Questo articolo è la naturale prosecuzione di quello di ieri. E temo la prossima settimana ci saranno nuove puntate. Perché, a occhio e croce, l’argomento non uscirà di scena troppo in fretta. Perché qui non parliamo di AI, qui non parliamo di bolla tech, qui non parliamo di accountability allegra per giustificare market caps totalmente irreali. E non parliamo nemmeno di chimere come Bitcoin.
Qui parliamo della nuova frontiera della guerra bipolare, qui parliamo del reale conflitto geopolitico per via finanziaria. Parliamo di commodities. Parliamo di beni rifugio reali, di hard assets. Fisici. Parliamo di energia. Ma anche di ancoraggio valutario, assicurazione implicita di conti pubblici, collaterale di solvibilità per intere economie.
Date un’occhiata al grafico. Nella giornata di giovedì, mentre ancora il nostro Paese e i nostri media erano monopolizzati dal caso Almasri, all’hub TTF di Amsterdam il prezzo dei futures sul Dutch, il gas europeo, salivano del 3,5% a 55,31 euro.
Perché è importante? Perché significa aver superato la soglia psicologica dei 600 dollari per 1.000 metri cubi, stando all’attuale tasso di cambio sul mercato forex.
Per la precisione, 601,5 dollari. L’ultima volta che il gas del Vecchio continente negoziava a questi livelli era l’ottobre del 2023. Il Wall Street Journal ha giustificato in questo modo il trend in atto: Colder weather forecasts are raising concerns that we will see more intensive use of gas storage in the coming days. Insomma, il colpo di coda dell’inverno. Comodo. Ma c’è un problema. Anzi, due.
Il primo sta tutto nel dato delle riserve, pubblicato in contemporanea. Alla data del 4 febbraio, ultima rilevazione disponibile, queste ultime in Europa erano approssimativamente del 25,5% più basse rispetto al medesimo periodo del 2024. A oggi, siamo al 51,3% di riempimento. Vi diranno che basta e avanza per superare ciò che resta dell’inverno senza scossoni particolari.
E, soprattutto, senza blackout o distacchi obbligati per risparmiare. Ed è vero, diciamolo chiaramente. Il panico non giova a nessuno, al limite fa guadagnare qualche follower e qualche click. Ma come rendeva noto con onestà il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica pochi giorni fa, il timore ora è per l’estate. Perché il rischio è quello di trovarsi a salutare i primi germogli primaverili con stoccaggi al 40-45%. E con prezzi sui massimi attuali.
E senza Russia. Magari con Donald Trump che avrà rotto gli indugi su dazi e tariffe contro l’Europa. E con il gas Lng come contropartita principale per evitarle. A quel punto, proprio in vista dell’estate e dei consumi record per famiglie e imprese per il condizionamento, almeno nel Sud Europa sarà corsa all’acquisto per aumentare quegli stoccaggi a livelli di sicurezza.
Quindi, per evitare blackout e distacchi, mentre fuori incombono 40 gradi all’ombra. E, soprattutto, il nostro Paese e le sue località turistiche saranno in piena attività ricettiva.
E per quanto ormai l’economia sia scienza interpretabile e le sue leggi base come domanda e offerta superate dall’onnipotenza manipolatrice delle Banche centrali, se mezza Europa acquisterà contemporaneamente ciò che trova con scarsità su un mercato senza più gas russo via pipeline, state certi che al casinò di Amsterdam i prezzi saliranno. E la speculazione salirà in giostra alla grande. Più di quanto non faccia già strutturalmente. Ma a L’Aja indagano sempre altro. I panni sporchi di casa si lavano in famiglia. Gilberto Pichetto Fratin è stato chiaro: il Governo dovrà intervenire per famiglie e imprese in vista dell’estate. Insomma, nuovo deficit. O nuovi tagli. Da qualche parte i soldi andranno trovati.
Altri 30 centesimi di aumento del pacchetto di sigarette? Difficilmente si toccheranno accise dei carburanti e pedaggi autostradali con la stagione estiva alle porte. Magari si rimanderà tutto all’autunno, quando l’amico Donald ci aiuterà.
Come? Al momento nessuno lo sa. Governo in primis. Ma calciare il barattolo è arte in cui l’Italia eccelle. Soprattutto perché eccelle, da sempre e non certo con questo Governo soltanto, nell’altrettanto funzionale pratica della Manovra correttiva.
Ora date un’occhiata a questa immagine, la quale ci mostra plasticamente l’esplosione di entrate fiscali garantita dalla prima guerra di dazi e tariffe scatenata dalla Casa Bianca durante il primo mandato di Donald Trump.
Oggi il deficit Usa è enormemente maggiore. E il debito totale sopra quota 36,2 trilioni di dollari. E vi offro un dato in più. Quest’anno, 9,2 trilioni di quel totale monstre andranno a scadenza o necessiteranno di essere rifinanziati. Si tratta del 24,5%. Tutto nel 2025. Cioè, ora. Ecco signori la vera ragione per cui i tassi dei Treasuries sono esplosi nonostante i tagli della Fed.
Ecco la vera ragione per cui non più tardi di giovedì, Scott Bessent, il segretario al Tesoro Usa, ha sintetizzato e cristallizzato il Trump-pensiero in questo modo: President wants lower 10-Year yields, not Fed cuts. Insomma, la Casa Bianca non vuole mosse a sensazione da parte di Jerome Powell.
Ma vuole a tutti i costi che calino i rendimenti sui titoli di quel debito monstre. L’energia fa parte della partita. Quantomeno a livello di ricatto politico, prima ancora che economico e di esportazioni. E Donald Trump non farà prigionieri.
Capito, contemporaneamente, perché sta esplodendo letteralmente il mercato dell’oro fisico e, casualmente, in due mesi sono arrivate nei caveau sotto Manhattan barre e lingotti per un controvalore pari a tutte le riserve della Svizzera?
Ma tranquilli, il problema sta tutto nel caso Almasri. E nella nuova pantomima, l’affaire Paragon. Ovvero, il gioco di sponda fra Italia a Usa per chi utilizzasse per primo e al meglio la versione da Belpaese dello scandalo che coinvolge Usaid e i suoi fondi utilizzati per ammansire e mettere a libro paga la stampa di mezzo mondo.
Il Governo voleva colpire in linea con la dottrina Musk, qualche rumors ha fatto emergere la pratica? E messo debitamente in fuga l’azienda israeliana?
Bentornati negli anni Settanta. Tra austerity energetica ed eterodirezioni contrapposte della nostra politica. Speriamo non torni anche il coté di quella stagione.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.