Delle nozze di Bezos mi interessa meno dell’esito dell’ultima riunione di condominio. Una cosa però mi ha colpito: nessuno si è accorto che il buon Jeff è in difficoltà. E per pagare quel matrimonio faraonico, Mr. Amazon è ricorso a una strategia in stile Bertinotti-Wahrol.
Se l’ex leader comunista ha messo all’asta due serigrafie di Mao perché ha bisogno di soldi, che dire di quanto ci mostra questo documento? Il 27 giugno, mentre stappava champagne millesimato in laguna, Jeff Bezos vendeva 5,4 miliardi di controvalore di azioni Amazon. Cifretta grazie alla quale, almeno spero per lui, non lascerà buffi.
Ma deve esserci qualcosa nell’aria, mentre si festeggia quel +24% dai minimi di aprile che rappresenta il rimbalzo più rapido e profondo di sempre. Perché attraverso questo strappo di Bloomberg scoprite come, in perfetta contemporanea, anche i vertici di Nvidia hanno fatto cassa. Un cash out da 1 miliardo di dollari.
Ora, rispetto ai 4 trilioni di market cap ormai all’orizzonte, trattasi di argent de poche. Il problema è che Nvidia pesa per il 56% del comparto dei semiconduttori. Il quale a sua volta pesa per il 12,1% dello Standard&Poor’s 500. Il quale, a sua volta, venerdì ha sfondato un nuovo massimo storico, nonostante una messe di criticità macro da far impallidire il 2008. Insomma, si vende mentre tutto ci dice che ormai nulla potrò fermare l’onda algoritmica. E con la clientela retail che compra come non ci fosse un domani. Ovviamente, indebitandosi, stante le valutazioni.
Ora, tutto farebbe riferimento a questo grafico. E alla vecchia, cara narrativa di perfetta correlazione fra mercato azionario e massa monetaria M2. E fronte di 64 tagli dei tassi da inizio anno a livello globale (senza l’apporto della Fed), ecco che le prospettive a 11 settimane ci paventano uno S&P’s 500 destinato a frantumarne parecchi altri di record, visto un potenziale target addirittura sopra i 6.800 punti.
Ma si sa, questa correlazione non è scientifica. Bensì il corrispettivo delle credenze popolari. Come un gatto nero che ti attraversa la strada: nessuno crede alla sfortuna. Ma tutti rallentano il passo sperando di essere superati. E nel mentre, si toccano anche le parti basse.
Vuoi dire che tutto questo rally sia dovuto unicamente alla certezza di un pivot monstre della Fed, la quale infatti ha tenuto duro e blindato i tassi, garantendosi la classica rates room per un taglio in modalità jumbo che metta le ali alle equities e schiacci i rendimenti? Tutto, ancora una volta, passa da Jerome Powell?
Certamente non passa dai dati macro. Né dall’outlook sul CapEx a 6 mesi della Fed di Richmond, appena inabissatosi ai minimi dal 2009. Né tantomeno dal dato delle earnings industriali cinesi di maggio, un -8% che parla la lingua di esportazione di deflazione in grande stile.
E se poi Jerome Powell non taglia o taglia tardi? O, peggio ancora, taglia solo dopo il crash-alibi a tavolino?Bezos ha venduto, nel frattempo. Huang pure. Warren Buffett lo ha fatto col badile già un anno fa e siede su una montagna di cash senza precedenti. E sul 5% di tutto il mercato di debito a breve termine americano. Il quale, nemmeno a dirlo, in caso di Qe diverrebbe beneficiario pressoché immediato di una Fed in modalità salvatore del mondo.
Come capire se qualcosa davvero sta andando fuori giri, debitamente mascherato dai titoli entusiastici per Wall Street che da aprile ha segnato +24% e sembra non volersi fermare? Attenzione al rame. E per una volta, Mr. Copper non sarà chiamato a essere il canarino nella miniera di una recessione incombente. Questo grafico mostra infatti una dinamica decisamente poco usuale e che si sta dipanando proprio in questi giorni e ore: i prezzi del rame salgono ma anche le scorte al Comex.
Due le possibili spiegazioni a questo interessante fenomeno. La prima è quella di un front-running, un’anticipazione del flusso di domanda in strutturale aumento proprio per il boom di AI e data center. La seconda, un’anticipazione proprio dell’incombente intervento della Fed a livello di politica espansiva. Questioncina non certo di lana caprina. Perché la differenza sarebbe quella tra un implicito sostegno al rally azionario, stante appunto il peso sempre crescente del comparto tech/AI e di soggetti leader come Nvidia e una sorta di chiamata all’assunzione di una posizione di sicurezza simile al brace, brace! che il comandante dell’aereo impartisce ai passeggeri in vista di un atterraggio di emergenza.
Insomma, attenzione a Mr. Copper. E questa volta non per un ruolo di cartina di tornasole macro, bensì di reagente che svela la vera natura del brodo primordiale in cui paiono immersi i mercati finanziari.
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