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Home » Esteri » Ucraina » SPY UCRAINA/ “Putin è ostaggio dei morti russi, l’Ue di 4 Paesi e di un’impossibile ‘pace giusta’”

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SPY UCRAINA/ “Putin è ostaggio dei morti russi, l’Ue di 4 Paesi e di un’impossibile ‘pace giusta’”

Ucraini e russi si sono incontrati in Turchia e si rivedranno. Possibile faccia a faccia Trump-Putin, ma il Cremlino rivendica i diritti del vincitore

Int. Giorgio Battisti
Pubblicato 17 Maggio 2025
Putin, Russia

Parata della Vittoria in Russia, il discorso del Presidente Vladimir Putin (ANSA 2024-Cremlino)

Di buono c’è, secondo quanto rivelato dal ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, che ucraini e russi, dopo il primo incontro fra le rispettive delegazioni, hanno concordato nuovi negoziati. Di fatto, però, dall’appuntamento di Istanbul non è ancora uscita nessuna svolta nelle trattative per la pace in Ucraina. Si è parlato di un possibile incontro Putin-Zelensky e della possibilità di scambiarsi mille prigionieri di guerra, ma le parti sembrano ferme sulle loro posizioni e non c’è un vero segnale di avvicinamento.


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L’unica soluzione, spiega Giorgio Battisti, generale già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, potrebbe venire dal colloquio Trump-Putin invocato dal presidente americano e non escluso dal Cremlino, ma anche lì sarà difficile trovare un punto di equilibrio: il presidente russo vuole che vengano riconosciute tutte le sue richieste su territori e rinuncia alla NATO, demilitarizzazione sostanziale dell’Ucraina, e quello americano non potrà avallare un accordo che non gli permetterà di attribuire a se stesso il merito della pace.


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Come possiamo valutare questo primo incontro fra ucraini e russi? La discussione sullo scambio dei prigionieri e un possibile incontro Putin-Zelensky basta per far sperare in qualcosa di buono?

Lo scambio di prigionieri avviene periodicamente tra le due parti, ma con numeri minori rispetto a quello ipotizzato in questa occasione. Se l’accordo di uno scambio di mille soldati per parte dovesse realizzarsi, si tratterebbe del più grande provvedimento di questo genere dall’inizio del conflitto. Si tratta di scambi che spesso in passato sono avvenuti grazie alla mediazione degli Emirati Arabi Uniti.


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Quanto al possibile incontro Putin-Zelensky, lo ritengo opportuno per entrambi, anche se dubito che il capo del Cremlino intenda parlare con il presidente ucraino: più volte ha affermato che è illegittimo nella carica attuale, visto che non è stato rieletto. E Putin, dall’inizio del conflitto, non ha mai ritrattato le proprie affermazioni.

Secondo gli ucraini, i russi avrebbero avanzato richieste inaccettabili, come cedere i territori occupati prima di ogni cessate il fuoco. Siamo ancora al muro contro muro?

La storia dimostra che quando finisce un conflitto non c’è mai una pace giusta, che sia equa per tutti. Chi vince ottiene di più. E questa guerra non fa eccezione. C’erano grandi aspettative su questo incontro, ma non ci si poteva aspettare che Putin partecipasse veramente: ha tenuto su di sé l’attenzione della comunità internazionale e poi ha inviato una delegazione di tecnocrati, senza grande margine di manovra.

È un segnale di speranza, anche se i russi, sui media, non hanno fatto altro che confermare le richieste che hanno sempre fatto finora. Gli occidentali vorrebbero prima un cessate il fuoco e poi l’avvio delle trattative di pace; Mosca si ostina ad affermare che occorre prima un trattato di pace serio e duraturo e poi il cessate il fuoco. Due posizioni completamente diverse.

Fermo restando che la situazione è complessa e che occorre tempo per trovare una soluzione, i russi in realtà stanno temporeggiando? Prendono tempo, ad esempio, per lanciare quell’offensiva che tutti, ucraini e americani, ritengono imminente?

