Suor Helen Alford è stata nominata presidentessa della Pontificia Accademia delle scienze sociali da Papa Francesco dopo che il suo nome, da un sondaggio informale tra i membri, è risultato in cima alla lista delle preferenze. La cinquantanovenne è originaria di Londra e si è laureata in ingegneria all’Università di Cambridge, presso il King’s College, prima di ricevere la chiamata dall’alto, che l’ha portata a entrare nell’ordine domenicano di Santa Caterina da Siena. “La mia famiglia era cattolica, mio padre era un professore di chimica organica. A scuola studiavo anche l’italiano, c’erano molti vostri connazionali nella struttura, mi piaceva studiare la lingua ed è stato molto utile nel mio futuro”, ha raccontato in una intervista a Il Sole 24 Ore.
È proprio nella sua nuova esperienza che sta mettendo in campo anche gli insegnamenti ricevuti durante l’istruzione, in particolare quelli sulla tecnologia, un tema che le è particolarmente caro. “Per noi può essere nemica ma anche alleata. Un esempio è dato dalla prima rivoluzione industriale: furono sviluppati due diversi tipi di filatoi. Il primo nel 1770 da un abile filatore e il secondo nel 1830 dall’ingegnere Richard Roberts, che creò una macchina in grado di poter essere usata da un bambino o al limite anche da uno scimmia. All’inizio le due macchine erano ugualmente produttive, ma c’era un’enorme differenza nel modo in cui influenzavano le persone che le utilizzavano. Alla fine fu la seconda, che poteva essere azionata da chiunque, a ricevere gli investimenti per essere sviluppata”.
Suor Helen Alford: “Tecnologia è come cultura, va creata”. Il parere
Dalla prima rivoluzione industriale a ora è passato molto tempo, ma secondo suor Helen Alford i problemi sono simili. È per questo motivo che la presidentessa della Pontificia Accademia delle scienze sociali vorrebbe accendere i riflettori sull’importanza di mettere l’uomo al centro della tecnologia. “Con l’intelligenza artificiale abbiamo a che fare con un problema che si è creato perché è andato avanti il primo tipo di sviluppo tecnologico e non quello incentrato sull’uomo, che è perfettamente possibile a livello strutturale. Il problema è che non si è investito in questa seconda opzione. Lo sviluppo tecnologico può essere positivo. Potremmo fare molto meglio con l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie che abbiamo, in modo che possano supportare la vita e gli esseri umani nel miglior modo possibile”, ha riflettuto.
È d’altronde proprio questo il presupposto della tecnologia stessa. “Lo sviluppo tecnologico è nelle mani dell’uomo. La tecnologia non è come la scienza, che è qualcosa che scopriamo, perché riguarda i principi dell’ordine naturale. La tecnologia è come la cultura, è qualcosa che creiamo”, ha concluso.