USA e Russia continuano i loro colloqui, non solo sull’Ucraina, e si avvicinano sempre di più, tanto che ormai c’è un’identità di vedute su come chiudere la guerra. Lo hanno ribadito l’inviato USA Steve Witkoff e Vladimir Putin dopo un incontro a Mosca. Trump continua a ripetere che Zelensky sa di aver perso la Crimea e insiste perché Kiev accetti di riconoscere la sovranità dei russi sulla regione, oltre a cedere di fatto anche gli altri quattro oblast conquistati con il conflitto iniziato nel febbraio 2022.
Al piano USA, come evidenziato dalla Reuters in un’analisi comparata, se ne contrappone invece uno ucraino preparato presumibilmente con l’aiuto di inglesi e francesi, nel quale si rifiuta la concessione dei territori e non sono previste restrizioni per la futura difesa di Kiev.
Di fatto, però, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, all’Ucraina di Zelensky, con sempre meno uomini e sempre meno armi, resta solo un’alternativa: accettare il piano di Trump o cedere altri territori ai russi.
Eppure l’Ucraina continua a combattere, anche attraverso attentati come quello che a Mosca ha ucciso un generale russo. Zelensky politicamente non vuole presentarsi al Paese come il presidente che cede alla Russia, militarmente però è destinato a veder peggiorare la situazione.
Witkoff e Putin hanno ribadito la sostanziale coincidenza di vedute sulla questione ucraina, parlando anche di altri dossier. Trump continua a ripetere a Zelensky che la Crimea è russa. Dall’altra parte gli ucraini, appoggiandosi a francesi e inglesi, si oppongono al piano di pace del presidente americano. A che punto sono realmente i negoziati per l’Ucraina?
Mi pare evidente che ci sia una intesa fra russi e americani che riguarda tante situazioni e non solo quella ucraina. I negoziati fra USA e Iran sul programma nucleare di Teheran sono iniziati e sembrano procedere positivamente anche per l’intervento di Putin. Trump, se vuole raggiungere un’intesa, ha bisogno di lui perché ormai russi e iraniani sono alleati strettissimi.
Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, il presidente USA ha avanzato una proposta molto pragmatica, che si basa sull’andamento delle operazioni militari: l’Ucraina deve riconoscere, come farà anche l’America, che la Crimea è russa. D’altra parte, Mosca l’ha occupata 11 anni fa, la popolazione che ci vive è russa e, prima che fosse concessa all’Ucraina, quando era all’interno dell’URSS, la regione era russa.
La proposta americana è di confermare de jure la Crimea come territorio russo e di considerare de facto di Mosca il resto del territorio occupato dai russi nella guerra. L’Ucraina però non accetta né il primo punto né il secondo: che strategia persegue?
Oltre al riconoscimento giuridico della Crimea come russa, il piano prevede un riconoscimento di fatto delle quattro regioni occupate dalla Russia: il Lugansk, acquisito completamente, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, presi al 70-80 per cento.
C’è stata una disponibilità russa ad accettare un accordo che si basasse sul congelamento del fronte, tenendosi quindi i territori che controlla ora. Il problema è che l’Ucraina, con il palese supporto della UE, di Francia, Gran Bretagna e forse anche della Germania, non è disposta a riconoscere queste cessioni territoriali. Trump, però, ha detto chiaramente a Zelensky che non ha le carte per dettare le condizioni e quindi deve accettare quello che gli è stato proposto.
Ma se Zelensky continua a farne una questione di principio, lasciando aperta l’opzione militare, cosa rischia?
La situazione l’ha spiegata bene Arestovich, ex consigliere di Zelensky: l’Ucraina può accettare oggi di perdere quattro regioni più la Crimea, il 20 per cento del territorio nazionale, oppure continuare a combattere e fra qualche mese perderne sette. Questa è l’opzione. La cosa paradossale è che l’Europa sta cercando ancora di svuotare il piano di pace di Trump, ma non ha la capacità di offrire all’Ucraina alternative militari credibili.
