Terzo capitolo della saga violenta che ha conquistato il mondo: il Gioco cinico, metafora della società e della competizione spietata chiude il cerchio.
Arrivato su Netflix nel 2021 quasi in punta di piedi, Squid Game ha raggiunto la terza stagione grazie a un successo travolgente, probabilmente inaspettato persino per il suo creatore, Hwang Dong-hyuk. Era l’anno successivo alla pandemia da Covid, e in Italia la serie non era stata nemmeno doppiata: caricata sulla piattaforma in lingua originale con i sottotitoli, era passata inizialmente inosservata. Poi, l’incredibile sorpresa: il pubblico, ancora provato dal lockdown e dalle conseguenze psicologiche della pandemia, ne fu completamente rapito.
In poco tempo Squid Game è diventato un fenomeno cult, nonostante – o forse proprio grazie a – una trama tanto semplice quanto inquietante. Il racconto prende spunto da un gioco per bambini molto popolare in Corea del Sud negli anni Settanta, il “gioco del calamaro”. Nella serie, però, questo gioco assume una connotazione letale, trasformandosi in una spirale di violenza fredda e spietata. Ma, si sa, gli esseri umani sono strani.
E così quello che ormai è una serie televisiva famosa in tutto il mondo arriverà, sempre su Netflix, con il terzo capitolo il 27 giugno. Una meta verso cui questo fenomeno globale, emblema della narrazione distopica moderna, è arrivato non senza fatica. La seconda stagione ha deluso un pò, e adesso ci sono grandi aspettative sull’ atteso gioco finale. E’ sicuro che i fan cadranno in un abisso ancora più profondo di crudeltà, complotti e disperazione. Non c’è mai fine alla pazzia.
Tuttavia, per lo meno si chiude il cerchio con il compimento del racconto di Seong Gi-hun e del sistema letale che l’ha trascinato nell’inferno del Gioco. L’annuncio dell’ultima stagione ha diviso il pubblico tra entusiasmo e malinconia. Da un lato, l’attesa per il nuovo capitolo è alle stelle; dall’altro, la consapevolezza che sarà l’ultimo atto lascia un velo di amarezza. Proprio il trailer ufficiale rilasciato in queste ore alimenta attese e inquietudini.
Un trailer che mette i brividi
Un crescendo di tensione, costruito con ritmo implacabile, alterna immagini di giochi sempre più spietati a volti segnati dal dolore. Ma ciò che colpisce di più è l’atmosfera: claustrofobica, delirante, visivamente più cupa delle stagioni precedenti. Un chiaro segnale che, questa volta, non ci saranno più regole non scritte. Per chi soffre d’ansia dovrebbe evitare.

La sequenza più agghiacciante? Il ritorno delle famigerate bambole, ora in coppia: Young-hee non è più sola e, insieme al suo “fidanzato”, sembra pronta a fare strage. Si susseguono scene su binari sospesi, salti della corda mortali, labirinti di sangue e ambienti scolastici trasformati in camere di tortura psicologica. E al centro di tutto, sempre lui: il concorrente 456.
Gi-hun appare segnato, provato, persino pericolosamente sull’orlo del suicidio. Le immagini lo mostrano ammanettato, sofferente, e poi elegantemente vestito come ai tempi della finale della prima stagione. Ma soprattutto, lo vediamo affrontare il Front Man, figura chiave che torna con nuovi misteri e domande taglienti: “Hai ancora fiducia nelle persone?” Squid Game 3 alza l’asticella. Non solo per la violenza fisica, ma anche per l’intensità psicologica. Il trailer non svela troppo, ma fa intendere che i partecipanti dovranno affrontare prove al limite del sopportabile, sia in termini mentali che morali. Un labirinto in stile videogioco, stanze infantili usate per giochi sadici, e uno scenario generale conferma l’escalation incontrollata.
Molte delle dinamiche, già intraviste nella seconda stagione, trovano qui il loro completamento. Il Gioco si è evoluto in un sistema auto-protettivo, una macchina del male che reagisce alle minacce con astuzia e brutalità. E chi osa opporsi – come Gi-hun – ne paga un prezzo altissimo.
Hwang Dong-hyuk, ha scritto la seconda e terza stagione come un unico arco narrativo. Una scelta che garantisce coerenza e tensione crescente, e che spiega anche la struttura più compatta della seconda parte. Ora che tutto converge verso l’epilogo, lo showrunner ha l’occasione di concludere la sua opera più potente con un atto finale che promette di lasciare il segno.