Suning bancarotta: la notizia della Corte di Nanchino
Fino a qualche mese fa controllava la società campione d’Italia, l’Inter, e ora invece Suning bancarotta dichiarata ormai da qualche settimana, lo scorso 26 gennaio, secondo quello che riporta il National Enterprise Bankruptcy Reorganization Case Information Network, ente cinese che si occupa di fallimenti e riorganizzazioni aziendali. Tre holding controllate dall’ex proprietario del club nerazzurro Zhang Jindong, Suning Aplliance Group, Suning Holdings Group e Suning Real Estate Group, hanno infatti fatto richiesta per la riorganizzazione fallimentare alla Corte di Nanchino, che ha accettato e che ha organizzato già nelle prossime settimane gli incontri tra curatori fallimentari e i creditori.
Tra queste è presente anche la holding che nel 2016 aveva acquistato l’Inter da Erik Thohir ma soprattutto con l’interezza di queste tre società la famiglia Zhang possedeva il 4,15% della propria azienda, l’e-commerce Suning.com, di cui è in possesso solo del 17,7%. Anche quella piccola quota quindi era importante per Zhang Jindong che senza di essa non è più l’azionista di maggioranza.
Suning bancarotta: i motivi del fallimento
I motivi di Suning bancarotta sono da ricondurre ad investimenti sbagliati e per gran parte andati perduti, tra questi sicuramente è da considerare l’investimento sull’Inter che non ha portato frutto e anzi è stato prelevato dal fondo OakTree come pegno per non aver saldato un debito di 395 milioni, ad influire sull’operazione di investimento sul club nerazzurro sicuramente anche la pandemia che in una stagione di grandi investimenti, da Antonio Conte a Nicolò Barella fino a Romelu Lukaku ha impedito la società di poter avere gli introiti sperati dalla presenza dei tifosi allo stadio, dai diritti televisivi e soprattutto dal blocco di qualche mese del campionato e delle competizioni europee.
Altri investimenti che a posteriori sono sicuramente da considerarsi fallimentari per la storia di Suning e Zhang Jindong sono quelli fatti per Carrefour, Wanda e soprattutto Evergrande con una cifra spesa stimata intorno ai 10 miliardi tra il 2012 e il 2020 gran parte chiusi in maniera negativa e su cui anche in questo caso ha influito senza alcun dubbio la crisi della pandemia.