Nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcano in Sicilia. A Contrastarli, dal cielo, c’è anche l’aviatore Roberto Crespi. Ecco la sua storia

Nella notte tra il 9 e 10 luglio 1943 inizia l’Operazione Husky: l’invasione della Sicilia, un piano ideato dal generale Harold Alexander che coinvolge oltre 160mila uomini. ​

L’VIII Armata del generale Bernard Law Montgomery, costituita da britannici e canadesi, sbarca sulla costa orientale, in un tratto di costa di circa 50 chilometri compreso tra Siracusa e Santa Maria del Focallo (una spiaggia che per la sua conformazione assomiglia incredibilmente a quella di Utah Beach in Normandia), risalendo la costa orientale verso Siracusa, Augusta e Catania.



La VII Armata americana, con la 45esima Divisione di fanteria del generale George Patton, sbarca sulla costa meridionale dell’isola che va da Licata a Scoglitti, lungo un’ottantina di chilometri nel Golfo di Gela, dove si verificano i combattimenti più violenti con le truppe italiane e tedesche.

Gli americani si muovono verso nord giungendo a Agrigento il 16 luglio, a Enna il 20 e a Palermo il 22. All’inizio di agosto i tedeschi, che hanno preso il comando delle operazioni dell’Asse, decidono di ritirarsi con un piano di evacuazione completato a metà mese. ​Il 17 agosto gli alleati entrano a Messina.



Per contrastare lo sbarco viene impiegato sia il Regio Esercito, sia la Regia Aeronautica. I piloti degli aerosiluranti italiani attaccano le navi che riforniscono le truppe alleate. Tra di loro c’è Roberto Crespi, scomparso nel 2011, uno degli ultimi piloti viventi della Regia Aeronautica.

L’ho incontrato personalmente nel 2009 a Varese, alla presentazione del suo libro di memorie. In seguito, ho avuto la fortuna di poter approfondire personalmente la sua conoscenza, di frequentare la sua casa insieme alla figlia Paola, e di sentire dalla sua viva voce i racconti della sua lunga carriera di pilota.



Nel dicembre del 1938, all’età di 20 anni, dopo aver frequentato un corso di volo a vela, Crespi si arruola nella Regia Aeronautica, conseguendo il brevetto di pilota il 22 dicembre 1939. Dal 1940 al 1943, con il grado di Sottotenente Pilota di Complemento, partecipa alla campagna del Mediterraneo ai comandi di un Savoia Marchetti S.79 della 204a Squadriglia, 41esimo Gruppo Autonomo Aerosiluranti.

Durante lo sbarco alleato in Sicilia porta a termine due pericolose missioni, in seguito alle quali è decorato con una Medaglia d’argento al valor militare sul campo, e promosso in servizio effettivo per meriti di guerra, con la seguente motivazione: “Capo equipaggio di un aereo siluratore, attaccava con estrema decisione un convoglio nemico fortemente scortato, colpendo ed affondando un piroscafo di 8.000 tonnellate. In altra audace missione silurava da brevissima distanza un mercantile da 5.000 tonnellate e sosteneva, con l’apparecchio gravemente colpito, reiterati attacchi della caccia nemica, rientrando alla base dopo lunga e difficoltosa navigazione. Esempio di perizia e di dedizione al dovere. Cielo della Sicilia, 12-13 luglio 1943”

Dopo l’8 settembre 1943 Roberto Crespi decide di seguire gli ordini del Re, per il quale ha prestato giuramento come ufficiale, e si unisce alle forze cobelligeranti. Presta servizio nel 132esimo Gruppo dello Stormo Baltimore con il quale, a partire dal 1944, partecipa alla campagna dei Balcani.

