Il processo di primo grado per la strage di Fidene si è concluso con la condanna all’ergastolo per Claudio Campiti. Lo ha stabilito la prima Corte d’Assise di Roma, ma il caso non è chiuso, non solo per la facoltà dell’imputato di presentare ricorso, ma anche per il caso del poligono. L’informatico, che è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di quattro donne e del tentato omicidio di altrettante, non sarebbe l’unico responsabile della strage di Fidene.
A processo sono finiti anche l’ex presidente della sezione tiro a segno nazionale della capitale, Bruno Ardovini, e un dipendente dell’armeria del poligono di Tor di Quinto, Giovanni Maturo, perché da lì Campiti si allontanò con l’arma che ha poi usato per compiere la mattanza. Nel loro caso la responsabilità riguarda reati omissivi. Per loro c’è stata una richiesta di condanna rispettivamente a 4 anni e un mese e 2 anni di carcere. Le indagini avrebbero riscontrato gravi carenze nel poligono e nelle comunicazioni.
Il commissariato di Ponte Milvio aveva lanciato un alert diversi mesi prima della strage sulle falle del poligono, eppure nessuno affrontò la questione. Niente è stato fatto anche quando c’è stato il suicidio di un socio nei bagni della struttura o per il furto di un’arma da parte di un criminale che l’ha poi usata per commettere una rapina. Ma questo è un risvolto giudiziario che si è concluso, secondo quanto riportato dall’Agi, per ora con la condanna a 3 mesi per Ardovini e l’assoluzione del dipendente.
STRAGE DI FIDENE, IL PIANO DI CLAUDIO CAMPITI
Per quanto riguarda Claudio Campiti, la procura capitolina ha ricostruito che l’uomo aveva pianificato la strage e la sua fuga. La sua rabbia era focalizzata sul consorzio in cui abitava, ma l’ha sfogata durante la riunione di condominio. Quindi, rubò una pistola dal poligono, ma aveva ritirato anche centinaia di cartucce, un coltello a serramanico e un pugnale sub. Il suo progetto, che comprendeva la sua fuga, è però fallito.
La difesa di Campiti ha tentato la strada del vizio totale di mente, sostenendo che non fosse capace di intendere e volere a causa di un disturbo delirante persecutorio per il quale non è in grado di capire la gravità delle sue azioni. Ma i giudici non hanno accolto la richiesta di assoluzione dei legali di Campiti, peraltro a novembre avevano respinto la richiesta di perizia, invece è stata accolta quella dell’accusa. Il pm Musarò, che nel frattempo è passato alla Direzione Nazionale Antimafia, aveva chiesto infatti l’ergastolo.