Ci sono segnali di crisi interessanti negli Usa, soprattutto perché non sembrano aver a che fare con qualche banca regionale
Occorre fare un punto. Lo shutdown più lungo del previsto ha infatti generato questo status quo a livello finanziario interno negli Usa.
Da un lato, il Tga – il Treasury General Account, il conto corrente del Tesoro con cui paga la spesa di gestione ordinaria dello Stato – è passato in due mesi da minimo storico (e conseguente programma di refill tramite emissioni obbligazionarie) a uno dei suoi livelli più ampi di disponibilità. Di fatto, quasi un trilione di dollari, quando entro il 1 ottobre il mandato statutario era quello del raggiungimento del target di 680 miliardi.
In contemporanea, le riserve bancarie presso la Fed sono scese sotto la linea Maginot di allarme altrettanto statutario dei 3 trilioni di dollari. Per l’esattezza, l’ultimo dato disponibile (29 ottobre) parlava di 2,827 trilioni. Il minimo dal 2020. E questa data deve far riflettere. Parecchio. Ma spieghiamo anzitutto quale meccanismo stia dietro questa dinamica di vasi comunicanti.
Con la spesa federale per stipendi congelata ma introiti fiscali ed emissioni obbligazionarie che proseguono, ecco che il Tga ha potuto raggiungere la ragguardevole cifra di 984,86 miliardi di dollari. Il problema è che le emissioni drenano liquidità dal sistema e questo spiega sia il recente ricorso delle banche alla facility repo della Fed, sia il picco al 4,27% del Sofr, il tasso overnight cui le istituzioni finanziarie ottengono/prestano denaro fra di loro. Il mitico interbancario.
Il problema? Duplice. Anzi, triplice. Primo, stime basate sulle serie storiche e i modelli di Var parlano di altri 5 giorni di tensione gestibile su queste dinamiche di equilibrio precario. Dopodiché, il rischio è quello di un prodromo di bank run. Processo quantomai autoalimentante. Banche regionali in testa. E all’orizzonte non si vede una soluzione che porti alla fine dello shutdown entro quel risicato arco temporale.
Secondo, le riserve bancarie al minimo dal Covid devono risultare come un memento da mettere in prospettiva. Perché da allora, il leverage del sistema finanziario cui fa riferimento questo equilibrio di liquidità è letteralmente raddoppiato.
Terzo, quanto è avvenuto rievoca la crisi repo del 2019, quando la Fed fu costretta a tornare in campo per la prima volta dopo dieci anni in panchina a gestire l’onda lunga del Qe. Nella notte fra il 16 e il 17 settembre 2019, il tasso interbancario esplose in doppia cifra. Esatto, lo stesso tasso che settimana scorsa segnava 4,27%. E dovrebbe per questo già far drizzare le antenne. Certo, da qui all’oltre 10% di quei giorni di panico sul rischio di controparte ce ne passa. Ma nemmeno troppo. Perché se esiste un accelerante all’incendio doloso finanziario, questo è il panico. Soprattutto se la partita si gioca su un playground costruito a tavolino.
Lo shutdown più lungo del previsto è quindi voluto per generare un incidente controllato che obblighi la Fed a operare emergenzialmente come nel 2019? All’epoca la narrativa vuole che furono gli spostamenti di denaro di JP Morgan fuori dai conti presso la Fed a scatenare quel balzo, stante un conseguente calo delle riserve bancarie depositate alla Banche centrale sotto la quota minima. Proprio come shutdown e aumento del Tga stanno generando oggi. Gradually, the suddenly?
All’epoca la Fed entro in campo con due aste repo la settimana, rimarcando come la natura emergenziale avrebbe portato alla loro chiusura al massimo entro 3 settimane. Si arrivò a 4 aste mattutine alla settimana. Più due pomeridiane. L’allotment massimo per asta salì fino a 500 miliardi. E la facility venne chiusa solo nell’aprile del 2020. Quando il Qe pandemico prese il posto della crisi repo nel generare liquidità. Ring any bells?
Apparentemente, una campana è suonata venerdì 31. Quando i miliardi presi in prestito dalle banche alla facility repo della Fed nelle due sessioni sono stati in totale 51,8. Certo, era l’ultimo giorno del mese. Quindi, window dressing, l’abbellimento di bilancio tacitamente accettato da tutti come reale accountability. Ma con 50 miliardi di dollari si abbelliscono anche le vetrine di Macy’s e Bloomingdale’s. Qualcosa sta andando in ebollizione nel sistema finanziario. E il comparto bancario regionale rischia di tramutarsi nell’ennesimo, comodo alibi per spostare l’attenzione dal potenziale e innominabile bersaglio grosso.
Siamo ai massimi del giugno 2020 a livello di volumi di intervento della Srf. Non può essere la banchetta del Wyoming o dello Utah esposta a qualche cartolarizzazione di auto usate o mutui in sofferenza. Qui occorre guardare al piano superiore della crisi silenziosa e silenziata del private credit. Tocca chiedersi se lo strepitoso ritorno dagli abissi dei minimi pre-market di Jefferies Financial, ad esempio, giovedì non sia stato dettato da un riacquisto titoli tanto emergenziale quanto sotto copertura, al fine di nascondere perdite che si spera di poter tamponare in altro modo.
Backdoor. Ma il tempo stringe. Casualmente, mentre nelle due sessioni si drenavano 51,8 miliardi dalla Srf, il reverse repo è esploso al rialzo di 33 miliardi in più rispetto all’allotment di ieri. Strana coincidenza. Un vaso comunicante quasi perfetto con i 30 miliardi della seconda asta Srf. Ma, soprattutto, intervenendo alla conferenza dal titolo The Evolving Landscape of Bank Funding, la numero uno della Fed di Dallas, Lorie K. Logan, lanciava il seguente sasso nello stagno: If the recent rise in repo rates turns out not to be temporary, the Fed would need to begin buying assets. Dal Qt al nuovo Qe senza soluzione di continuità?
Attenzione, perché sono le parole di un altro eminente membro della Fed a dover far riflettere. Raphael W. Bostic, numero uno della Fed di Atlanta, sempre venerdì ha dichiarato quanto segue: It’s quite important that banks are discount window ready. E perché importa? Perché mentre tutti guardano alla facility repo principale (Srf), apparentemente si finge di non ricordare come le banche regionali non vi abbiano accesso e come possano attingere a fondi emergenziali solo attraverso la Discount Window, appunto. Lapsus freudiano o realismo del subconscio che emerge?
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