Le brutte notizie a volte arrivano quando meno te lo aspetti, e anche per Alfredo Altavilla, l’attuale Presidente di ITA, il telegramma di sfiducia da parte del Mef è arrivato come un fulmine a ciel sereno.
La missiva al vetriolo è giunta sotto forma di richiesta via mail di sei dei nove consiglieri del Cda di ITA già dimissionari – Alessandra Fratini, Cristina Girelli, Lelio Fornabaio, Angelo Piazza, Simonetta Giordani e Silvio Martuccelli – di inserire un punto all’ordine del giorno del Cda, convocato per il 12 ottobre alle ore 11:00, con la seguente indicazione di discussione: «Operazione di partnership strategica. Valutazione assetto delle deleghe: deliberazioni inerenti e conseguenti». Tradotto: un modo molto elegante per ridefinire le deleghe in capo al Presidente esecutivo, Alfredo Altavilla.
Per Altavilla la presa di posizione dei 6 consiglieri in capo al Mef ha un sapore amaro, una sorta di notte dei lunghi coltelli e quindi quello sarà il momento di fare i conti rispetto al suo operato come Presidente della compagnia aerea.
Ma c è un forse… Infatti, al momento non è molto chiaro se la richiesta dei sei consiglieri verrà inserita nell’ordine del giorno del Cda e se la seduta si svolgerà regolarmente oppure se verrà aggiornata a data da destinarsi.
Normalmente la distribuzione delle deleghe al Presidente e all’Amministratore delegato della società viene decisa secondo una delibera assembleare, e non da una delibera del consiglio di amministrazione. Ma l’art. 11, comma 11, dello Statuto di ITA, Italia Trasporto Aereo S.P.A. alla voce “Gestione della Società” cita testualmente: “Il Consiglio di Amministrazione può delegare le proprie competenze nel rispetto dei limiti di cui all’art. 2381 del codice civile ad uno dei suoi membri”. Tradotto: il Consiglio di amministrazione può a maggioranza delegare ad altro componente del Cda le attività che attualmente sta svolgendo Altavilla in quanto sono già state deliberate dall’Assemblea e quindi nel pieno rispetto della volontà dell’azionista.
L’altro membro del board, Frances Ouseley Vyvyen, insediatasi in quota a Matteo Renzi, e che in passato aveva ricoperto il ruolo di Country Manager di EasyJet in Italia e con un passato anche in Alitalia, invece, sembra essere rimasta neutra, conscia probabilmente che tali beghe non sono utili alla conclusione di affari di tale portata.
Il punto principale che dovrebbe essere posto in votazione nel Cda del 12 ottobre riguarda, però, l’approvazione dei risultati del primo semestre di quest’anno, che riporta una forte perdita. Si vocifera che attualmente in cassa ci siano meno di 100 milioni di euro, una cifra irrisoria per una compagnia aerea che gestisce più di 60 aeromobili. Non è escluso che Altavilla chiederà in quella sede di far approvare la semestrale con una delibera che inviti l’azionista, quindi il Mef, a versare l’ulteriore tranche dei 400 milioni (già autorizzata dalla Ue), ai sensi dell’art. 2446 del codice civile e che riguarda la ricapitalizzazione delle società nel caso in cui il capitale sociale sia sceso al di sotto del minimo legale, cioè meno dei due terzi, in questo caso quindi meno degli attuali 720 milioni di euro che è il capitale sociale di ITA. Questione però che il Mef aveva già liquidato alcuni giorni fa affermando che, attualmente, i risultati della compagnia aerano soddisfacenti e che il versamento dell’ulteriore tranche non sarebbe stato ritenuto necessario fino al 2023.
Qualora la delibera dovesse essere approvata, a questo punto la palla passerebbe al Mef che entro 15, massimo 30, giorni dovrebbe convocare un’assemblea straordinaria per decidere sulla ricapitalizzazione. Ma a quel punto il nuovo Governo si sarebbe già insediato e quindi ogni decisione verrebbe rimessa al nuovo titolare del dicastero di via XX Settembre.
Quindi, se il prossimo Cda si dovesse tenere regolarmente, tra Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini, attuali Ceo e Dg di ITA, molto probabilmente si consumerà una battaglia cruenta e che li vedrà uno di fronte all’altro per l’ennesima volta, in contrapposizione fin dal momento in cui Altavilla ha fatto il suo ingresso nel board entrando subito a gamba tesa non solo contro le sigle sindacali, contro i fornitori, (catering e call center Almaviva), ma anche contro colui che avrebbe dovuto essere il suo braccio destro (Lazzerini), messo lì da Dario Franceschini, influente politico di lungo corso e appartenente alla sinistra italiana.
