Gli USA hanno fatto bottino in Ucraina grazie all’accordo sullo sfruttamento delle risorse e delle infrastrutture, e ora lasciano a Erdogan il compito di mediare l’accordo tra Russia e Ucraina. Non possono rischiare di mettere a repentaglio i buoni rapporti con Mosca proprio ora che il Cremlino ha permesso loro di trattare con l’Iran per un accordo sul nucleare e di chiudere lo scontro con gli Houthi.
Tanto, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, la Turchia sta bene al Cremlino come mediatore. Anzi, tutti e tre, americani, russi e turchi, hanno un obiettivo comune: mettere fuori gioco l’Europa, che pagherebbe così a caro prezzo tutti gli errori commessi nella gestione del dossier ucraino. Ora che Putin e Zelensky potrebbero incontrarsi direttamente, giovedì in Turchia, bisognerà però trovare una soluzione per porre termine ai combattimenti. Per riuscirci, l’Ucraina dovrà cedere territori ai russi.
Putin e Zelensky potrebbero incontrarsi: c’è la possibilità che riescano a intendersi?
L’incontro fra Putin e Zelensky non è una novità da poco, anche se sulle trattative ci sono diverse considerazioni da fare. Gli Stati Uniti, dopo la firma dell’accordo sui minerali con l’Ucraina, sembrano non vedere l’ora di delegare a qualcun altro il negoziato. Una volta stabilito che risorse e infrastrutture ucraine sono in mano loro, gli americani hanno fatto capire chiaramente che avrebbero ceduto volentieri ad altri il compito della ricerca della pace a ogni costo.
Così è stato con Erdogan, che del resto è stato chiamato in causa anche da Putin, in un gioco delle parti in cui lo stesso Trump ha tutto l’interesse a valorizzare la Turchia. L’obiettivo di tutti, infatti – americani, russi e turchi – è di tagliare fuori l’Europa.
Perché sarebbe un obiettivo comune?
Putin degli europei non vuole saperne: non si fida, li considera traditori perché non hanno difeso le prerogative che aveva con l’Ucraina. Gli americani li vogliono tenere come paria soggiogati e i turchi vogliono dimostrarne l’irrilevanza. Il fatto che i negoziati passino ad Ankara rappresenta la disfatta ulteriore di un’Europa che non conta nulla, da cui partono diktat poco credibili come quello sulla tregua di 30 giorni che i russi dovrebbero concedere. La risposta di Mosca, che ogni giorno guadagna terreno, è che ci penseranno solo quando l’Ucraina accetterà la cessione di cinque regioni, inclusa la Crimea, e smetterà di parlare di adesione alla NATO.
Il piano presentato da Trump, che prevede la cessione de iure della Crimea e quella de facto di altri quattro territori, può essere una base di discussione tra Russia e Ucraina?
Potrebbe. Putin ha la forza militare e politica per pretendere da Zelensky non solo il riconoscimento della Crimea alla Russia, ma anche l’annessione delle altre quattro regioni. Il che vuol dire imporre agli ucraini di ritirarsi da lì, oppure, con una versione un po’ più morbida per l’Ucraina, il congelamento del fronte nelle attuali posizioni, anche se molte località sono circondate dai russi e sarà difficile stabilire quali territori devono finire da una parte o dall’altra. Giorni fa si diceva che gli ucraini volevano una buffer zone; i russi potrebbero anche accettarla, ma utilizzando il territorio ucraino, non quelli conquistati.
Zelensky può rifiutarsi di cedere i territori?
Per tenere in piedi lo Stato ucraino non potrà farlo. E questo è il suo punto debole, perché gli ultranazionalisti, i battaglioni Azov, Aidar, e non solo loro, non saranno d’accordo. Non a caso Zelensky vive protetto da un migliaio di contractor britannici, come tutta la zona centrale di Kiev. Il presidente ucraino ha un ruolo che in Ucraina potrebbe essere inviso a tanti: ai militari stanchi di farsi massacrare per perdere terreno senza prospettive di vittoria, ai gruppi nazionalisti che non accetterebbero cessioni territoriali.
Cosa può chiedere ai russi per rendere la sconfitta in qualche modo accettabile?
