Referendum fiscale: la Svizzera valuta una tassa del 50% sulle eredità oltre i 50 milioni di franchi, timore per la fuga dei super-ricchi
In vista del referendum fiscale previsto per il prossimo 30 novembre, la Svizzera si trova ad affrontare segnali di allarme che aumentano sempre di più da parte di imprenditori, consulenti finanziari e famiglie ad alto patrimonio: l’iniziativa popolare propone l’introduzione di una tassa di successione del 50% su eredità e donazioni superiori ai 50 milioni di franchi svizzeri.
La misura, presentata dai Giovani Socialisti nel 2022, escluderebbe qualsiasi esenzione per coniugi o discendenti diretti e andrebbe ad aggiungersi ai prelievi cantonali già esistenti ma banchieri e fiscalisti parlano di un clima d’incertezza che ha già spinto alcune famiglie benestanti a riconsiderare la propria presenza in Svizzera, mentre altri investitori internazionali hanno rinunciato del tutto a trasferirsi nel Paese; secondo operatori del settore, l’effetto di questa proposta – a prescindere dall’esito del referendum – è paragonabile a quanto accaduto nel Regno Unito dopo l’annuncio dell’estensione dell’imposta di successione ai beni dei residenti non domiciliati.
Il danno reputazionale, spiegano, è già in parte compiuto in quanto alcuni clienti hanno scelto destinazioni alternative come Italia, Grecia, Emirati Arabi o Liechtenstein, Paesi che offrono regimi fiscali più favorevoli o assenza totale di tasse su eredità e donazioni; la Svizzera, storicamente considerata un ambiente stabile e prevedibile per la gestione di grandi patrimoni, rischia ora di perdere attrattività a vantaggio di queste giurisdizioni.
Il caso ha attirato l’attenzione anche di importanti attori economici: Peter Spuhler, azionista di maggioranza di Stadler Rail, ha parlato di “disastro” e avvertito che i suoi eredi potrebbero dover pagare oltre due miliardi di franchi in tasse se la proposta fosse approvata.
Referendum fiscale in Svizzera, ma la misura ha scarse possibilità di passare
Il referendum fiscale, se approvato, collocherebbe la Svizzera ben al di sopra di Paesi come l’Italia, dove la tassa di successione oscilla tra il 4% e l’8%, o realtà come Dubai e Hong Kong dove non esistono imposte sul trasferimento di ricchezza; il governo federale, così come entrambe le camere del Parlamento, si è già espresso contro l’iniziativa, che richiederà una doppia maggioranza – della popolazione e dei 26 cantoni – per essere approvata, ma gli esperti ritengono improbabile che superi entrambi gli ostacoli, anche alla luce della storica resistenza svizzera verso le tasse sulla ricchezza.
Nonostante ciò, il fatto stesso che la proposta sia arrivata al voto popolare ha generato effetti tangibili sulla percezione di affidabilità fiscale, soprattutto tra chi considera la pianificazione successoria una componente fondamentale della propria strategia patrimoniale; secondo Frédéric Rochat, partner di una delle principali banche private di Ginevra, Lombard Odier, il solo dibattito ha spinto alcune famiglie a trasferirsi prima del referendum.
Altri clienti – in particolare investitori esteri – hanno rimandato l’ingresso in Svizzera, temendo l’instabilità fiscale, ma allo stesso tempo, altre banche indicano movimenti di capitale in ingresso, spesso motivati da una generale incertezza internazionale più che da fiducia strutturale nel sistema svizzero; Christian Kolin, presidente di Henley & Partners, ha dichiarato che l’attrattiva della Svizzera non è compromessa in modo duraturo, ma ammette che alcuni stanno aspettando l’esito del voto prima di prendere decisioni definitive, in quanto il punto centrale resta la prevedibilità.
Anche in caso di bocciatura, una sconfitta di misura potrebbe riaprire il tema entro pochi anni, generando un clima di dubbio che molti considerano incompatibile con la gestione di grandi ricchezze e per questo, secondo alcuni esperti, la proposta dovrebbe essere respinta con un margine ampio, in grado di escludere ulteriori tentativi a breve termine.