NON È BASTATO L’INTERVENTO DEI VESCOVI DELLA TOSCANA: LA LEGGE SUL FINE VITA È PASSATA, “UNA SCONFITTA PER TUTTI”
Una lunga e articolata nota dello scorso 28 gennaio, alle battute finali dell’iter in Regione Toscana sulla proposta di legge per il suicidio assistito, aveva visto i vescovi della CET (Conferenza Episcopale Toscana) esprimersi nettamente in sfavore del progetto lanciato dall’Associazione Coscioni dopo aver fallito i medesimi tentativi presso le Regioni Lombardia, Friuli, Veneto, Liguria e Piemonte. In quella nota si parlava di pericolosa deriva e di sbagliato concetto di “diritto” nel consegnare la morte in quanto potere statale/regionale: nulla è valso però, dato che ieri 11 febbraio 2025 il Consiglio Regionale toscano ha approvato in via definitiva la legge regionale che istituisce tempi “rapidi” e iter verificati per il suicidio assistito, già garantito dalle due sentenze della Corte Costituzionale.
Sono gli stessi vescovi della Toscana a tornare oggi sul risultato spiacevole emerso dal dibattito in Regione, confermando tutte le preoccupazioni che già avevano manifestato appena due settimane fa: «È una sconfitta per tutti», spiega in una nota il cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza Episcopale Toscana. La Chiesa locale prende atto della nuova legge approvata ma invita tutti gli operatori nei luoghi come hospice, case di cura e ospedali a non arrendersi mai, «continuano ad essere portatori di vita e di speranza nonostante tutto». Secondo i vescovi toscani, arrivare a sancire tramite una legge – per di più regionale, con rischio di creare potenziali “turismi della morte” da altre Regioni – che assiste un “diritto alla morte” ed esso è un traguardo, «ecco questa è una sconfitta davvero per tutti».
LA DERIVA PERICOLOSA CHE DAL FINE VITA PUÒ ARRIVARE ANCHE BEN OLTRE: I TIMORI ESPRESSI DAL CARDINALE LOJUDICE
Nella nota di fine gennaio i vescovi della Toscana invitavano le autorità politiche locali a ricordarsi che non esiste neanche a livello costituzionale alcun “diritto a morire”, semmai vi è il diritto ad essere curati e con condizioni di vita sempre migliori anche per le terapie del dolore e delle cure palliative: la Regione Toscana ha invece tirato dritto aprendo una problematica che ora non può che giocoforza ripercuotersi a catena anche su altre Regioni se non, alla fine, anche sul Parlamento. Era del resto questo l’obiettivo fin dal principio dell’Associazione Coscioni di Marco Cappato e Filomena Gallo, e non lo hanno mai nascosto: creare a livello regionale dei “vulnus” simbolici che pressino lo Stato a condurre una rapida formulazione di una legge che uniformi le regole sul “fine vita” dopo gli interventi della Consulta.
Secondo lo stesso Card. Lojudice, oggi raggiunto dai media del Vaticano per commentare la nuova legge approvata in Toscana, l’iter avviato a Firenze rischia di creare davvero una «deriva molto pericolosa» per il resto del Paese. «È la discesa di un crinale dal quale non sarà più possibile risalire», sottolinea a Vatican News il presidente dei vescovi toscani prevedendo che a breve anche altre Regioni faranno come la Toscana (oggi stesso il Governatore della Campania De Luca ha preannunciato l’apertura dell’iter di legge prossimo, ndr) e poi sarà la volta del Parlamento. Sebbene la richiesta di legge nazionale sul suicidio assistito parta dal principio di voler normare ed evitare casi di Fine vita “clandestini”, il paragone con quanto avvenne a suo tempo con la legge sull’aborto è già fatto: «certo che è teoricamente sensato ma in realtà noi dobbiamo fare in modo che non si legalizzi ciò che non è oggettivamente giusto», spiega il cardinale.
Con criteri e “metodi” simili nel mondo si assiste ancora oggi a derive ben peggiori, come prevede drammaticamente ancora Lojudice, «ad esempio, ad alcune campagne in favore della depenalizzazione della pedofilia». Il tema dunque non è tanto fare le barricate contro una cultura che sembra sempre più avere la maggiore anche in Occidente: la Chiesa non deve fare la “guerra”, semmai il pensiero cristiano deve cercare di essere un baluardo di testimonianza per la vita, per le cure palliative e per l’aiuto concreto alle persone. Secondo il presidente dei vescovi toscani, ieri, oggi e sempre dobbiamo continuare ad essere «portatori di speranza e di vita».