La richiesta del sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, alla procura generale è chiara: il caso della strage di Erba va riaperto, perché Olindo Romano e Rosa Bazzi “sono vittime di un errore giudiziario“. Lo scrive nel documento di 58 pagine di cui l’AdnKronos è in possesso, in cui si chiede di riaprire il fascicolo e, di conseguenza, di ritrasmettere gli atti alla Corte d’appello di Brescia. Trattandosi di una vicenda che si è chiusa 16 anni fa con sentenze definitive, la svolta potrebbe essere clamorosa. Decisivi sarebbero i nuovi atti prodotti dal pool di avvocati dei coniugi condannati per la strage del 2006.
La convinzione di Tarfusser è che Mario Frigerio, l’unico testimone sopravvissuto alla strage che costò la vita a Raffaella Castagna, al figlio Youssef, a sua madre Paola Galli e alla vicina di casa Valeria Cherubini, ebbe una “falsa memoria” nell’identificare Olindo Romano come il suo aggressore. Il sostituto procuratore nella richiesta di revisione scrive che “moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai giudici, a giudicare inattendibile la prova del ‘riconoscimento’, fortemente dubbia la prova della ‘macchia di sangue’ e indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le ‘confessioni’, trattate invece alla stregua di prove regine“. Si sostiene, inoltre, che “le dichiarazioni auto accusatorie” di Olindo Romano e Rosa Bazzi “sono da considerarsi false confessioni acquiescenti. Tali conclusioni si fondano sui più recenti ed avanzati dati scientifici che corrispondono ai criteri che, se mancanti, rendono le confessioni, false confessioni“.
“OLINDO ROMANO E ROSA BAZZI DEVONO ESSERE PROSCIOLTI”
Le tre prove (riconoscimento del testimone, macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo e le confessioni dei coniugi) secondo il sostituto procuratore generale sono maturate in un “contesto che definire ‘malato’ è fare esercizio di eufemismo“. Cuno Tarfusser le definisce considerazioni e osservazioni che “se approfondite e valutate, avrebbero già sin dal giudizio di primo grado potuto portare ad un diverso esito processuale, ma che oggi probabilmente da sole non avrebbero la forza necessaria per infrangere il giudicato“. Comunque, sono in grado “di tracciare un netto punto di partenza, la base, su cui si innestano gli accertamenti tecnico-scientifici che attraverso tecniche e metodologie nuove e più sofisticate valutate unitamente agli elementi già in atti, valutati e non valutati, dimostrano che gli imputati devono essere prosciolti“. Il testimone Mario Frigerio, morto alcuni anni fa, nel corso della degenza ospedaliera manifestò “il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati“, che si aggiunge alle “errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate“, così come la “palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza circa i fatti avvenuti la sera dell’11 dicembre 2006“, è scritto nel documento, come riportato dall’AdnKronos. In particolare, riguardo il riconoscimento, “non si può non rilevare come questo riconoscimento abbia avuto una genesi tortuosa, sia inficiato da evidenti e gravi elementi di criticità che lo rendono estremamente dubbio ma, soprattutto, che si fonda su elementi che pur essendo in atti, mai sono stati scrutinati e valutati dalle Corti di merito“.
SOSTITUTO PG “RIAPRIRE IL CASO DELLA STRAGE DI ERBA”
Nella richiesta del sostituto procuratore generale di Milano si legge che, a distanza di tanti anni, la scienza ora “è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi“. Su input della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, è stata quindi avanzata la richiesta di revisione del processo che, stando a quanto appreso dall’AdnKronos che è entrato in possesso dell’atto, viene sollevata dal magistrato “in tutta coscienza, per amore di verità e di giustizia e per l’insopportabilità del pensiero che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo“. Essendo la Corte d’Appello di Brescia titolata a esprimersi sulla questione, si chiede ad essa di procedere rinnovando l’istruzione dibattimentale attraverso “l’esame dei 57 consulenti tecnici che hanno redatto e sottoscritto le consulenze tecniche sulle modalità, le tecnologie, gli accertamenti da loro effettuati e sui risultati cui sono giunti“. Ma si chiede anche di “disporre, previa acquisizione degli atti processuali, ogni ulteriore accertamento ritenuto utile e necessario ai fini del decidere secondo verità e giustizia“.
FRATELLI CASTAGNA “SOSTITUTO PG CONDIZIONATO DA IENE”
Non si è fatta attendere la reazione di Beppe e Pietro Castagna, fratelli di Raffaella e figli di Paola Galli, due delle vittime della strage di Erba. Sul suo profilo Facebook il primo ha scritto: “Siamo sopravvissuti malgrado il dolore derivante dall’efferato assassinio di nostra madre, nostra sorella e nostro nipote, l’11/12/06. Abbiamo successivamente concesso a malincuore che le spoglie di Raffaella e Jouseff finissero in Tunisia, e li abbiamo accompagnati, ospiti dei parenti di Azouz… velo pietoso… Abbiamo sopportato le incursioni di troupe televisive per settimane, fino in casa e anche durante i funerali. Abbiamo seguito attentamente tutti i processi, primo grado, secondo grado e cassazione, ripercorrendo ogni volta il martirio dei nostri cari, convincendoci senza ombra di dubbio della colpevolezza dei coniugi Romano. Non ci saremmo mai accontentati di due capri espiatori. E trovo fortemente offensivo chi lo osa pensare“. Riguardo le prove, per Beppe Castagna sono “abbondanti” e “mai confutate da nessuno in tre gradi di giudizio“. Quindi, si è rivolto al sostituto procuratore generale di Milano, “probabilmente condizionato dalla campagna mediatica assordante delle Iene“. Secondo Castagna, “se si tratterà di una persona preparata e seria, dopo aver studiato attentamente il caso non potrà fare altro che archiviare l’ennesima assurda richiesta della solita inutile ma dannosa per tutti, soprattutto per gli assistiti, difesa, coadiuvata dalla ultima, più potente sponsorizzatrice delle cause perse, trasmissione Le Iene“. Una cosa è sicura per l’uomo: “La verità è già stata abbondantemente dimostrata, i coniugi Romano sono colpevoli. E chi crede il contrario o è un demente o un farabutto. Non ci sono alternative“.