Le tasse sulle attività crypto nel 2025 vanno considerate solo dopo la franchigia. Chi ha pagato in eccesso può ricevere il rimborso.
Le tasse sulle crypto nel 2025 saranno oggetto del 26% sulla plusvalenza derivante dall’attività in questione (o simili). Ma i contribuenti che hanno pagato un’imposta superiore rispetto a quella prevista con la franchigia fissata a 2.000€, potranno richiedere il rimborso di quanto versato (con dichiarazione finalizzata al 2024 ma inerente al 2023).
Per franchigia si intende il tetto massimo ammesso dalla Legge entro cui considerare “esente da imposte“. Nel caso delle crypto attività si parla di 2.000€, anche se molti contribuenti avrebbero potuto sbagliare nella dichiarazione fiscale dello scorso anno.
Tasse crypto 2025 pagate in eccesso
Anche le tasse sulle crypto nel 2025 prevedono l’applicazione del 26% sulla plusvalenza oltre 2.000€ di ricavi. Per chi però negli scorsi anni ha pagato più del previsto, potrà recuperare l’importo richiedendo il rimborso direttamente sul portale dell’Agenzia delle Entrate.
Questo problema dovrebbe non sussistere più grazie all’introduzione del nuovo modello 730 precompilato. Tuttavia, anche il modello dei Redditi ordinario indica correttamente eventuali plusvalenze derivanti da attività relative alle criptomonete.
Dal momento in cui si potrebbe commettere facilmente confusione, in un’area riservata alle domande frequenti l’Agenzia delle Entrate ha esposto un esempio pratico su come calcolare la base imponibile relativamente alla crypto attività.
Un esempio pratico per agevolare i contribuenti
In Italia è stata approvata la tassazione al 26% sulla plusvalenza derivante dalle attività con le criptomonete. Per plusvalenza intanto, si fa riferimento al ricavo generato in eccesso all’investimento. Ipotizziamo che nel 2025 un contribuente decide di investire 1.000€.
Nello stesso anno i 1.000€ maturano e diventano 3.500€. La plusvalenza sarà pari a 2.500€ (nonché la differenza il nuovo ammontare e il capitale investito).
Quanto alla base imponibile, ovvero la cifra su cui calcolare il 26% di tasse, essa sarà soltanto di 500€ perché la Legge prevede che fino a 2.000€ non si pagano tasse su proventi e plusvalenze.
Può capitare però che qualcuno abbia sbagliato il conteggio, non prevedendo ad esempio la franchigia, e ha pagato delle imposte superiori a quelle realmente dovute. In questo caso l’Ade – previa richiesta – ammette il rimborso.
Infine va prestata attenzione alla corretta compilazione nei modelli reddituali, a cui fa riferimento il quadro T se il documento d’interesse è il 730 oppure il quadro RT se fosse quello dei Redditi per le Persone Fisiche.