Dal punto di vista militare, quali sono le prospettive se non si arriva a un accordo?
A maggio, lo dicono gli ucraini stessi, sono previste offensive russe su diversi fronti. L’Ucraina, in prospettiva futura, sarà sempre più debole, avrà sempre meno truppe e sempre meno addestrate, diminuiranno armi e munizioni perché l’Europa non ha nulla da dare, mentre gli americani potrebbero defilarsi dal negoziato puntando invece sui vantaggi che emergono dagli accordi con la Russia.
Gli ucraini potrebbero essere sostenuti dagli europei?
L’Europa mi pare che stia navigando a vista, senza una prospettiva reale. Il Times oggi dice che la Gran Bretagna sta pensando di non mandare truppe in Ucraina, ma solo istruttori per addestrare i soldati. L’Europa, insomma, si sta dimostrando ancora una volta una nullità, ma soprattutto ha un atteggiamento politico suicida.
Concretamente, che territori potrebbe perdere in più l’Ucraina?
A Mosca non interessa occupare tutta l’Ucraina, ma l’area a est del Dnepr e a sud, inclusa Odessa, per creare una continuità territoriale con la Transnistria. Per questo all’Ucraina oggi conviene accettare un accordo.
Se Zelensky assecondasse il piano Trump, che reazioni potrebbero esserci in Ucraina?
Accettando un accordo del genere probabilmente perderebbe la sua leadership. Non solo, le milizie di stampo “banderista”, nazista, che si richiamano a Stepan Bandera, alleato del Terzo Reich nella Seconda guerra mondiale, potrebbero non prenderla bene. L’Europa, invece, non accetta la proposta Trump perché significherebbe sancire la sconfitta dell’Ucraina e con essa quella della UE, oltre che della NATO.
USA e Russia, intanto, indipendentemente dal dossier Ucraina, procedono nella normalizzazione dei rapporti. A che punto sono?
L’incontro Witkoff-Putin non fa altro che confermare che gli americani e i russi ormai sono sulla stessa linea. L’intesa fra russi e americani per normalizzare i rapporti è fondamentale nella politica di Trump, nell’ambito della quale c’è anche il negoziato per l’Ucraina.
Gli americani, comunque, non hanno presentato un piano agli ucraini per trattare. Sembra di capire che non c’è altra soluzione rispetto a quella rappresentata nella proposta avanzata in questi giorni. Non si schioderanno da lì?
L’approccio di Trump è pragmatico. Si è arrabbiato con Zelensky nello Studio Ovale perché il presidente ucraino cercava di dettare delle condizioni quando non era in grado di pretendere niente. La fotografia della situazione militare è un’Ucraina sempre più debole con una Russia sempre più forte, al punto che su un canale Telegram si parla di un piano del generale Sirsky che prevede una ritirata strategica degli ucraini per accorciare il fronte, il che lascerebbe altre due o tre regioni, incluse Dnipropetrovsk e Kharkiv, ai russi. Non c’è una sola possibilità che gli ucraini possano riconquistare la Crimea o i territori perduti.
A Mosca c’è stato un attentato, in cui è morto il generale russo Yaroslav Moskalik. Una conferma che gli ucraini hanno in mente di continuare la guerra?
Fino a che la guerra continuerà, i russi andranno avanti a bersagliare le basi militari e le aziende della difesa ucraina e gli ucraini continueranno a utilizzare gli strumenti che hanno, inclusi i loro droni o i gruppi di sabotatori e di attentatori che si spingono in territorio russo. Questa guerra vede contrapporsi due popoli che sono cugini, fratelli. Ci sono tantissimi ucraini che vivono in Russia e tantissimi russi con origini ucraine che vivono in Ucraina. Questo ha permesso fin dall’inizio di questa guerra a entrambe le parti di avere informatori ed eventualmente anche agenti su due lati.
(Paolo Rossetti)
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