Se la Germania ha bisogno di debito per non implodere, alla Francia serve una morbida cura greca per evitare guai al suo sistema bancario
Lungi da me difendere certe consorterie internazionali. Ho pagato prezzi professionali e personali sufficientemente alti in passato, proprio per questa mia poca predisposizione nell’accettare un mondo governato da simposi di non eletti. Ma temo che sulla questione francese, il rischio sia quello di cadere in una trappola enorme. Tutto troppo perfetto. Tutto troppo trumpiano.
Mi spiego. Alla vigilia del cosiddetto Liberation Day, il giorno dei dazi statunitensi scattato ieri, la portavoce della Casa Bianca ha giocato la carta dell’armistizio ex ante, quasi un ripasso della recita a soggetto: Il presidente Trump è sempre pronto e aperto a una buona negoziazione. Come dire, stiamo scherzando. E se non siete stupidi, state al gioco e vedrete che nessuno si farà del male. In Francia è accaduto lo stesso. Il timing della sentenza che ha formalmente tagliato le gambe alla candidatura di Marine Le Pen all’Eliseo è stato assolutamente scelto per generare la reazione politica cui stiamo assistendo. Ma nessun effetto concreto. Perché si sa, le date sono passibili di cambiamenti.
Nessuno si sarebbe sconvolto di fronte a un rinvio delle autorità giudiziarie europee, qualsiasi fosse stata la motivazione ufficiale addotta. Invece, tutto nel pieno del caos legato alla rappresentanza. In primis, la questione Romania, Paese divenuto di colpo l’ombelico del mondo eterodiretto. Si è telegrafato un messaggio: chi si oppone all’establishment belligerante e bellicoso dell’Ue, di fatto viene colpito per mezzo di una nuova Tangentopoli globale e ad ampio spettro.
In tal senso, ecco che in Rete compare a tempo di record un volantino dell’Associazione dei magistrati francesi dell’11 giugno scorso, di fatto una sorta di chiamata alla sollevazione contro il trionfo delle destre alle Europee. All’epoca, a nessuno interessò. Nemmeno in Francia. Ora sembra la certificazione del golpe. Mai visto un golpe annunciato via volantino.
Detto fatto, poi, la Corte d’appello Ue ha reso noto che si pronuncerà sul caso a metà 2026. Messaggio molto chiaro: ciò che serve è solo un bagnomaria sociale sufficientemente lungo, poi tutto finirà in gloria. Marine Le Pen potrà correre per l’Eliseo. E perdere, ovviamente.
Perché mi pare che anche i sassi abbiano capito come funzioni la logica della presunta rappresentanza in quel Paese, alla cui violazione ora si grida come ossessi. Primo turno libero, poi ammucchiata da fronte repubblicano e tutti a casa. Direi che gli ultimi 20 anni di storia politica francese mi diano ragione, da Jean-Marie Le Pen in poi. La loro legge elettorale è fatta così. E non mi pare che nemmeno Marine Le Pen abbia messo la sua riforma come primo punto della sua battaglia politica.
Serve la rana bollita, quindi. E a confermarlo ecco che, a mio avviso, arriva il segnale più chiaro. Se esiste un popolo che si infiamma facilmente, quello è il popolo francese. I Gilet gialli e la loro epopea parlano chiarissimo. Cos’hanno ottenuto? Nulla. Se non garantire all’Eliseo un lungo periodo di rana bollita collettiva. Emmanuel Macron resta saldamente al potere. E, anzi, ha portato avanti tutta la sua agenda attaliana senza colpo ferire da parte delle opposizioni. Marine Le Pen in testa.
Qualcuno ha notato scene romene nelle piazze di Parigi, Marsiglia o Lione? La famosa reazione di pancia che abbiamo letto nelle dotte e allarmistiche analisi di Corriere, Repubblica e soci si è materializzata? Il 6 gennaio francese, il nuovo 14 luglio del neofascismo che parte da Vichy e arriva a oggi, è forse andato in scena? Nemmeno un cane per strada. Forse la destra non sa organizzarsi? O forse i suoi militanti sono dotati di maggiore sangue freddo? Forse attendono il weekend per erigere barricate, poiché da buoni conservatori durante la settimana si lavora e si va a letto presto?
Vi invito a ragionare. Vi invito a non abboccare all’amo. Vi invito a guardare questo grafico, il quale ci mostra quale sia il vero nodo del problema.
Finché la Bce garantiva tutto e tutti, la Francia poteva allegramente presentarsi al mercato con un 6% di deficit. E tutti volevano gli Oat. Tanto c’era il backstop di garanzia di Christine Lagarde. Molto patriottica. Ora la questione cambia. Ora, come mostra il grafico, quei conti in scostamento monstre e quella ratio debito/Pil saldamente in italica tripla cifra, ci dicono che la Francia e il suo sistema industriale tanto grande quanto sclerotizzato e statalista, non reggono.
Il problema ulteriore? Un sistema bancario enorme. E stracarico di derivati. Il problema ulteriore? Il debito francese è largamente in mano a investitori esteri. Quindi suscettibile di attacchi. Suscettibile di un potenziale 2010-2011. E come si fa a narcotizzare un’opinione pubblica, tramutando lavoratori e pensionati il cui destino è quello di un’ulteriore cura da cavallo, in pacifici e utili servi sciocchi della polemica di turno, della violazione della rappresentanza? Sviando. Offrendo un falso problema. Offrendo la fine del suffragio universale e l’instaurazione del regime delle consorterie nel Paese delle ghigliottine.
E allora spuntano a tempo di record volantini che l’11 giugno non furono nemmeno degnati di uno sguardo. E spunteranno i Rothschild e spunterà la Trilaterale e il Gruppo Bilderberg. Forse anche gli Ufo. Ma il problema non è la rappresentanza tradita. Il problema è la silente colonizzazione politica in atto attraverso il divide et impera di Donald Trump sull’Europa o su ciò che di essa resta.
Vi invito ancora una volta a guardare al caso Germania. Esattamente come in Francia nemmeno un cane è sceso in piazza per protestare, AfD non ha nemmeno fiatato di fronte a una Grosse Koalition nata in tre giorni e a un piano monstre di indebitamento che in tempi normali un conservatore tedesco non avrebbe mai accettato. Invece, silenzio. Persino la popolare e populista Bild non fa polemiche. E questo dice tutto.
Così come la Germania ha bisogno di debito per non implodere a livello macro col suo bilancio export-driven, così la Francia ha bisogno di una morbida e impalpabile cura greca per evitare che il suo sistema bancario faccia i conti con una price action ingestibile dei titoli di Stato. Perché se i detentori stranieri scaricano Oat con il badile, molti Level 3 d’Oltralpe sarebbero giocoforza obbligati ad alzare il velo su attività di trading desk degne di fondi speculativi.
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