Stefano Mainetti è il marito di Elena Sofia Ricci, l’attrice italiana di tantissime fiction di successo come “Che Dio ci aiuti”, “Vivi e lascia vivere” e tante altre. Un amore importante quello che lega l’attrice al compositore e direttore d’orchestra suggellato anche dalla nascita di una figlia di nome Maria. Classe 1957, Mainetti si è formato professionalmente presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma studiando con i maggiori poeti e compositori italiani del Novecento. Nel 2010 è il direttore della Royal Philarmonic Orchestra di Londra, mentre sette anni dopo si è occupato di un importante progetto per il museo MAXXI. Un vero e proprio talento, Mainetti è conosciuto non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo; una fama che gli ha permesso di vincere diversi premi e riconoscimenti di prestigio. In pochi sanno che Stefano è lo zio di Gabriele Mainetti, regista e attore di successo conosciuto dal grande pubblico per il film “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Con Elena Sofia Ricci formano una coppia molto affiatata e complice e insieme condividono la passione per la musica e lo spettacolo.
Stefano Mainetti: il lockdown con Elena Sofia Ricci
Proprio con Elena Sofia Ricci, Stefano Mainetti ha vissuto il periodo del lockdown dello scorso marzo, un momento storico che ha segnato tutti noi. Intervistata da Il Foglio, il direttore di orchestra ha precisato: “bisogna prendere il lato positivo di questo lockdown, dobbiamo riscoprire le cose semplici”. Durante la pandemia Stefano si è dedicato alla cucina e parlando proprio dei giorni vissuti con la famiglia ha raccontato: “in casa siamo in quattro e abbiamo un’armonia interna abbastanza collaudata. La convivenza coatta e forzata ha dei suoi limiti, ma è ovvio che ci sia spazio anche per la barzelletta che ci porta a dire che non ci si sopporta più e frasi simili”. Il direttore di orchestra non nasconde però che la grande mancanza durante il lockdown è stata la possibilità di poter uscire liberamente. Sul finale però ha lanciato una riflessione importante: “bisogna essere consapevoli che siamo consapevoli della storia. Non bisogna lasciarsi scivolare addosso il significato né il dolore di quello che sta succedendo”.