Facevano sesso nel cimitero, con veri e propri festini organizzati nei minimi dettagli: un episodio di cronaca raccapricciante, ma realmente accaduto a Sezze, Comune ubicato in provincia di Latina, nel Lazio, dove un’inchiesta avviata dalla locale Procura della Repubblica ha permesso di arrestare undici persone e iscrivere quindici nominativi nel registro degli indagati. Alle prime luci dell’alba della giornata odierna, giovedì 18 marzo, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Latina hanno condotto a termine l’operazione ribattezzata “Omnia 2”, che ha fatto emergere un vero e proprio scenario a luci rosse, con annesso giro di prostituzione all’interno di un’abitazione situata nel cimitero.
Stando a quanto filtra da alcuni organi di informazione locale, fra le persone che sono rimaste coinvolte nell’indagine figurerebbero non soltanto dipendenti pubblici, bensì anche i titolari di alcune agenzie di pompe funebri del territorio. I provvedimenti emessi sono scattati per “molteplici delitti contro la pubblica amministrazione, la pietà dei defunti e contro la persona”.
FESTINI NEL CIMITERO: INDAGINE DELLA PROCURA
In merito ai festini nel cimitero, le prime indagini sono scattate nel 2019 e hanno come figura protagonista il custode, che in passato era già stato indagato per lo stesso motivo. Infatti, non solo sul sesso è imperniata questa operazione della Procura di Latina: l’uomo avrebbe infatti anche indotto, con l’aiuto del funzionario di un Comune, alcuni privati a versare cospicue somme per garantire la sepoltura dei propri cari. Inoltre, il custode si sarebbe fatto pagare anche dalle imprese funebri, che attraverso di lui rimediavano lavori edilizi oppure di mera decorazione delle tombe. Non pago, avrebbe anche dato il via libera alla traslazione di alcuni cadaveri, che sarebbero poi stati mischiati in altre tombe con il solo intento di fare spazio, e alla rivendita di fiori adoperati soltanto ventiquattro ore prima per altri funerali. Infine, il protagonista di questa vicenda avrebbe anche reiterato alcune minacce nei confronti di quanti volessero ristrutturare la tomba di famiglia affidando i lavori a ditte esterne o, comunque, diverse da quelle a lui care.