Siamo nel pieno della bollitura dell’acqua. E noi rane, nemmeno ce ne accorgiamo. Anzi, quasi quasi quel tepore ci conforta. Peccato che quando comincerà a scottare, sarà troppo tardi.
Vi faccio qualche esempio. Avete più sentito mezza parola sul blackout che ha messo in ginocchio Spagna e Portogallo, facendo scomodare ai media di mezzo mondo toni e titoli apocalittici? No, vero? D’altronde, mica è una novità. Ricordate la madre di tutti gli attacchi hacker, quello del 19 luglio 2024 che lasciò a terra gli aerei di tutto il mondo e mandò in tilt le attività bancarie e di pagamento elettronico? Parlarono di settimane per ripristinare la normale operatività. Due giorni dopo si volava regolarmente ovunque e tutti utilizzavano carte di credito e internet banking. In compenso, in questo modo si testano i sistemi. Ma, soprattutto, le reazioni. Sociali. Politiche. Finanziarie.
Date un’occhiata a questo grafico. Lo ha pubblicato la scorsa settimana il Financial Times, quindi quanto di più distante dal complottismo possa esistere.
Ci mostra come durante il blackout nella penisola iberica, solo un’infrastruttura si sia rivelata resistente anche all’Armageddon, qualcosa degna dell’effetto Teflon: Starlink. Dove tutte le reti mobili hanno fallito, nonostante roboanti upgrade ormai settimanali per pompare i multipli del P/E azionario, il wi-fi spaziale di Elon Musk ha brillantemente superato il test. Già, test. Stress test. Forse, pyscho-test addirittura. Perché il panico fa vendere. O garantisce controllo.
In Spagna l’utilizzo di Starlink è aumentato del 35% al di sopra della sua media. E addirittura del 60% nel corso del martedì nero. Mentre la gente andava nel panico e i gestori tradizionali cercavano ogni mezzo per operare quantomeno in modalità minima da back-up esistenziale, Starlink garantiva la salvezza dal ritorno alla moderna Età della Pietra. Guarda un po’. Mentre Tesla vede le sue vendite precipitare in tutta Europa, ecco che silenziosamente il core business del numero uno del Doge si sposta altrove. Si sposta dove c’è la vera ciccia. Altro che auto elettrica.
In un mondo dove ogni angolo vede eserciti l’un contro l’altro armati, garantire la continuità nella percezione di normalità è il vero affare del secolo. Parallelo, chiaramente, al warfare che invece deve instillare senso di protezione da armamento permanente di Stati e Unioni. E alla cyber-sicurezza che dovrebbe addirittura prevenire quei blackout che ci mostrano il lato oscuro e vulnerabile del progresso. L’importante è che tutto avvenga nel caos.
Ad esempio, prendiamo l’ultima sparata di Donald Trump. L’annuncio di un accordo commerciale con una grande potenza mondiale, al fine di superare bilateralmente il regime dei dazi. Cosa accadeva in contemporanea a quelle parole che rassicuravano? Che dalla Casa Bianca filtrava l’indiscrezione di un ormai imminente ritiro del bando alle esportazioni di microchip imposto dall’Amministrazione Biden. Della serie, ora il gioco rischia di sfuggire di mano. E col Nasdaq non si scherza.
Andate a vedere il risultato nelle negoziazioni after-hours di Nvidia mercoledì sera, mentre Jerome Powell parlava di rischi di stagflazione che obbligavano la Fed a una politica attendista sui tassi. E a proposito, il numero uno delle Federal Reserve ha detto anche altro. In maniera mai così chiara: la traiettoria del debito Usa è insostenibile.
Bene, date un’occhiata a queste due immagini. Per tutta risposta, il Tesoro ha aumentato del 300% le emissioni di debito nel trimestre che si chiuderà a fine giugno.
E sapete perché? Lo mostra il tweet di Donald Trump, chiaramente fatto passare in secondo piano a livello internazionale dall’annuncio dell’accordo con una grande potenza globale sul tema del commercio. Taglio delle tasse monstre per il ceto medio e basso. Via la tassa sugli straordinari, sulle mance (il vero salvavita di un esercito di lavoratori a salario minimo) e sulla sicurezza sociale per gli anziani. Tradotto, miliardi e miliardi. Ma nell’ordine delle centinaia. Destinati a tradursi in altro debito. Tanto. Nell’ordine delle centinaia a e centinaia di miliardi. Al netto di ormai 37 trilioni di stock e 1,2 trilioni solo di spese per interessi all’anno.
Ma la notizia è l’accordo sul commercio con tizio o caio. Quando, gioverebbe ricordarlo, siamo nemmeno a metà dei 90 giorni di rinvio sul regime tariffario deciso proprio da Donald Trump un istante prima della sua stessa entrata in vigore. Insomma, parliamo di un mondo senza alcun dazio operativo. E con altri 40 giorni abbondanti davanti a noi di moratoria per trattare. In compenso, Donald Trump parla alla sua pancia politica con altri toni. E altri contenuti.
Al Mid-West e alla Rust Belt, la Casa Bianca promette un taglio fiscale senza precedenti. Deficit federale a pioggia. E nessuno si accorge del fatto che si tratta del medesimo Presidente che fino a un mese fa incitava il Doge a tagliare sprechi e spesa pubblica. Il Doge di Elon Musk. Quello che ormai se ne frega delle auto che vanno a fuoco, perché pensa al vero futuro attraverso Starlink. Un futuro a prova di blackout. Sentite la temperatura dell’acqua che comincia a scaldarsi nella pentola?
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