La data che conta è quella del 19 marzo. E non perché sia il mio compleanno. E in subordine anche San Giuseppe e la festa del papà. Bensì perché quel giorno, salvo cambiamenti dell’ultimo momento, scopriremo quanto l’Ue stia bluffando sulla questione del risparmio privato come fonte di finanziamento degli investimenti ritenuti strategici.
Quel giorno, infatti, verrà presentato a Bruxelles il documento strategico sulla Communication on the Savings and Investments Union. Ovvero, la ragnatela in cui potrebbero rimanere incagliati i vostri risparmi.
E, come scrivevo già ieri, evitate di cedere al panico ingenerato da qualche allarmista un tanto al chilo su incombenti prelievi notturni stile 1992. La strategia riguarderà ministeri del Tesoro, banche e assicurazioni. Di fatto, esattamente come hanno tramutato il verde ambiente in verde militare, così tramuteranno l’indicizzazione all’inflazione a quella alla paura.
Fear-adjusted, vedrete che alla Bce si inventeranno presto qualche indice di tracciamento che al posto della stagionalità utilizzerà la ponderazione al livello di rischio percepito. Oggi il Cremlino, domani Pechino, dopodomani PyongYang. Magari una pandemia ogni tanto, altrimenti tutto warfare e niente pharma non va bene.
Tutto ciò che c’è da sapere al riguardo è contenuto in un breve discorso tenuto lo scorso 4 marzo al Forum della Bei dalla commissaria ai Servizi finanziari e Unione dei risparmi e investimenti, la portoghese Maria Luís Albuquerque. Lo trovate qui.
Ebbene, dopo aver reso omaggio a Mario Draghi ed Enrico Letta come padri nobili e numi tutelari della necessità di mettere mano alla questione dell’eccessivo risparmio privato presente in Europa, l’oscura funzionaria chiamata a decidere come tramutare la guerra in investimento retail utilizza una formula davvero – questa sì – allarmante.
Quantificandoli in 10 trilioni di euro, ecco come vengono descritti e definiti i risparmi degli europei: European savers have no easy way of getting more out of their hard-earned savings inside the EU… A significant part of their money sits in low yield deposit accounts or even cash, – amounting to 10 trillion euro at the end at 2023. Mobilising even a very small part of this amount can transform the investment landscape in the EU.
Insomma, Bruxelles non vuole i vostri soldi per fare la guerra a Vladimir Putin e, in questo modo, riconvertire interi settori devastati dalla delirante agenda green, dopando così il Pil a colpi di missili, tank e cannoni. No! Lorsignori vogliono garantirvi interessi e profitti migliori per i vostri sudati risparmi dormienti rispetto a quelli micragnosi offerti dalle banche o dai piani di investimento.
Ora, Maria Luís Albuquerque è molto morigerata. Parla di un pur minimo ammontare da mobilizzare da quei 10 trilioni di euro di risparmi privati che non sanno far fruttare il loro potenziale.
E si ripropone, a nome dell’Ue, di generare un matching virtuoso tra quel capitale e le necessità di finanziamento delle aziende, al fine di ottenere il massimo risultato: economia reale ben capitalizzata e con risorse per investire e cittadini che ottengono un ritorno finanziario finalmente adeguato.
Ma non sarebbe compito dell’Eba fare in modo che questo meccanismo – noto da qualche decennio come trasmissione del credito – funzionasse normalmente all’interno del sistema bancario-assicurativo?
Perché generare un piano da 800 miliardi che altro non appare se non la versione più precaria e pericolosa del piano Juncker, cioè un veicolo di investimento a leva con la scusa della Guerra fredda 2.0?
Insomma, dobbiamo armarci fino ai denti per contrastare cosacchi e bolscevichi oppure occorre finanziare le aziende attraverso i risparmi dei cittadini, promettendo loro interessi adeguati? Nel secondo caso, perché mantenere in piedi il sistema bancario? Perché soprattutto inondarlo di denaro a costo zero, fra Qe, esenzioni e aste di rifinanziamento a lungo termine?
Nessun deposito è infatti inerme. Tutti, formalmente, dovrebbero essere investiti nell’economia. Perché le banche dovrebbero gestire risparmio ma anche erogare credito a famiglie e imprese. Prestiti. Mutui. Fidi.
O forse Bruxelles sta dicendoci che le banche utilizzano il denaro per i trading desks che operano allegri su Borse e arbitraggi e che invece a finanziarie le Pmi tocca a voi, al netto di quanto già pagate con le vostre tasse per mantenere le Mps o le Stellantis del caso?
Capito perché non c’è da temere incursioni notturne con prelievi forzosi sui conti correnti, ma una sorta di Btp-day perenne in nome dell’Europa, il quale ovviamente verrà accolto con applausi a scena aperta da quelle medesime banche che verranno sgravate da oneri e rischi e incasseranno laute commissioni di collocamento e book-running?
Ricordatevi, il D-Day apparentemente sarà il 19 marzo. Quel giorno non si tratterà più di ascoltare un discorsetto programmatico di poche righe. Formalmente, avremo a disposizione un piano dettagliato, una sorta di road map verso l’Unione del risparmio e dei capitali europei.
Sarà lì dentro che si anniderà il diavolo. E non nei terminali delle banche che, complice il favore delle tenebre, vi fregheranno 2.000 euro per essere certi di bloccare l’Armata Rossa a Parabiago ed evitare che arrivi fino a Pamplona. Attenti ai furbetti di Bruxelles. Ma anche agli dietrologi da Britannia 2.0.
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