La ricostruzione della Strage di Fidene a Un giorno in pretura: cos'è successo e perché Claudio Campiti uccise 4 donne nell'irruzione in un bar

STRAGE DI FIDENE A UN GIORNO IN PRETURA

“Un giorno di ordinaria follia”, recita il titolo del noto film di Michael Douglas, ma purtroppo si addice anche per raccontare la strage di Fidene e cos’è successo l’11 dicembre di tre anni fa a Roma, dove un 56enne, Claudio Campiti, irruppe in un’assemblea condominiale di un consorzio iniziando a sparare e uccidendo 4 persone, Sabina Sperandio, Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi e Fabiana De Angelis.



La vicenda verrà ricostruita a “Un giorno in Pretura“, in seconda serata su Rai 3, insieme alla figura dell’uomo, condannato in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario pluriaggravato. L’uomo si era trasferito nel consorzio Valleverde dopo la morte di un figlio, una tragedia che lo aveva segnato profondamente, e dopo la separazione dalla moglie. Viveva in uno scantinato senza servizi all’interno di un palazzo in costruzione.



Claudio Campiti a processo per la strage di Fidene (Foto 2025 ANSA/ANGELO CARCONI)

Sembrava una tranquilla domenica, ma quel giorno l’uomo si presentò nel gazebo di un bar di via Monte Giberto armato di pistola, aprì il fuoco contro chi stava prendendo parte alla riunione e uccise quattro donne, tra cui un’amica della premier Giorgia Meloni. Invece, cinque persone rimasero ferite, alcune gravemente.

STRAGE DI FIDENE, IL MOVENTE E GLI “EROI”

Dietro la strage di Fidene c’era il folle piano di Claudio Campiti di colpire le istituzioni, almeno stando a quanto dichiarato dall’uomo, il cui obiettivo non erano quelle persone, che neppure conosceva. Il suo risentimento era legato alla gestione delle case del consorzio. “Vi ammazzo tutti“, urlò prima di sparare e fare una strage.



Dalle indagini emerse che la pistola che aveva con sé era stata portata via da un poligono di tiro di Tor di Quinto, motivo per il quale il presidente della sezione e un dipendente finirono a processo per omissione di controllo sulla vendita dell’arma. Il questore di Roma, sentito durante il processo, parlò di leggerezze nei controlli e armi portate via, denunciando la scoperta tramite i controlli di diverse falle a livello di gestione e sicurezza, oltre che precedenti incidenti e criticità.

Ma il bilancio della strage di Fidene poteva avere più drammatico, se non lo è stato è merito di un uomo, considerato ora l’eroe di Fidene: Silvio Paganini intervenne e bloccò Campiti. “In quel momento ho agito d’istinto, ma sono stato fortunato, perché nonostante mi abbia sparato, sono riuscito a fermarlo“. Ci aveva provato anche Elisabetta Silenzi, scagliandosi contro di lui, ma per lei il colpo fu fatale.