L’Ucraina i risultati li ha già portati a casa. Tre giorni prima che i russi attaccassero (24 febbraio 2022, nda), ha bombardato pesantemente il Donbass, un’azione classica che anticipava un’offensiva per scalzare i secessionisti. I russi sono entrati in Ucraina pensando di fare una scampagnata, e invece si sono impantanati in una guerra che dopo tre anni li ha portati a conquistare il 21% del territorio ucraino.
Il risultato di Zelensky è che l’Ucraina esiste ancora come Stato e che gli europei si sono impegnati a sostenerlo e a ricostruire il Paese. Certo, ha dovuto cedere agli americani il controllo di tutte le risorse e delle infrastrutture strategiche, ma in cambio ha ottenuto il sostegno USA, anche se non più gratuito, per le sue forze armate.
Zelensky va a incontrare Putin perché sa che ormai ha tutto da perdere a non farlo?
Le prospettive oggi, l’ha detto bene l’ex consigliere di Zelensky, Arestovich, sono due: o negozi oggi e perdi il 21% del territorio, cioè 5 regioni, o continui a combattere e fra 6 mesi arrivi a un punto in cui devi accettare di perderne di più. Se poi l’esercito ucraino collassasse, rischierebbe di perdere territori anche a ovest: l’SBU (servizi di sicurezza, nda) ha arrestato agenti ungheresi che stavano valutando la consistenza delle forze armate ucraine nei territori di confine.
L’Ungheria ha una sua minoranza in Ucraina, in Transcarpazia. Se ci fosse un tracollo ucraino, anche la Romania potrebbe cercare di riprendersi la Bucovina, e i polacchi potrebbero fare lo stesso con Volinia e Galizia.
Nell’accordo sui minerali gli USA prevedono un’assistenza militare nei confronti degli ucraini. Perché i russi non la contestano se vogliono un’Ucraina senza truppe straniere?
Nell’accordo non si parla più di doni americani per sostenere la guerra alla Russia, ma di forniture militari che l’Ucraina pagherà con le sue risorse. Siamo in un contesto che non è più a sostegno della guerra, ma di mantenimento di capacità militari. E quali capacità militari l’Ucraina potrà avere dopo la guerra sarà oggetto del negoziato.
Visto che l’adesione alla NATO è impossibile, sarà su questo punto che si giocherà la trattativa?
La Russia pretende un’Ucraina che non abbia capacità militari offensive spiccate, che possano impensierire Mosca. Che non abbia, per esempio, missili da crociera. Esattamente l’opposto di quello che prevedono i piani europei di aiuto, che vogliono rafforzare gli ucraini per renderli in grado di colpire.
L’Europa, d’altra parte, sull’Ucraina si gioca la sua sopravvivenza: ha fatto talmente tanti errori che oggi, se la sconfitta dell’Ucraina fosse palese e manifesta, sarebbe anche la sconfitta della von der Leyen e delle sue due commissioni, che hanno distrutto la UE mettendola in ginocchio. Sarebbe anche una sconfitta della NATO, nella quale gli europei servono agli americani solo come acquirenti delle armi USA.
Lasciando a Erdogan il compito di mediare, i rapporti USA-Russia come saranno?
Lo sganciamento americano dai negoziati dipende dal fatto che, stretto l’accordo con l’Ucraina, non vogliono rischiare di litigare con i russi. Da quando Washington e Mosca sono tornate a parlarsi, magicamente l’Iran ha negoziato il suo programma nucleare con gli americani e gli Houthi hanno trovato un accordo con gli USA, ma solo dopo che Teheran ha detto pubblicamente che i colloqui con gli statunitensi sono positivi. Il grande alleato della Russia, l’Iran, ha avuto il via libera da Putin a negoziare con Trump, che ora, in Ucraina, non vuole scontrarsi con la Russia sui dettagli dell’accordo di pace.
Il legame fra Trump ed Erdogan è sempre più stretto anche in Medio Oriente. È così?
L’espansionismo turco nel Mediterraneo, come in Asia, è un ulteriore freno a qualunque ambizione europea. E questo nel momento in cui Trump pensa di abbandonare Netanyahu, perché invece di aiutarlo a negoziare lo sta portando alla guerra perenne, arrivando addirittura a dire di poter riconoscere lo Stato di Palestina. In questo caso, le aperture che incasserebbe in tutto il mondo islamico – da quello arabo alla Turchia – sarebbero veramente tante.
(Paolo Rossetti)
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