L’articolo di oggi è fatto di numeri e grafici. La realtà. Io mi limito a incasellarli. Dare loro un senso. Una leggibilità. Perché di fronte alla pantomima disvelata cui stiamo assistendo, le parole non servono. Anzi, rischiano di alimentare polemiche che, a loro volta, garantiscono agibilità a quella narrativa. Che invece non la merita. Va stroncata. Eliminata come un formicaio, prima di ritrovarsi la casa invasa da piccoli e sgraditi ospiti.
Di colpo, infatti, è scoppiata la pace universale. Fra Russia e Ucraina. Fra India e Pakistan. Forse, qualche spiraglio a Gaza dopo l’Angelus. Addirittura il Pkk curdo ha abbandonato la lotta armata dopo 40 anni. Ma, soprattutto, è pace fra Usa e Cina in ambito di commercio, dazi e tariffe. Tutto in un weekend!
Chi mi legge sa benissimo quale sia da sempre il mio punto di vista al riguardo. Non c’è mai stata alcuna guerra commerciale. Non c’è mai stata emergenza per gli scaffali vuoti nei supermercati. Non c’è mai stato nulla. Se non una retorica utilizzata esattamente come lo fu quella sull’inflazione: per direzionare i mercati e garantire alibi di intervento alle Banche centrali.
Detto fatto, non più tardi di sette giorni fa, proprio la Pboc cinese ha dato il via alle danze del nuovo ciclo di easing monetario. Senza che, stavolta gli Usa avessero alcunché da ridire rispetto alla manipolazione monetaria. Anzi, garantendo alla Fed la possibilità di mantenere viva la sua pantomima interna di scontro con la Casa Bianca, rimandando al prossimo Fomc il tanto agognato taglio. Di fatto, le Borse ieri hanno festeggiato il rinvio di 90 giorni di un regime tariffario che non era in vigore. Insomma, il mercato ha festeggiato il nulla. Perché quando sei manipolato, il nulla è il tuo riferimento. Siano essi swaps o futures.
E a confermare come la massa monetaria smossa da Pechino stia immediatamente operando da ricostituente di un Sistema in deficit di liquidità, un Bitcoin che esplode verso l’alto e in quattro giorni ritorna ai fasti di febbraio, dopo settimane di de profundis. Ho già parlato troppo. E, sinceramente, sono anche stanco di farlo. Di ripetere sempre le stesse cose. Di passare sempre per complottista. Salvo, alla fine…
Parlino i numeri, quindi. Se il GDPNow della Fed di Atlanta segna oggi per il secondo trimestre dell’anno un Pil americano al +2,4%, stante un’economia Usa basata al 70% sui consumi personali, com’era credibile la narrativa degli scaffali vuoti? Tutta produzione autarchica?
Veniamo alle cifre, snocciolate già la scorsa settimana dall’analista di punta del settore di Standard Chartered, Steve Englander. Ovvero, l’ammontare cumulativo di merci spedite dalla Cina negli Usa nel primo semestre di quest’anno, stando al trend registrato fino ai primi di maggio, era del 18% superiore a quello del medesimo periodo del 2023 e solo del 5% inferiore a quello dell’anno scorso. Scusate, cosa giustificherebbe quindi l’allarme per gli scaffali vuoti?
Altri numeri. Solo numeri. Per l’intero mese di maggio sono 52 i cargo-container prenotati come partenti dalla Cina verso gli Usa. Vediamo nei mesi precedenti del 2025, l’anno della grande paura per gli scaffali vuoti. A gennaio 59, a febbraio 56, a marzo 55 e ad aprile altri 55. Quindi, lo shock tipo-Covid che avrebbe dovuto sostanziare il panico da scaffali vuoti nei Walmart sarebbe dovuto a tre cargo in meno su base mensile fra aprile e maggio? Su questo si basava la narrativa che avrebbe dovuto spingere la Fed a tagliare i tassi, perché ormai la recessione era garantita?
E basta dare un’occhiata a uno strumento freddamente contabile come il Port Optimizer del porto di Los Angeles per scoprire che, in base ai noli e alle prenotazioni, il volume di importazioni dalla Cina nella settimana fra il 18 e il 24 maggio sono attesi in aumento del 19% rispetto alla settimana precedente. E addirittura del 56% rispetto al medesimo periodo del 2024.
È questa l’emergenza per cui è stato necessario dar vita a tre mesi di pantomima, salvo poi risolvere tutto con poche ore di colloqui in Svizzera nel corso dell’ultimo fine settimana?
E non basta, perché quest’altro grafico ci mostra come nella giornata dell’10 maggio, il numero di cargo in partenza dalla Cina verso gli Usa era superiore a quello registrato nel medesimo giorno del 2023 e 2024. Superiore.
Volete sapere quale è stata la news diffusa dalla CNN quel giorno sul tema? Eccola: On Friday morning, West Coast port officials told CNN about a startling sight: Not a single cargo vessel had left China with goods for the two major West Coast ports in the past 12 hours. That hasn’t happened since the pandemic. Bugie. Solo bugie. False emergenze. Per mettere a posto i disastri di leverage delle varie Nvidia, le rogne sulle unrealized losses delle banche e qualche trilione di debito su cui fare roll-over che faceva i conti con rendimenti insostenibili. Ecco cos’è accaduto.
Volete la riprova? Eccola: come mai i rendimenti obbligazionari sia Usa che europei non hanno voluto unirsi ai festeggiamenti? Un caso?
E come mai, mentre i futures sullo Standard&Poor’s 500 esplodevano a +1.000, Nissan annunciava 20.000 licenziamenti a livello globale, circa il 15% dell’intera forza lavoro? Un caso? O forse i giapponesi sono solo particolarmente estrosi nell’esprimere il loro entusiasmo?
Ricordate l’articolo sulla rana bollita della scorsa settimana? Ecco, ci siamo già capiti.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.