Le tariffe e i dazi non occorre metterli sul serio. Basta minacciarli. E avere come controparte degli incapaci. O delle quinte colonne. Con l’Europa, gli Usa di Donald Trump andranno a nozze. Lo stesso farà la Cina. Non a caso, l’ordine sparso appare l’unica certezza.
La Germania ha schermato i suoi guai macro con un mega-piano di indebitamento. E ora attende lungo l’argine del fiume, potendosi permettere anche il lusso di sparigliare le carte con mosse a sensazione sul fronte del conflitto ucraino come la promessa di riaprire la discussione sull’invio dei missili Taurus a lunga gittata. Non si sa mai che Donald Trump dia vita all’ennesimo voltafaccia pro-Kiev.
La Francia è sparita dai radar. E, come avevo ampiamente preventivato, la sentenza sull’ineleggibilità di Marine Le Pen non ha sortito alcun terremoto. Né politico, né sociale. Semplicemente, ha garantito un alibi di riserva.
L’Italia, apparentemente, gioca per prima la carta dell’interazione diretta con la Casa Bianca. E lo fa, sinceramente, partendo già sconfitta. Basta leggere le dichiarazioni della vigilia, praticamente sovrapponibili a quelle dell’allenatore dell’Albinoleffe prima di una partita contro il Barcellona. E a proposito, la Spagna ha visto il suo Premier volare in Cina, firmare un paio di accordi commerciali e tornare in patria invitando la medesima Europa a parlare con tutti i grandi player globali. Come dire, io il mio azzardo me lo sono giocato, visto l’impasse che come al solito impera a Bruxelles. Per il semplice fatto che qui occorre prendere una posizione prima che sia tardi.
Ora, al netto di questo quadro sconfortante ma tutt’altro che imprevedibile in seno al caravanserraglio europeo, date un’occhiata a questo grafico. Si tratta del dato Zew sul sentiment economico dell’eurozona relativo al mese di aprile. E non quello tedesco che per mesi vi ho proposto, quasi a voler anticipare la mossa disperata del governo di Grosse Koalition, a sua volta una plateale quanto emergenziale riduzione a mero atto formale delle elezioni legislative e del loro risultato.
Nel caso specifico, per completezza, Berlino segna un -14 contro attese di +10. Ma il dato precedente segnava +51,6. Capite da soli perché ci si sia dovuti inventare lo spauracchio del riarmo contro la Russia per mettere sul tavolo uno scostamento di bilancio senza precedenti dalla Riunificazione.
Il grafico fa appunto riferimento all’intera zona euro. Il quale a marzo segnava +39,8 e per il mese in corso prevedeva un netto calo a 13,2. In realtà siamo a -18.5. Questo dato dello Zew non è grave. Bensì drammatico. Perché significa aver incorporato un worst case scenario prima ancora che un singolo pezzo della partita di dazi e tariffe sia stato realmente e concretamente mosso sulla scacchiera. E infatti, formalmente siamo in regime di sospensione fino a fine giugno. Ma qualcosa non torna.
L’impatto che le autorità europee stimano per un pacchetto massimo di tariffe Usa non giustifica uno strapiombo simile. Né quello della Commissione, né quello della Bce. Quindi, occorre chiedersi: qual è il reale stato di salute dell’economia Ue? Quello dipinto dalle autorità o dallo Zew? E oggi, in tal senso, l’Eurotower cosa intende fare?
Ma forse, un simile dato macro è bullish per il Dax e Piazza Affari? E allora tutto va bene, in nome della nuova narrativa. In compenso, martedì l’asta di Bund a 5 anni ha segnato il tasso di over-subscription più basso dal 2023, solo 1,4X. Effetto basis trade che varca l’Oceano e comincia a intaccare anche i beni rifugio? E c’è da sperarlo, poiché la giustificazione alternativa sarebbe quella che vede un simile calo della domanda totalmente ascrivibile all’abuso di indebitamento e deficit reso necessario dal capolavoro di autolesionismo del precedente Governo a trazione verde e dalla demenziale Green Agenda di Ursula von der Leyen.
Occhio, perché qui non stiamo parlando delle minacce ritorsive di Donald Trump e dei suoi sempre meno credibili passi indietro in nome del dialogo e della diplomazia commerciale. Qui stiamo parlando di economia reale. Qui parliamo di aziende. Lavoratori. E stabilità di conti pubblici che, a loro volta, possono significare tagli al poco di stato sociale rimasto e alle esiziali – stante il quadro – possibilità di intervento a sostegno di imprese e famiglie, se quest’estate i costi energetici tornassero a salire. E siamo solo ad aprile. Le aste di titoli davanti a noi sono ancora tante. Le necessità di finanziamento alte.
Il Patto di stabilità non verrà sospeso. In compenso, qualche genio dell’economia continua a chiedere tagli dei tassi alla Bce, come se questo servisse a qualcosa, se non a sostenere i bilanci delle banche che non prestano soldi alla stessa economia reale che sta affondando. La domanda da porsi, in realtà è un’altra. E c’è da sperare che oggi la Bce offra quantomeno un indizio chiaro, se non una risposta diretta: il reinvestimento titoli del Qe pandemico andrà avanti con il suo fade-out o verrà precauzionalmente prolungato o almeno rallentato nello smobilizzo, quantomeno per evitare che i tremori obbligazionari già in atto diventino terremoto come per i rendimenti dei Treasuries Usa?
Temo infatti che a Roma si dia per garantita questa seconda ipotesi. Con troppa certezza. Nessuno parla di questi temi. Nessuno. Ma quello Zew ci dice che l’Europa è già in recessione. E ci è entrata inconsapevolmente e in ordine sparso. Sarà tutti contro tutti. Mors tua, vita mea. Qualcuno avvisi maggioranza, opposizioni e parti sociali. Per quanto il Paese anestetizzato dalle uova alla Jova, invece, dubito ci sia più speranza.
Stupisce in tal senso come al Mef non abbiano ancora pensato al Btp Dazio per schermare i risparmi del Signor Rossi dalle politiche Usa. Se lo faranno, voglio il copyright. Il ministro Giorgetti è avvisato. Voi, invece, tenete a mente quel grafico dello Zew. Perché la responsabile principale di quel disastro è ancora alla guida della medesima istituzione che lo ha sostanziato. E qualcuno pensa che possa porvi rimedio attraverso l’indebitamento bellico da russofobia. Non so se lo sentiate anche voi, ma il ticchettio del conto alla rovescia si fa sempre più nitido.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.