Negli ultimi decenni, la biodiversità ha subito un declino senza precedenti. Stiamo perdendo specie a un ritmo centinaia di volte superiore a quello naturale, e questa perdita non è solo un dramma ecologico, ma anche un rischio concreto per la nostra economia e il nostro benessere.
Secondo la Banca Mondiale, oltre la metà del Pil globale dipende, direttamente o indirettamente, dai servizi ecosistemici garantiti dalla natura: dall’impollinazione naturale all’assorbimento del carbonio, dalla fertilità dei suoli alla regolazione del clima. Se questi servizi collassassero, come già sta accadendo in molte parti del mondo, le conseguenze economiche sarebbero drammatiche: si parla di perdite annuali fino a 2.700 miliardi di dollari entro il 2030.
Eppure, c’è un altro lato della medaglia. Proteggere la natura non è solo un’urgenza ambientale: è anche un’enorme opportunità di sviluppo.
Un rapporto del World economic forum lo dice chiaramente: investire nella natura può generare fino a 10 trilioni di dollari di nuove opportunità economiche e quasi 400 milioni di posti di lavoro entro il 2030. I settori con il maggiore potenziale? Agricoltura rigenerativa, pesca sostenibile, bioeconomia, edilizia verde, turismo ecologico.In breve: una nuova economia che lavora con la natura, non contro di essa.
Ma allora perché questa transizione tarda ad avvenire? Una delle risposte è nei numeri: secondo l’Ocse, ogni anno si investono circa 90 miliardi di dollari per proteggere la biodiversità. Ma nello stesso periodo si spendono oltre 500 miliardi in sussidi che la danneggiano, ad esempio per agricoltura intensiva, pesca distruttiva o fonti fossili. È un paradosso che dobbiamo superare.
La buona notizia è che abbiamo le tecnologie per cambiare rotta. Come racconta McKinsey in un rapporto dedicato al futuro del consumo sostenibile, oggi possiamo produrre in modo più pulito, consumare con meno sprechi, costruire in modo più efficiente. Si parla di materiali biodegradabili, energie rinnovabili, agricoltura di precisione, intelligenza artificiale per monitorare gli ecosistemi, edilizia a basse emissioni. Investire nella biodiversità, quindi, non significa tornare indietro, ma innovare. Non è un freno alla crescita, ma una strada per renderla più duratura e resiliente.
Anche il mondo delle imprese sta iniziando a capire che la natura è un asset da proteggere. Integrare criteri ambientali nelle strategie aziendali non è solo una questione di responsabilità: è un vantaggio competitivo. I consumatori premiano i brand sostenibili, gli investitori cercano aziende che riducano i rischi ambientali, i giovani talenti vogliono lavorare in organizzazioni che abbiano uno scopo chiaro.
In Italia, la bioeconomia sta emergendo come un settore chiave per coniugare crescita economica e tutela della biodiversità. Utilizzando risorse biologiche rinnovabili, inclusi scarti e rifiuti, la bioeconomia produce beni, servizi ed energia sostenibili. Iniziative come l’acceleratore Terra Next dimostrano come l’Italia abbia le potenzialità per diventare leader globale in questo settore, promuovendo filiere produttive innovative e a basso impatto ambientale.
Salvaguardare la biodiversità non è un gesto da ambientalisti idealisti, ma una scelta razionale, pragmatica e necessaria. Significa garantire la sicurezza alimentare, la salute pubblica, la stabilità economica. Significa preparare il terreno per un futuro in cui sviluppo e natura non siano più in conflitto.
In questa prospettiva, risuona con forza il messaggio dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che invita a riscoprire un rapporto più profondo e responsabile con il creato: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale” (Laudato si’, n. 139). La cura della biodiversità non è dunque solo un dovere ecologico, ma anche un atto di giustizia verso i più fragili e verso le generazioni future.
Siamo ancora in tempo per invertire la rotta, ma il tempo stringe. La sfida è grande, ma la posta in gioco è ancora più grande: la vita sulla Terra, la nostra vita. E questa volta, difendere la natura può davvero significare costruire un mondo migliore – per tutti.
Ognuno di noi può fare la differenza. Scegliere sostenibilità, sostenere l’innovazione green, informarsi e agire: sono piccoli gesti che, insieme, possono cambiare il futuro.
La biodiversità è la nostra vita. Proteggerla è il nostro compito.
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