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Home » Cronaca » SUICIDIO ASSISTITO/ Tra Cappato, la Toscana e il Governo, ai malati continua a mancare una buona legge

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SUICIDIO ASSISTITO/ Tra Cappato, la Toscana e il Governo, ai malati continua a mancare una buona legge

Paola Binetti
Pubblicato 12 Maggio 2025
eutanasia, fine vita e suicidio assistito

Eutanasia e suicidio assistito (foto generica Pexels, 2024)

La Toscana approva il suicidio assistito, il Governo dice no. Ma tra le forze politiche dibattito ideologico: si dimentica l’esigenza dei malati

Ha suscitato grande eco sulla stampa la netta presa di posizione del governo, che ha definito incostituzionale la norma, in quanto lede le competenze dello Stato. Un vero e proprio conflitto di poteri tra Parlamento e Regioni. La Toscana finora è l’unica regione che ha raccolto il pressing dell’Associazione Coscioni, la quale ha depositato un medesimo modello di legge sul suicidio assistito in tutte le regioni, totalizzando una serie di clamorosi no. La Toscana, facendo suoi i quattro vincoli posti dalla Corte Costituzionale con la famosa sentenza del 2019, ha ritenuto di potersi muovere in autonomia.


Papa Leone XIV contro l’eutanasia: “difendere civiltà della vita, non minarla”/ Monito a Governi e Parlamenti


I vincoli, posti dalla Consulta, vale la pena ricordarli ancora una volta, perché prevedono che si tratti di un paziente che prenda le sue decisioni in piena libertà e consapevolezza; che soffra dolori fisici insopportabili, resistenti ai farmaci; con una diagnosi che preveda morte certa in un tempo breve; deve essere sottoposto ad un trattamento vitale, senza il quale non potrebbe vivere, per es. un respiratore.


FINE VITA/ Parlamento verso la legge, ecco come evitare la trappola del "diritto a morire"


La legge toscana interviene aggiungendo a questi punti una serie di criteri procedurali: alla richiesta di accedere al suicidio assistito da parte del paziente, formulata in modo assai semplificato, la commissione etica della Asl deve rispondere entro un mese e, se il parere è positivo, deve fornire entro 10 giorni il farmaco necessario, indicando il medico che provvederà alla somministrazione. Il tutto entro un tempo massimo di 37 giorni, in modo del tutto gratuito.

Il Governo ha posto uno stop all’intera procedura, restando nel limite dei 60 giorni necessari per contestare la norma, che era stata approvata dalla Regione il 14 marzo.


Fine vita, nuova legge Governo in 3 punti/ “Cure palliative e comitato etico nazionale”. Intanto la Toscana…


Ci sono molti modi per giudicare le parti in causa e vale la pena ripercorrerne alcune.

Prima di tutto il Governo sembra rivendicare un suo diritto a legiferare in materia e dice alla Toscana: si tratta di un ambito di mia competenza per cui non possono esserci discrepanze tra le regioni. A questa presa di posizione il presidente della regione, a buon diritto ricorda, al Parlamento di aver avuto anni a disposizione e di non aver fatto nulla, per cui ritiene più che opportuno intervenire in sua supplenza.

Ci sono poi quanti si schierano dalla parte dei malati e contestano il fatto che non possano esercitare il loro diritto a morire quando e come vogliono. Ne fanno una questione di principio. A loro si oppongono quanti ritengono che il SSN serva a curare, tutt’al più ad accompagnare alla morte le persone con cure appropriate, come sono le cure palliative, e lamentano la carenza di hospice, di assistenza domiciliare, ecc. Ma se qualcuno vorrebbe un impegno del SSN più orientato a curare nei modi e nei tempi più adeguati, dall’opposizione si alzano voci di protesta che accusano il governo di esercitare una vera e propria violenza nei confronti di chi soffre. Qualcuno parla di ferocia ideologica contro le famiglie e i malati terminali.

Il governo si difende ricordando che in Senato c’è più di una legge in discussione: leggi della maggioranza e leggi dell’opposizione, per cui a questo punto sembra che tutti vogliano una legge, senza riuscire ancora a trovare un giusto punto di equilibrio che consenta di votarla con una ampia maggioranza che superi gli steccati ideologici e si ponga davvero dalla parte di chi soffre tanto da non trovare più farmaci adeguati al controllo del dolore. Soffre e intravede al suo orizzonte la morte, per cui merita una attenzione più profonda ed efficace delle relazioni di aiuto a sostegno della sua stessa dignità.

Tutti vogliono la legge, ma l’opposizione sembra così innamorata della potenziale spinta al suicidio dei pazienti da non voler prendere in considerazione altre ipotesi. Qualunque possibilità di affiancamento, anche attraverso cure palliative offerte liberamente, preziose per attenuare la sofferenza e restituire una motivazione al paziente, senza nessuna forzatura, sono tacciate di crudeltà. Il paradosso è immaginare una volontà di morte del paziente granitica e senza tentennamenti… mentre non viene presa in considerazione una sua potenziale e ancorché oscillante volontà di vita.

In questo senso appare ancor più incomprensibile la tabella dei tempi imposti al SSN: 37 giorni per una decisione burocratica, efficiente e freddissima, senza vie di ritorno. Quando a nessun paziente in 37 giorni si offrono garanzie di una visita specialistica, di un intervento chirurgico, di una Tac o una RMN…  una morte on demand veloce e sicura a carico di un SSN che fa acqua da tutte le parti. Il contrasto assoluto tra il protocollo per morire e i protocolli per vivere, a tutto vantaggio del primo che stravince sui secondi.

Insomma gli schieramenti non sono tanto contrapposti sul fatto di avere o meno una legge, ma su quale legge vorrebbero, avendo ben presenti le conseguenze drammatiche di una cattiva legge. Una legge superficiale e ambigua come quella sulle DAT, che proprio per questo è stata interpretata dalla Corte Costituzionale come una porta dischiusa sulla eutanasia.

È bene che tutti comprendano almeno perché è una legge difficile da scrivere, da interpretare e da applicare. Dovunque sia stata approvata una legge di questo tipo le morti si sono moltiplicate e sono stati accantonati tutti i paletti. Primo tra tutti quello della libertà e consapevolezza, perché si sono moltiplicati i casi di demenza senile, Alzheimer, ma anche i casi di depressione. Anche sul vincolo del sostegno vitale si sono moltiplicate le riserve, per abolirlo, e sulla considerazione del dolore insormontabile è stato richiamato il suo carattere di soggettività, che non consente a nessuno di misurare il dolore di un altro… In definitiva si vuole una apertura alla morte con suicidio medicalmente assistito come opzione libera, gratuita, garantita in tempi brevi e … indolore.

Difficile legiferare con queste aspettative, se si tiene conto del desiderio di vivere che ha la maggioranza dei pazienti e della difficoltà che trova a farlo valere in modo chiaro ed efficace! Una legge probabilmente ci sarà, gli uni e gli altri la vogliono, ma non può essere una legge – questa sì come quella Toscana: fredda e crudele, ancorché efficiente e precisa – che spalanchi la porta ad usi ed abusi impropri.

Che il Senato si prenda tutto il tempo necessario per fare una buona legge a servizio di chi soffre; che i medici conservino la libertà di poter agire in coscienza senza essere sollecitati da nessuno; e che i malati possano trovare sempre accanto a loro qualcuno capace di comprenderli e di sostenerli anche nei momenti più difficili.

Non è mai troppo tardi per una buona legge!

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Tags: Eutanasia

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