Il suo Martin Baltimore A-30A, matricola FW821, chiamata radio “Grappa 10”, portava dipinto sulla prua un “Fiorellino”, soprannome con il quale è passato alla storia nel reparto di volo e presso tutti coloro che lo hanno conosciuto. Il 24 agosto del 1944 presso l’aeroporto di Campo Vesuvio, vicino ad Ottaviano, è testimone dell’incidente nel quale perde la vita il Maggiore Carlo Emanuele Buscaglia, ed è uno dei primi a tentare di portargli aiuto.

Alla fine della guerra Crespi prosegue la carriera militare in servizio permanente effettivo nell’Aeronautica Militare Italiana come comandante dell’ottavo Gruppo Caccia, Seconda Aerobrigata. I tempi sono cambiati e gli aerei sono quelli a reazione. Il suo primo jet è un F-86 Sabre. Nominato Vicecomandante della Sesta Aerobrigata “Diavoli Rossi”, vola con l’F-84F Thunderstreak e con l’F-104G Starfighter.

Termina la sua carriera come comandante del reparto volo della 1a Regione Aerea. Si congeda dall’Aeronautica all’età di 53 anni, con il grado di Generale di Squadra Aerea. Si tratta del più alto grado tra gli ufficiali generali dell’Aeronautica Militare, corrispondente al Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito e all’Ammiraglio di Squadra della Marina Militare.

Dopo una vita passata ai comandi di aerei da combattimento, Crespi non appende al chiodo le ali da pilota. Ha ormai il volo nel sangue e per altri 19 anni lavora alla Aeronautica Macchi come dirigente e in seguito consulente tecnico per questioni operative legate ai corsi dei piloti ed ai manuali. Dal 1981 al 1989 è presidente della sezione di Varese dell’associazione Arma Aeronautica. Nel 2009, all’ età di 91 anni, pubblica le sue memorie nel volume autobiografico Il Gobbo Maledetto ed il Baltimore (Macchione).

Nel corso della sua lunga carriera aeronautica Roberto Crespi ha totalizzato 3.300 ore di volo su 34 tipi diversi di velivoli civili e militari, ha conseguito il brevetto di Navigatore NATO, si è diplomato alla Scuola di Guerra Aerea e al corso superiore Stati Maggiori Interforze.

Tra le altre decorazioni che gli sono state conferite, oltre alla Medaglia d’argento al Valore Militare e la Promozione per Merito di Guerra, è opportuno ricordare le tre Croci di Guerra, la Medaglia Militare Aeronautica d’Oro di Lunga Navigazione conferitagli dal Ministero della Difesa nel 1960, la Medaglia d’Oro Lungo Servizio, e la Croce di Cavaliere Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, conferitagli nel 1965. Crespi si è spento all’età di 93 anni la notte del 17 agosto 2011 a Varese, la città dove era nato, e dove aveva passato tutta la vita insieme alla moglie Lida Tamborini e le sue tre figlie Paola, Gianna e Luisa.

Tra il 2009 ed il 2011 ho avuto occasione di incontrare più volte Roberto Crespi durante i suoi ultimi anni di vita. Per la sua disponibilità a condividere il suo tempo con me e con gli amici che insieme a me lo hanno conosciuto, sento per lui un debito di riconoscenza. Nel ricordarlo voglio citare la dichiarazione alla stampa fatta dalla figlia Paola in occasione del suo funerale: “È stato un grande patriarca, un giusto con la G maiuscola. Un uomo biblico, con una rettitudine e una moralità ineccepibile. Duro, non facile, che non è mai sceso a compromessi, ma anche generosissimo, specie con chi aveva poco”.

Conservo il ricordo di lui a casa sua a Varese, davanti ad un computer dove insieme ad alcuni amici appassionati di volo gli abbiamo fatto provare un simulatore di aerei della Seconda guerra mondiale: con il tocco leggero del pilota di professione e con un occhio agli strumenti ci spiegava pazientemente come evitare che in virata l’aereo perdesse quota. Ed è così che mi piace ricordarlo, ancora ai comandi del suo aeroplano. Buon volo, Generale Crespi!

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