Continua la sfilata sul taglio dei tassi da parte della BCE che da giugno scorso non si è mai fermata. Recentemente dalla città tedesca, Francoforte, la Banca Centrale Europea ha confermato una ulteriore sforbiciata corrispondente a ben 25 punti base. E ora a spaventare non è più l’inflazione, ma gli effetti dei dazi commerciali rialzati da Donald Trump.
Il taglio previsto dalla BCE ha diversi effetti – sia negativi che positivi – sia sui nuclei familiari italiani che su quelli europei. I rendimenti provenienti dai conti deposito calano, ma abbassano anche i tassi di interessi previsti e applicati ai mutui a tasso fisso e variabile.
L’effetto del nuovo taglio dei tassi della BCE
Il primo effetto per gli italiani che hanno visto un nuovo taglio sui tassi della BCE è positivo. Gli interessi dei mutui accesi a tasso fisso scendono a 2,55%, sicuramente una percentuale più contenuta rispetto al precedente 4% di circa 12 mesi fa (come ci ricorda la Federazione Autonoma dei Bancari Italiani).
Scende anche e conseguenzialmente il tasso applicato ai conti deposito, che si quantifica in 2,25% previsto sui rendimenti. Precedentemente era previsto il 2,50%, una percentuale che garantiva un rientro economico più generoso.
Tuttavia anche le percentuali di interesse previste per un potenziale e futuro prestito si riducono, passando all’attuale 2,65% piuttosto che il 2,90%. Infine vengono ridotti anche i tassi sulle attività rifinanziamento, sulle quali si prevede il 2,40% anziché il 2,65%.
Come cambiano le rate dei mutui
Secondo la Fabi gli effetti sui mutui post ennesimo taglio dei tassi dalla BCE variano in base al tipo di contratto sottoscritto. La convenienza economica aumenta in base alla durata contrattuale. Maggiori sono gli anni di finanziamento e più alto è il risparmio.
Ad esempio su mutuo acceso per 10 anni il contraente potrà risparmiare dai 37€ ai 182€, mentre su un contratto di 30 anni il risparmio potrebbe perfino oltrepassare i 200€ al mese.
La Federazione Autonoma dei Bancari Italiani sottolinea infine, che tra i mutui a tasso variabile e a tasso fisso si stanno “accorciando” le distanze (rispettivamente 2,6% contro il 2,2%). Un’informazione molto utile per chi vorrebbe valutare l’acquisto della prima casa nel 2025.