune fasi passate.
Torniamo all’oggi. Lo spread scende grazie a Draghi e questo è certo esattamente come era certo che lo spread non saliva per colpa dei mercati lo scorso autunno. La narrazione ufficiale è quella della Bce che fa una sorta di regalo all’Italia. In questa narrazione si fa intendere che ci sia stata una sorta di battaglia a favore dell’Italia e magari persino contro gli interessi di altri Paesi europei. Sconfiniamo nella letteratura fantasy. Le politiche espansive della Bce si devono interpretare alla luce di due fattori. Il primo è il rallentamento globale che si traduce in un rallentamento dell’economia tedesca, come sta emergendo in modo evidente dagli ultimi indicatori pubblicati sull’industria tedesca. Il secondo sono gli effetti della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti che minacciano le esportazioni europee che sono principalmente tedesche.
La politica monetaria della Bce oggi va bene alla Germania e non avviene in nessun modo contro la Germania e se non andasse bene alla Germania non ci sarebbe. Va bene anche all’Italia perché produce effetti positivi sui rendimenti del suo debito e abbassa l’euro e quindi siamo tutti contenti; però bisogna aver chiaro quali sono le cause e quali gli effetti tenendo presente che la crisi “finanziario-speculativa” del 2011 in un Paese che si era comportato benissimo finanziariamente dopo la crisi Lehman sarebbe stata, oltre ogni dubbio, evitabilissima alla luce di quello che vediamo ora. Probabilmente, ai tempi, la coincidenza di interessi tra Italia e “partner” europei era più, diciamo così, sfortunata.
Oggi ovviamente è positivo che la politica monetaria che va bene alla Germania vada bene anche all’Italia, però è sempre meglio avere chiare le dinamiche. Anche per il futuro visto che le contraddizioni oggettive dell’euro sono ancora tutte irrisolte. Dimenticarsene perché la banca centrale aiuta non è una buona strategia né per i sovranisti, né, tanto meno, per gli europeisti.