E dire che Altavilla ci aveva provato in tutti modi a cacciare dalla compagnia Lazzerini, e in più di un’occasione. Si vocifera che Altavilla abbia anche provato a mettere sul tavolo tute le carte che aveva a disposizione per mandare a casa l’attuale Accountable Manager, non solo forte dell’appoggio dell’influente e potente dragoniano Professor Francesco Giavazzi, ma anche con una proposta in denaro testé rifiutata dal destinatario e rispedita al mittente. I ben informati però riferiscono che dietro la richiesta di dimissioni ci sarebbero anche alcune questioni molto più personali e che riguarderebbero la sfera privata di Lazzerini. Il quale, però, ha resistito, incassando la fiducia del Tesoro proprio nella persona del Ministro Daniele Franco, il quale intelligentemente ha ricordato a tutti che beghe di questo tipo sono da evitare. Laazzerini, quindi, è rimasto al suo posto, ma si è creata una profonda frattura nel vettore che in qualche modo ne ha determinato l’immagine negativa che ITA oggi da di sé al mondo esterno.
Ora però Lazzerini, qualora in Cda si andasse allo scontro, potrebbe togliersi qualche “piccola” soddisfazione. Infatti, potrebbe accadere l’esatto opposto di ciò che avrebbe voluto Altavilla: potrebbe essere proprio Lazzerini a essere determinante per far uscire definitivamente di scena il manager torinese.
Ma perché tutto ciò accade solo oggi e non prima delle operazioni di privatizzazione? Per capire meglio la vicenda dobbiamo fare qualche passo indietro con la memoria, fino al momento in cui il fondo Certares ha vinto la gara per poter acquisire la maggioranza delle azioni della compagnia di bandiera. Tutti (tranne la sottoscritta) all’epoca davano per vincente il gruppo Msc-Lufthansa poiché sui vari quotidiani le notizie che arrivavano sotto forma di veline riservate proprio dalla compagnia aerea davano sempre per favoriti i tedeschi di Lufthansa. Ma a un certo punto qualcosa con i tedeschi si è rotto. E non si è trattato solo del risultato elettorale che ha visto trionfare il centrodestra, ma di qualcosa che va ben al di là della solita scaramuccia societaria.
E non è un caso che Giorgia Meloni, Premier in pectore, voglia effettivamente capire se ci siano delle alternative al fondo americano, pronta ad affossare la trattativa con Certares se dovesse arrivare un’offerta concreta e più vantaggiosa, magari da uno dei competitor di Air France e di Lufthansa, ad esempio quel gruppo IAG che fa capo a British Airways e che potrebbe in qualche modo rimescolare le carte sul tavolo della trattativa per la privatizzazione.
Le ultime notizie che sono pervenute dai vari organi di stampa, ma anche da fonti riservate, parlano di un interessamento da parte del Mef nei confronti di una delle più importanti società di head hunter per la ricerca di figure professionalmente adeguate a ricoprire degli incarichi dirigenziali in ITA, proprio nel Consiglio di amministrazione, nel segmento sia delle finanze che delle strategie.
Prima dell'”Affaire Altavilla”, si era inizialmente ipotizzato di un ticket ITA-TIM proprio tra Altavilla e Luigi Gubitosi. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe ricevere a breve l’incarico di ricoprire il ruolo di Amministratore delegato di ITA e quindi prendere il posto di Lazzerini, il quale, proprio grazie alla contrapposizione dimostrata apertamente verso Altavilla, potrebbe rimanere in ITA come Consigliere di amministrazione, ma senza deleghe operative, oppure, uscire da ITA ed essere lautamente ricompensato trovando una collocazione in quota a qualche altra partecipata pubblica.
Sembra, infatti, che Altavilla e Lazzerini siano arrivati allo scontro finale proprio sul terreno della privatizzazione al fondo Certares. E non sarebbe potuto accadere diversamente. In tutte le compagnie aeree che si rispettano non è possibile che ci siano due comandanti a menare la cloche. Il rischio di incompatibilità e di contrasto sui ruoli è altamente probabile e soprattutto molto controproducente.
