Sembrano esserci non poche coincidenze legate all'attacco di Israele contro l'Iran che hanno a che fare anche con i mercati
Tranquilli, è meglio così. O preferivate un altro 2008, come d’altronde aveva detto a chiare lettere il Segretario al Tesoro Usa solo 24 ore prima dell’attacco israeliano all’Iran? Senza un intervento sul tetto di debito, si rischia una crisi finanziaria peggiore di quella di Lehman, sentenziò Scott Bessent. E quando hai 7 trilioni di cartaccia da rifinanziare entro fine anno e i rendimenti ai massimi, tutta questa esagerazione in quelle parole non c’è.
E d’altronde, cosa aveva detto Donald Trump in conferenza stampa a poche ore dal blitz di Tel Aviv? I told Powell we don’t need to keep interest rates this high. I may have to force something. Forzare qualcosa per scuotere la Fed dal suo torpore. Diciamo che sarebbe un qualcosa mica male quello andato in scena nottetempo. Sempre che si voglia credere al coinvolgimento Usa.
Certo, il petrolio che sale del 13% fa pensare a colpo di coda dell’inflazione. E quindi a tassi fermi. O in rialzo. Ma quello è il mondo della normalità. Se la paura della guerra prendesse piede e la gente cominciasse a comprare i Treasuries come bene rifugio, una bella operazione di sostegno della Fed opererebbe come un turbo su quella dinamica ribassista dei rendimenti. Bastano un paio di mesi. Esattamente quelli che la misconosciuta Corte d’appello federale ha garantito all’Amministrazione Trump e al suo regime di tariffe reciproche in attesa della Corte Suprema.
E poi, mica finiscono qui le coincidenze. Come mai il Ceo di Nvidia, sempre a poche ore dall’attacco all’Iran, ha dichiarato che – in ossequio al regime di bando Usa – d’ora in avanti la Cina non verrà più contabilizzata nelle trimestrali del colosso tech? Quale diavolo di certezza ha Nvidia per operare un azzardo di accountability simile, stante Pechino e i suoi proxies che pesano per il 20% abbondante delle vendite totali? E parliamo dell’azienda con maggiore capitalizzazione in assoluto. Un gigante da 3,2 trilioni che, se cade, trascina con sé tutto il baraccone.
Vuoi vedere che quei due mesi opzionali serviranno, magari, a legare la Cina e il suo comparto tech a controllo statale alle violazioni iraniane rispetto alla proliferazione nucleare e all’arricchimento di uranio che hanno obbligato Israele a intervenire? D’altronde, tutti sanno del do ut des tra Pechino e Teheran, tecnologia in cambio di petrolio a prezzo di saldo.
E poi che strano. Il Vix è crollato del 63% in meno di un mese. Poi, di colpo, ovviamente riesplode. Proprio il giorno successivo alla chiusura dei contratti di enhanced roll. Ovvero quelli che su cui si è operato il 12 giugno e che, quindi, garantiscono copertura dalle fluttuazioni a chi è stato così previdente da non farsi illudere da quel calo record della volatilità. Qualcuno che temeva tempesta. O la prezzava come certa.
E poi, il 20 giugno è OpEx, il giorno in cui le opzioni vanno a scadenza. Volesse mai il cielo che la situazione peggiorasse e chi di dovere, ovvero i market makers reali, decidessero di non attendere ulteriormente prima di disfarsi di equities in anticipo su quella data, accelerando un processo auto-alimentante di sell-off a tutto beneficio dei beni rifugio? Oro, ad esempio. Ma anche argento. E Treasuries. Sarebbe una bella fortuna. Casualmente, il margin debt a Wall Street da qualche giorno era cominciato a calare. Poco. In punta di piedi. Ma qualcuno danzava leggiadro verso l’uscita d’emergenza dopo il mini-rally dai minimi di aprile. Quel qualcuno subodorava qualcosa, magari? Chissà.
Vi lascio con queste immagini, le quali ci mostrano quale strano, ulteriore esempio di tempismo sulle mosse di Tel Aviv si sia registrato negli Usa. Ore 20.00 di Washington di giovedì. Sei ore indietro rispetto a noi. Più un’altra ora e mezza di fuso in avanti rispetto a Teheran.
Come vedete, mentre circolava l’indiscrezione di un Israele pronto al blitz, le possibilità di un attacco entro la fine del mese su cui si poteva negoziare su PolyMarket erano date ancora al 24%. Poi, alle 20.00 ora di Washington, un uccellino sotto forma di pterodattilo deve aver fischiettato qualcosa. Boom! In tutti i sensi. E trade chiuso, stante il 100% di scommessa raggiunta nottetempo. Grazie per aver partecipato e complimenti a chi in pochi minuti è diventato ricco.
Ovviamente, tutte queste messe in fila sono solo speculazioni da complottista. Irriducibile. Ma state certi che, per quanto sia terribilmente cinico doverlo dire, questo blitz israeliano ha salvato tutti da qualcosa di molto peggio. Perché l’argento aveva parlato nei giorni scorsi. Così come il crollo di Gamestop dopo l’azzardo dell’aumento di capitale via bond convertibili per acquistare Bitcoin. Qualcosa stava per saltare sui mercati. Qualcosa di enorme. Ora tutto sarà tamponabile. O, quantomeno, occultabile dalla paura e dal caos mediatico. Nel frattempo, la tipografia Lo Turco globale salverà ancora una volta le scommesse da biscazzieri dei capitalisti con i soldi del Monopoli.
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