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Home » Esteri » Ucraina » SPY UCRAINA/ “Crimea e Trump-Zelensky, ci sono manovre (inglesi) per far saltare ogni trattativa”

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SPY UCRAINA/ “Crimea e Trump-Zelensky, ci sono manovre (inglesi) per far saltare ogni trattativa”

Trump riconosce la Crimea alla Russia ma l’Ucraina non vuole. Gli USA vogliono scalzare Zelensky, che pensa di continuare la guerra con l’aiuto europeo

Int. Maurizio Boni
Pubblicato 24 Aprile 2025
Lite Zelensky-Trump alla Casa Bianca

La lite tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca (ANSA-EPA 2025)

Niente incontro ai massimi livelli a Londra fra americani, britannici, francesi, tedeschi e ucraini. Il piano di Trump, che prevede la cessione alla Russia della Crimea in cambio della fine dei combattimenti, attestandosi sull’attuale linea del fronte, ha provocato la reazione sdegnata dell’Ucraina e tutto è andato a monte. Gli USA ora tornano a dire che, se le loro condizioni non verranno accettate, abbandoneranno il campo.


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In realtà, spiega Maurizio Boni, generale di Corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa, il loro obiettivo sarebbe quello di liberarsi di Zelensky. Non per niente Trump lo ha attaccato frontalmente accusandolo di prolungare lo sterminio del Paese.

A questo punto il presidente ucraino potrebbe dar credito al partito della guerra, ancora molto attivo in alcuni Paesi europei, tanto che i servizi segreti inglesi starebbero preparando un incidente da attribuire ai russi per far saltare i progetti di pace trumpiani.


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La cancellazione dell’incontro di Londra sancisce la rottura degli americani con ucraini ed europei?

Con gli ucraini sicuramente. Credo che tutto faccia parte di un disegno di Trump e della sua amministrazione: hanno alzato la posta, sapendo che gli ucraini non avrebbero accettato una cosa del genere. La proposta presentata è molto sbilanciata a favore della Russia e la questione dirimente è il riconoscimento della Crimea. Questa ipotesi di lavoro era già emersa a marzo grazie al Semafor, una testata giornalistica online lanciata nell’ottobre del 2022 da Ben Smith, ex editorialista del New York Times: era stata la prima a rivelare che la richiesta di riconoscimento ufficiale della Crimea come parte della Russia avrebbe fatto parte del pacchetto negoziale.


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La proposta parla solo di Crimea?

Si parlava di Crimea come minimo, perché è chiaro che sono compresi anche gli altri territori. La Crimea è la più importante, ma, una volta che si apre la breccia, si finisce con il riconoscere de facto i territori che i russi stanno occupando militarmente. Il tema Crimea, comunque, è quello che ha fatto saltare qualunque tipo di relazione con Kiev. È probabile che gli americani abbiano alzato la posta per additare Zelensky come colui che si oppone al processo di pace. Trump, d’altra parte, prima ancora del suo insediamento, aveva già parlato di concessioni che l’Ucraina avrebbe dovuto fare in vista degli accordi.

I russi non hanno mai accettato di cessare il fuoco per cominciare a trattare (come invece vogliono gli ucraini). Stavolta, però, in cambio della Crimea e della revoca delle sanzioni, sarebbero disposti a smettere di combattere per poi proseguire con il negoziato. Perché?

È tutto da vedere, potrebbero accettare il compromesso, ma con l’assicurazione che in Ucraina non entreranno truppe occidentali. D’altra parte, le ipotesi di impiego del famoso contingente che gli europei stavano approntando non si sono mai concretizzate. Certo è che, se la Crimea viene riconosciuta ai russi e vengono tolte le sanzioni, gli Stati Uniti diventano i garanti di fatto della sicurezza della Crimea stessa: nessuna potenza occidentale potrebbe più colpirla, mentre ora tutte le installazioni russe continuano a essere nei piani di qualche esercito europeo. Il riconoscimento da parte degli USA è un capovolgimento di fronte estremamente significativo, difficile da gestire anche da parte della comunità internazionale.

Le reazioni europee sono state abbastanza decise. Cosa fanno presagire?

Kaja Kallas, alto rappresentante UE per gli Affari esteri, ha fatto eco alle dichiarazioni di Zelensky, dicendo chiaramente che l’Unione Europea non riconoscerà mai la Crimea come parte della Russia. Un passo molto grave. Il partito della guerra in Europa è ancora molto attivo e ora dobbiamo aspettarci che l’Ucraina faccia sempre più affidamento sulle risorse europee. È già avvenuto un fatto molto significativo: il rappresentante permanente ucraino presso le Nazioni Unite, Andrij Melnik, in una lettera aperta pubblicata sul Die Welt, ha chiesto alla Germania di rinunciare al 30% delle sue dotazioni di armi e mezzi per far combattere l’Ucraina fino al 2029.