Non è un mistero che Lazzerini avesse fin dal principio sposato l’operazione del fondo americano e che Altavilla invece appoggiasse anche molto apertamente, forse troppo, il gruppo MSC-Lufthansa. Lo scontro tra i due manager, quindi, è solo l’epilogo di una frattura che si sarebbe consumata definitivamente nel momento in cui Altavilla avrebbe ritardato le operazioni di accesso alla data room al fondo Certares.
Il fondo americano ha appena incontrato i sindacati che hanno un accordo sottoscritto con ITA e avrebbe dovuto entrare in possesso dei primi documenti del vettore italiano già il 1° settembre. Invece il primo accesso alla virtual data room è avvenuto solo il 26 settembre (casualmente proprio il giorno dopo le elezioni) con un ritardo di ben 25 giorni rispetto alla data iniziale che il Mef aveva indicato. Ecco, quindi, il motivo per cui il Tesoro si sarebbe particolarmente irritato per questo ritardo, tale da estendere il periodo di trattativa privata con il fondo americano fino a tutto il 31 ottobre, e inviando successivamente ai vertici di ITA una prima missiva (pare direttamente al Presidente Altavilla) invitandoli a fornire a Certares tutte le informazioni richieste.
In un primo momento Altavilla si è giustificato con una lettera datata 27 settembre 2022 inviata alla volta del Mef, affermando che: “Previo il perfezionamento degli accordi necessari a preservare la riservatezza delle informazioni sensibili, sia il fondo CERTARES che l’advisor del Consorzio Vitale hanno infatti avuto accesso a tutte le informazioni disponibili nella Virtual Data Room tra cui quelle caratterizzate da una maggiore riservatezza poiché suscettibili di generare criticità sul fronte del diritto della concorrenza e tra queste, segnatamente, le informazioni relative alla route profitability”. Altavilla ha poi proseguito:“Poiché ad oggi sia Delta Airlines che Air France non hanno provveduto ad individuare un proprio advisor di fiducia per l’esame delle informazioni di cui sopra non è stato possibile consentire l’accesso a tali società alle informazioni relative alla route profitability”.
Tradotto: i due partner commerciali del fondo Certares e cioè Delta e Air France sono di fatto solo dei player esclusivamente commerciali e quindi non fanno parte dell’azionariato che dovrebbe investire nell’ambito della privatizzazione di ITA, ergo non hanno diritto ad accedere a tutti i documenti della data room. In questo caso specifico mi sembra difficile dargli torto.
Il Mef a questo punto ha ricevuto da Altavilla una seconda lettera datata 30 settembre 2022 nella quale il manager restava fermo sulle sue posizioni e forniva indicazioni ben precise su come Delta e Air France avrebbero potuto accedere alla data room.
Sembra, infatti, che Altavilla sulla base anche di quanto indicato dagli advisor della compagnia aerea, voluti peraltro proprio da lui, abbia insistito su questo punto, costringendo quindi il Tesoro a una presa di posizione drastica e che ha sorpreso tutti, indicando ai propri rappresentanti nel Cda di far inserire all’ordine del giorno del prossimo Consiglio la questione delle deleghe per toglierle ad Altavilla in modo da poter proseguire in assoluta tranquillità nella trattativa di privatizzazione con Certares.
Ma c’è un’altra tesi molto più accreditata, che invece sosterrebbe che nel Cda non dovrebbero esserci grandi contraccolpi e che tutto si dovrebbe svolgere nel migliore dei modi in assoluta tranquillità. Bisognerà quindi capire se la riunione si svolgerà regolarmente e quali saranno le deleghe che verranno tagliate e quali invece resteranno in capo al Presidente tuttofare.
Facile immaginare che le deleghe oggetto di ri-assegnazione saranno quasi certamente quelle che riguardano proprio le alleanze e le privatizzazioni, in modo da poterle affidare a qualcuno (molto probabilmente Lazzerini), il quale dopo i colloqui avuti con alcuni rappresentanti del centrodestra (Rampelli) si è totalmente allineato alle posizioni del Mef in funzione proprio della privatizzazione della compagnia.
Ecco quindi che si stanno anche delineando le future posizioni di vertice che dovranno essere ricoperte all’interno del nuovo consiglio di amministrazione di ITA dopo la privatizzazione, in quanto qualora il Mef dovesse ridimensionare le deleghe al Presidente esecutivo Altavilla, lo stesso all’interno di quel Cda potrebbe rassegnare le proprie dimissioni e quindi lasciare definitivamente il campo libero ad altri.
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