Ciò che realmente mi spaventa è la mancata percezione della profondità, gravità e unicità della crisi economica che abbiamo di fronte. E vale per tutti. Politica, media e opinione pubblica.
Prendiamo la giornata di martedì. Sia il governo italiano che quello tedesco si sono riuniti per la prima volta dopo la pausa estiva. Quanto (non) deciso a Roma è noto: promesse più o meno vaghe, ipotesi più o meno percorribili. Unica certezza: servono 30 miliardi. E in cassa, ad oggi, si arriva a malapena a 9.
Cosa ha deciso invece l’esecutivo guidato da Olaf Scholz? Al netto di un congelamento degli affitti per 3 anni, a fronte dell’esplosione dei prezzi in un Paese dove la locazione riguarda oltre il 60% dei cittadini, è stato annunciato un piano di ripresa per l’attività economica che comprende un pacchetto di aiuti fiscali di oltre 7 miliardi l’anno. Fino al 2028. Sgravi fiscali rivolti in particolare alle piccole e medie imprese, previsti anche sotto forma di ammortamenti accelerati e bonus sugli investimenti. Oltre a 2,4 miliardi di sostegni all’infanzia.
Cosa ci dice, tutto questo? A mio modesto avviso, due cose. Primo, avere i conti in ordine fa la differenza. Perché quando serve, vedi l’inverno bellico del 2022 e oggi, il governo può schierare l’artiglieria pesante al fianco di economia reale e famiglie. E l’Italia non ha un euro da stanziare. Nemmeno per il caro-bollette. Se non andando a drenare risorse dall’indicizzazione delle pensioni. Di fatto, autonomia di intervento solo a saldi invariati. Altro che mani legate dal Mes.
Secondo, il governo tedesco ha messo in campo misure per 3 anni. Il che significa prendere atto anche del gap strutturale venutosi a creare proprio durante l’anno di conflitto in Ucraina, tra energia non più garantita e a costo accessibile e “green agenda” che ha devastato più di un settore produttivo col suo cronoprogramma folle. E qui? Governo, opposizione e parti sociali hanno un’idea di futuro che vada oltre le polemiche sul libro del generale Vannacci?
Ma attenzione al grafico
il quale ci mostra il dato reso noto sempre martedì negli Usa e relativo all’apertura di nuove attività economiche nel mese di giugno: solo 8,827 milioni, la prima lettura sotto i 9 milioni dal marzo 2021. E il terzo peggior risultato sulle attese di sempre. E non basta. Perché ad aggravare il quadro c’è il fatto che, contestualmente, il Bureau of Labor Statistics aveva rivisto al ribasso il dato di maggio, sceso da 9,582 milioni a 9,165 milioni. E questo cosa ci dice? Che il mercato del lavoro Usa rallenta. Tanto. E per quanto ormai siano solo le dinamiche dei prezzi a fare notizia, l’occupazione rappresenta un dato fondamentale per le decisioni monetarie della Fed. Da sempre. Davvero Jerome Powell potrà alzare ancora i tassi, a fronte di questo trend platealmente recessivo? O, forse, l’aver finora “cucinato” i dati macro permette – quando serve – di poter dire la verità e preparare il terreno al reverse per nuovo sostegno?
Guai a farsi trovare in offside. E l’Italia lo è. E come farà a uscirne? Play it close to the chest. Locuzione gergale e figurata britannica con cui si invita qualcuno a giocare a carte coperte. Chi sta facendolo in proprio in questi giorni e ore nel nostro Paese?
Partiamo dal refrain dell’estate: chi è uscito rafforzato – non ultimo nei confronti del Quirinale – dal delirante dibattito sul libro del generale Vannacci? Il ministro della Difesa e moderato-riformista Guido Crosetto. Il quale si è garantito un’assicurazione sulla vita – oltre al fondamentale scudo politico del Quirinale, stante i toni del discorso a Rimini del Presidente – rispetto a qualsiasi rovescio in arrivo – e sta arrivando, basti vedere il voltafaccia sulla Crimea – dal fronte ucraino. Perché se per far quadrare i conti della Legge di bilancio occorrerà la scure, tutti quei miliardi elargiti a Kiev potrebbero ritorcersi contro.
Chi invece sta attraversando un momento buio, stante lo scherzetto israeliano rispetto al vertice segreto di Roma con emissari libici? Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Nonché reggente della Forza Italia post-Cavaliere. Un territorio di caccia politica per molti. E chi è l’uomo che maggiormente punta all’Opa? Proprio lui. Ma sì, quel lui. Lui che vanta notevoli addentellati internazionali. Lui che mangia pane e “agenda Draghi”. Lui che potrebbe offrire una passata di vernice democratica all’esecutivo, ora che il trappolone Vannacci ha fatto venire a galla i pesci neri che ancora nuotano nello stagno del centrodestra. E che in vista delle europee, occorrerà epurare come accaduto in Regione Lazio. Già, proprio lui. Che per sua stessa ammissione, mai ha escluso a priori un aiuto al governo. Ovviamente, in nome del bene del Paese. Lui che il gioco a carte coperte lo conosce bene. E sa che la dinamica rappresentata da questi due grafici
suona come una condanna in attesa di esecuzione. Ma già emessa contro il nostro Paese, il suo sistema bancario e soprattutto quello produttivo. A luglio la massa monetaria M2 si è contratta dell’1,4% su base annua nell’eurozona, il massimo nella serie storica. E l’immagine sembra offrire una spiegazione all’atteggiamento da falco di Christine Lagarde a Jackson Hole. Non solo voglia di non lasciare solo Jerome Powell nel ruolo di cattivo, ma convinzione che un’ulteriore stretta ai rubinetti garantirà il re-couple al ribasso del tasso di inflazione. Ancora ben lontano dal 2%.
Il problema sta nel grafico relativo alla correlazione fra massa monetaria M1 e Pil dell’eurozona: ora, nessuno si attende una contrazione del 10%, meglio evitare allarmismi inutili. Ma è chiaro che un trend da pre-depressione è garantito. Quale sistema bancario nell’Ue non può reggere ulteriori rialzi, essendo già in modalità da credit crunch, obbligato a detenere e acquistare debito sovrano e con la spada di Damocle della tassazione sugli extra-profitti? E quale economia reale è già oggi alle soglie della disidratazione da liquidità, oltretutto in vista di una stagione di spending review e assalto dell’Agenzia delle entrate per fare cassa?
Sembra la tempesta perfetta. Forse lo è. E lui attende. Con le carte coperte. Pronto alla mossa da cavaliere bianco della Patria. A quel punto, il Draghi bis sotto mentite spoglie sarà nei fatti. Magari verso novembre? Quando, si sa, in Italia inizia la stagione dei loden.
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