Dunque, l’Iran ha sparato razzi nel deserto. La gran parte dei quali sembrava presa dall’arsenale ACME di Will Coyote, visto che apparentemente non è riuscita nemmeno a fare una decina di metri. Israele, dopo aver minacciato di attaccare i siti nucleari iraniani, per tutta risposta ha colpito una base militare i cui unici ospiti sono F-14 Tomcat vecchi di 50 anni. E di cui gli iraniani nemmeno sono in possesso delle parti di ricambio. Inutilizzabili. Materiale buono per le aste di memorabilia. Perché signori, tanto per capirci, si tratta del caccia che pilotava Tom Cruise in Top gun. L’originale, non il sequel.
Ecco la Terza guerra mondiale. Due pugili che picchiano sulla guardia altrui, evitando accuratamente di colpire al mento o al fegato. Per carità, meglio così. Il problema di queste cortine fumogene tanto mediatiche e virali, è che quando vengono messe in campo significa che qualcosa di veramente serio sta accadendo. E va occultato.
Ad esempio, questo: l’utilizzo della Discount Window della Fed, di fatto il bancomat cui si stanno abbeverando le banche regionali dopo la chiusura del fondo Btfp lo scorso 11 marzo, nell’arco di poche notti è esploso da 5,05 miliardi di controvalore a 8,56 miliardi. Sintomo che qualcuno comincia ad avere seri problemi con quei prestiti al settore immobiliare che nessun Qe al mondo può far sparire con la bacchetta magica.
Ed eccoci a questo secondo grafico, il quale conferma implicitamente l’allarme rosso che è scattato sottotraccia nel Sistema.
Nella patria della villetta unifamiliare di proprietà, ecco che oggi il tasso di convenienza nell’acquisto di un immobile è letteralmente sprofondato. Dal dicembre 2021, un calo di oltre il 30%. E con il tasso benchmark dei mutui, quello a 30 anni, tornato al 7,5%, forse quella corsa pazza alla Discount Window non appare così immotivata. Per un immobile da 500.000 dollari di valore per cui si è già depositato il 20%, oggi la rata mensile negli Usa sfiora i 3.500 dollari. Questo senza contare tasse sulla proprietà, assicurazioni e spese di mantenimento. Gran brutta gatta da pelare in anno di elezioni. Un po’ di caos bellicista, un po’ di paura da WW3 potrebbe giovare. Anche perché, la narrativa sta cominciando ad andare in briciole. E Madama Realtà sta per entrare a palazzo.
Questo terzo e ultimo grafico ci mostra il livello di licenziamenti raggiunto negli Usa nei vari trimestri a partire dall’ultimo del 2022.
Diciamo che i primi tre mesi dell’anno in corso non paiono confermare i continui record che il dato mensile sulle non-farm payrolls vende al mondo, debitamente ripreso dal cane di Pavlov della stampa. Più del doppio di aumento rispetto al quarto trimestre del 2023. Eppure, tutti parlano di soft landing per l’economia Usa. Alcuni addirittura di no landing. Ce la spacciano come modello da imitare. E, soprattutto, qualcuno ha addirittura il coraggio di utilizzare quei dati manipolati come parziale giustificazione macro del rally azionario in atto fino a metà marzo abbondante. Ora, tutto comincia a franare. Nvidia è in territorio di correzione ufficiale, così come il comparto dei semiconduttori. Addirittura il Nikkei, l’indice azionario giapponese che qualcuno beatifica come cartina di tornasole della salubrità del Qe perenne, da ieri è in correzione ufficiale, essendo calato del 10% dai massimi di solo fine marzo. Nel silenzio totale. In compenso, quando per la prima volta toccò quota 40.000 punti, IlSole24Ore dedicò ampi titoli di prima pagina.
Non c’è nessuna Terza guerra mondiale alle porte. C’è una bolla di mercato enorme che non regge più la pressione. E che va sgonfiata. Ma quando da un lato il leverage è folle come quello attuale e dall’altro mezzo mondo è chiamato alle urne da qui a fine anno, occorre agire in maniera che l’opinione pubblica resti impegnata con il suo osso di gomma da mordicchiare. Se invece pensate che il mondo sia ormai sull’orlo del conflitto terminale, inutile stare a porsi tante domande. Meglio cominciare il conto alla rovescia.
In realtà, tutti quanti sappiamo che l’unico countdown che davvero ci spaventa è quello verso la fine del mese, verso la data di accredito dello stipendio. Per arrivare alla quale, i salti mortali ormai non bastano più. Qui come nell’America contrabbandata da più parti come l’El Dorado del benessere e della crescita. Anneghiamo nel debito, questa è la verità. E siccome è universalmente quanto tacitamente accettato il fatto che non si possa sfuggire alla strada senza uscita di una prosecuzione ad libitum della sua monetizzazione, occorre mettere il vestito buono al solito moltiplicatore bellico del Pil. Altrimenti, come lo si finanzia direttamente il deficit? E, infatti, ovunque, cominciano a spuntare spie russe come funghi.
Si parla di eurobond per la spese di difesa, si torna a millantare impegni per un esercito comune europeo, si maledice la produzione estera del 90% degli armamenti utilizzati dagli eserciti Ue. Insomma, dopo tanto Qe occorre alternare con un po’ di sana, vecchia e collaudata economia di guerra. Ovviamente, tutto mascherato da richiesta di cessate il fuoco e disarmo nelle sedi istituzionali.
Signori, tutti sappiamo che le cose stanno così. Ora occorre fare il passo successivo. Ammetterlo. E agire di conseguenza. A partire dalle urne per le Europee, al netto della presidenza Draghi già calata dall’alto. Si vota col proporzionale, questo può fare un po’ di differenza. Almeno nei numeri. Fra democratura liberale e dittatura liberista, c’è differenza. Occorre infilarci un cuneo. E aumentarne a dismisura lo spread, facendo leva. Poi, qualcuno si impiccherà con la sua corda. Ad esempio, io voterò soltanto in un caso. Che qualcuno si impegni ufficialmente per una battaglia campale contro qualsiasi tipo di sanzioni contro la Russia nella nuova legislatura Ue. Ognuno scelga il suo discrimine. E lo trasformi in clava.
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