Grandi risultati sul campo di battaglia non ce ne sono ancora. Si parla sempre di una progressione di qualche chilometro al giorno da parte russa, ma, stando ai diversi bollettini, anche gli ucraini sembrano tenere e continuano. Secondo l’intelligence ucraina, comunque, la Russia starebbe preparando una grossa offensiva, a questo punto dobbiamo dire nella tarda primavera o nella fase estiva. Credo, però, che Putin prenda tempo perché vuol far vedere al mondo, alla comunità internazionale, che è lui che regge il gioco. Per questo il portavoce del Cremlino, Peskov, dice che l’eventuale incontro con Trump va preparato. I russi non vogliono farsi dettare dagli altri i tempi delle trattative.

È a quello che alla fine si punta, a un faccia a faccia tra il presidente russo e quello americano?

Putin vuole parlare solo con Trump, escludendo tutti gli altri attori: l’Ucraina, la NATO e anche la UE e i Paesi volenterosi. E comunque continua ad affermare che, per arrivare a un accordo di pace definitivo, Kiev e l’Occidente devono accettare le sue proposte: disarmare l’Ucraina, alla quale verrebbe riconosciuto un numero limitato di uomini e mezzi; una dichiarazione che non farà mai parte dell’Alleanza Atlantica; e che Zelensky tolga tutti i provvedimenti restrittivi contro la popolazione russofona.

Putin sa che in Europa solo quattro o cinque Paesi continuano a sostenere l’Ucraina e che gli USA hanno in mente soprattutto l’Indo-Pacifico, e anche per questo è convinto di ottenere quello che vuole.

In questa prospettiva perché Putin ha fatto balenare l’idea che avrebbe potuto essere a Istanbul?

Tutto questo rientra nelle schermaglie diplomatiche e mediatiche. Putin ha tenuto quasi tutto il mondo, compreso il nuovo Papa, in sospeso, facendo sperare in un incontro con Zelensky, ma sapeva già che non si sarebbe mosso.

Anche se Trump e Putin si incontrassero, il presidente russo si aspetta che l’interlocutore americano gli dia ragione su tutto?

Putin non tornerà sui suoi passi. Dopo oltre tre anni di guerra e tutte le vittime che la Russia ha avuto, non può farlo.

Zelensky ha incontrato a Tirana Merz, Macron, Starmer e Tusk, telefonando anche a Trump. È teleguidato dai volenterosi?

Penso che, più che teleguidato dall’Europa, stia cercando di accreditare la tesi che Putin è un vigliacco perché non ha voluto incontrarlo. Vuole far vedere che non è succube di nessuno, si atteggia ancora a capo di Stato che ha un certo peso in questa situazione.

Ha annunciato il suo arrivo in Turchia sostenendo che si poteva dare una svolta alla guerra, poi però è arrivato mettendo come pregiudiziale una tregua di 30 giorni. Non è convinto neanche lui della possibilità di pace?

Zelensky deve rispondere al proprio staff, al proprio establishment e anche al suo Paese. Gli ucraini sono comunque stanchi di questa situazione conflittuale, ma non può dire che si è sbagliato e che accetta quello che impone Putin.

Insomma, nessuno può e vuole perdere la faccia, ma alla fine come si procederà? L’unica soluzione è veramente il confronto fra Putin e Trump? In fondo, per uscirne, anche il presidente americano dovrà vantare qualche risultato. Non potrà semplicemente dare ragione a Putin.

Non sarà facile trovare una soluzione. Trump dovrà poter dire che la pace l’ha decisa lui e che c’è qualcosa di positivo anche per l’Ucraina. Potrebbe chiedere una qualche forma di autonomia per le regioni contestate, anche se a Putin non credo andrà bene neanche il riconoscimento de iure della Crimea e de facto degli altri quattro oblast che rivendica, come ipotizzato nel piano proposto dagli americani. Vuole i territori che gli spettano, perché ritiene che siano suoi di diritto.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpVladimir PutinVolodymyr Zelensky

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