La grande stagione che Matteo Berrettini ha appena concluso può far esplodere la passione del tennis nelle nostre giovani leve? E’ una domanda che chi segue e pratica lo sport, chi si dedica anima e corpo al suo sviluppo o anche chi semplicemente lo racconta (come il sottoscritto) ha ben presente: un Berrettini non nasce per caso, può magari essere baciato da un talento di base ma certamente ha bisogno lui pure, di lavoro e prima ancora mezzi per emergere. C’è una frase di Kevin Durant – che non ha bisogno di presentazioni – che ben sintetizza il concetto: “Il duro lavoro batte il talento, se il talento non lavora duramente”. Un gioco di parole che rappresenta, o almeno dovrebbe, un punto di partenza per tutti i giovani e giovanissimi che si approcciano al mondo dello sport: un motto che al Liceo Linguistico William Shakespeare, con sede a Crema in Lombardia, hanno fatto proprio. Per questo anno scolastico la professoressa di scienze motorie, Maria Grazia Maggi, ha deciso di insegnare tennis nelle sue ore di educazione fisica: le abbiamo fatto qualche domanda per capire come sia nato questo progetto (che noi chiameremo “Storie di tennis”, sperando di poterne raccontare altri), e il perchè questo sport possa essere veicolo di insegnamenti non solo tecnici o motori ma anche e soprattutto educativi.
Perchè hai deciso di insegnare tennis a scuola? Una delle mie priorità nell’ambito dell’insegnamento di Scienze Motorie ai ragazzi del liceo linguistico è quella di far conoscere loro il più possibile e, di conseguenza, provare a fare sperimentare attività “nuove”. Soprattutto in questa fascia di età nella quale, purtroppo, sono pochi gli alunni che praticano ancora uno sport nelle ore pomeridiane è importante uscire dall’automatismo maschi: calcio, femmine: danza e, azzardando, pallavolo, quindi spazio a tutto ciò che posso far loro scoprire.
Dal punto di vista fisico, in cosa aiuta maggiormente il tennis? Nonostante quello che si pensa comunemente, il tennis, secondo me, è uno sport completo. Mi spiego: coordinazione segmentaria, coordinazione oculo/manuale, equilibrio, tempismo, ritmo, percezione spazio-tempo… per non parlare di resistenza, velocità, potenza sono le capacità coordinative e condizionali che si utilizzano
Credi che la presentazione fatta a scuola prima di iniziare abbia aiutato? (Ndr: chi scrive ha passato qualche ora con i ragazzi introducendoli brevemente a storia e regolamenti del tennis) Certamente presentare un’attività, per molti ragazzi nuova o addirittura sconosciuta, aiuta. E’ importante collocare nella storia e nel tempo ciò che si studia o affronta e lo sport è storia! Si sono poi create l’aspettativa e la curiosità di provare.
Dopo due mesi di lezioni, come pensi stia andando? Direi che sta andando molto bene, non stanno nascendo campioni e non è assolutamente ciò che voglio! Ma vedo i ragazzi contenti di ogni loro piccolo miglioramento, dopo aver sbagliato (e sbagliano tanto) non si nascondono, ma riprovano. Proprio loro mi hanno fatto capire che avrebbero voluto prolungare i tempi del corso (doveva concludersi a metà dicembre e invece sarà prolungato fino a fine gennaio) e anche i genitori durante i colloqui mi hanno riferito che a casa ne parlano in termini entusiastici.
Trovi che i ragazzi abbiano cambiato la loro percezione sul tennis? In parte credo di sì: la prima lezione erano timorosi, era più forte la paura di non riuscire della voglia di provare. Ora si stanno rendendo conto che sì, è uno sport difficile, ma per giocare con gli amici e sfidare se stessi è divertente. Un’altra cosa è che alcuni di loro mi sembrano anche più attenti alla “vicenda” tennis, mi chiedono se ho visto questa o quella partita… commentano… si informano.
Hai sempre detto che lo sport è soprattutto cultura e lavoro: spiegaci meglio questo concetto… Lo sport è sicuramente lavoro, fatica, impegno. Può risultare banale, ma in un periodo in cui soprattutto i ragazzi hanno la percezione che tutto è dovuto, facile e la fatica per raggiungere un obiettivo è troppo, il mettercela tutta per riuscire a fare 4/ 5 scambi con una pallina è educativo. Non sempre i miei alunni, e non solo loro, guardando alla tv un campione capiscono fino in fondo tutto il lavoro che c’è dietro e allora… facciamoli provare! Poi, lo sport è sicuramente la storia e la cultura di una nazione. A me piace tantissimo raccontare come dei giochi popolari a fine 800 siano diventati degli sport con regole precise, come grandi personaggi sportivi siano stati grandi persone e abbiano contribuito a segnare la propria epoca (Bartali, Alì, Owens, Zanardi o Bebe Vio). Lo sport nonè un mondo a sè, un’isola felice… è il mondo.