La Germania sarebbe disposta a sostenere ancora di più militarmente Kiev?

Sta riconsiderando l’impiego dei Taurus, missili a lungo raggio che Scholz aveva negato agli ucraini. Merz sta rivalutando l’ipotesi di fornirli a Kiev, anche se gli hanno consigliato di non farlo. Tutte narrative che confermeranno la posizione di coloro che sostengono il supporto a oltranza dell’Ucraina nella guerra.

I giornali ucraini danno molto rilievo alle dichiarazioni di Vance, secondo cui, se Ucraina e Russia non cederanno territori, gli Stati Uniti si ritireranno dalle trattative. Siamo all’aut aut nei confronti di Kiev? Altrimenti gli USA abbandoneranno il campo?

Qui si gioca la reputazione di tutta l’amministrazione Trump. Bisogna vedere qual è la linea rossa, se è già stata superata o meno. Sicuramente gli USA non hanno più discusso di pacchetti di aiuti all’Ucraina, ma, al momento, i voli militari americani nell’hub logistico polacco per i rifornimenti a Kiev continuano. Quindi, a parte le dichiarazioni, il supporto USA prosegue. Non appena vedremo un decremento di questo supporto e, soprattutto, gli effetti sul campo di una possibile riduzione o cessazione del sostegno all’intelligence, avremo la conferma che gli Stati Uniti si stanno disconnettendo dall’Ucraina.

La vicepremier ucraina Yuliia Svyrydenko dice che Kiev è pronta a negoziare, ma non ad arrendersi. Ma, alla fine, ragionevolmente, che tipo di concessioni possiamo aspettarci dall’Ucraina?

Le condizioni le stabiliscono i vincitori. Il vice del capo del Parlamento ucraino, recentemente, ha suggerito a Zelensky di “mollare” almeno un territorio, perché, altrimenti, invece di averne tre o quattro occupati, l’Ucraina ne vedrà occupati sei o sette: i russi continueranno sulla loro strada. La Crimea, tuttavia, è diventata la linea rossa sia per Kiev che per Mosca. La Russia la rivendica dal 2014, è troppo importante perché significa controllare il Mar Nero. Ha un valore politico simbolico elevatissimo per i russi, ma anche per gli ucraini. Solo che gli americani ora si sono schierati con Mosca: nel piano di pace di Trump ci sono anche accordi in campo energetico tra Stati Uniti e Russia. Il pacchetto è fortemente sbilanciato a favore dei russi.

L’obiettivo americano, comunque, resta quello di scalzare Zelensky?

La proposta è stata avanzata per mettere in difficoltà Zelensky: è probabile che gli americani l’abbiano messa sul tavolo per riuscire a trovare poi un altro interlocutore e andare avanti effettivamente con i loro accordi. Vedremo nei prossimi giorni come evolverà la situazione.

Inglesi, francesi e tedeschi aspettavano di incontrare il segretario di Stato USA Marco Rubio, invece sono rimasti con un palmo di naso. Cosa faranno ora?

Per usare un eufemismo, sono in difficoltà. L’ufficio di Macron è intervenuto, dicendo agli Stati Uniti che l’integrità territoriale dell’Ucraina è una condizione non negoziabile per i colloqui di pace. Non so a che titolo abbia fatto questa dichiarazione, però ora è chiaro che Zelensky sopravviverà solo se la guerra continua, e può servirsi di questo discorso come spunto per dire agli Stati Uniti che l’Ucraina non vuole una pace a condizioni capestro, aggrappandosi all’Europa e proseguendo il conflitto fino all’ultimo uomo o donna in grado di combattere. A Kursk i russi hanno preso prigioniera una ragazza di 18 anni, addestrata come assaltatrice: i prigionieri ucraini hanno un’età compresa tra i 18 e i 23 anni.

Quali elementi ci fanno pensare che l’Europa, o almeno una parte di essa, riconfiguri uno scenario di guerra?

Dobbiamo aspettarci una recrudescenza della risposta di questi Paesi europei; potrebbe accadere anche qualcosa per sabotare il piano di pace. D’altronde si sa che Regno Unito e Francia sono dichiaratamente contro: circolano indiscrezioni su un piano che starebbe preparando l’MI6 britannico, un incidente, anche nucleare, la cui responsabilità verrebbe attribuita ai russi, per poter seppellire definitivamente il piano di pace.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVolodymyr ZelenskyEmmanuel Macron

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