Tania Zamparo torna a parlare della sua storia di anoressia e dell’ossessione per il peso che accomuna tanto il mondo della moda quanto quello della ginnastica, come sta emergendo grazie alle denunce di numerose ex atlete. Conduttrice, ex Miss Italia e attrice, Tania Zamparo è stata ospite nella puntata di Storie Italiane di mercoledì 9 novembre, dove ha riconosciuto come “sia nella moda che nel campo delle atlete e delle ginnaste c’è il problema delle stereotipo della magrezza a tutti i costi”, un vero e proprio pregiudizio che porta a credere “che la modella e l’atleta più magra è migliore di quella leggermente più tornita”.
Tania Zamparo racconta a Eleonora Daniele di aver “letto diverse testimonianze di atlete, di ginnaste che dicevano che a parità di esecuzione dell’esercizio, o magari quella più tornita faceva l’esercizio migliore” in ogni caso “andava avanti quella più magra, per cui bisogna anche lavorare nello scardinare questo tipo di stereotipi” che possono portare a conseguenze disastrose come l’anoressia. E sulla questione della responsabilità di allenatori e allenatrici sulle pressioni psicologiche alle giovanissime atlete e modelle ha le idee molto chiare: “bisogna considerare che loro stessi sono stati vittime di un sistema”, di un “modello educativo e di allenatore che hanno ricevuto loro stessi” e che “stanno ripetendo” sulle allieve. Tania Zamparo afferma che “la Federazione dovrebbe entrare in questo sistema e formare degli allenatrici e allenatori che possano scardinare questo modello”.
Tania Zamparo, “la persona con anoressia è sensibile, fate attenzione alle parole”
Affrontando direttamente il tema dell’anoressia a Storie Italiane, Tania Zamparo conferma che “la problematica affettiva è al centro”, poiché “spesso le persone che si ammalano di anoressia sono persone che vogliono amore, vogliono affetto”, per loro “è un modo per avere l’attenzione delle persone che ti stanno intorno”. Lei stessa ha conosciuto sulla propria pelle il peso di questa malattia: “l’emotività e la sensibilità della persona è alla base della malattia” perché “spesso la persona anoressica, com’ero io quando ho iniziato ad ammalarmi a 16-17 anni, è più sensibile della norma”.
Per questo motivo di profonda emotività Tania Zamparo ricorda come “la stessa cosa detta a una ragazza più forte non ha lo stesso risultato, non innesca lo stesso dolore e la stessa sofferenza e non può innescarti l’inizio di un disturbo alimentare come quello che ho avuto io”. E lancia l’appello a “stare molto attenti alle parole”, prestando la massima attenzione all’impatto che potrebbero avere sull’altra persona.