IL “DOPPIO” TESTO SULLA TELEFONATA TRUMP-PUTIN E I NUOVI ATTACCHI (PRIMA DELLA TREGUA)
Il mondo oggi, dopo la telefonata storica tra Donald Trump e Vladimir Putin, è più in pace o no? A questa domanda, per il momento difficile da rispondere, guardano tutti gli attori di una complessa situazione geopolitica formatasi attorno alla guerra fra Ucraina e Russia, iniziata da Mosca nel febbraio 2022. Dopo l’accordo tra Usa e Kiev a Gedda, le aspettative sul primo vertice – sebbene a distanza – tra la Casa Bianca e il Cremlino erano altissime.
Un’apertura ad una tregua c’è stata, anche se non era quella sperata dall’Ucraina ed è su questo punto che oggi si gioca il prossimo step verso una complicata «pace duratura», a parole voluta ieri nella telefonata sia da Trump che dal Presidente russo Putin. Due ore e mezza di colloquio, a cui hanno seguito nuovi attacchi mirati da Mosca verso il Donbass, la capitale Kiev e anche un sito elettrico delle ferrovie, che accendono qualche speranza per una tregua futura ma che necessitano di nuovi negoziati previsti già in settimana sia tra Usa e Ucraina, sia tra i team negoziali americani e russi.
Ad oggi infatti non c’è ancora una data certa per la tregua di 30 giorni concordata ieri tra i due leader al telefono, ma entro fine settimana potrebbe essere ufficializzati da Mosca a Washington: il punto è capire se ora Kiev accetterà, visto che il cessate il fuoco di un mese richiesto da Zelensky (e accettata da Trump) si fondava su niente attacchi a livello totale su terra, cielo e aria, mentre Putin si è fermato a mantenere la promessa di non attaccare centrali e infrastrutture energetiche. La tregua “fissata” da Russia e Usa ieri al telefono riguarda dunque un mese di stop attacchi su tutte le infrastrutture, con l’aggiunta di uno scambio di 175 prigionieri per parte.
Vi è poi un “giallo” nel testo diffuso dalla Casa Bianca e dal Cremlino, che trattano gli stessi punti e riportano praticamente uguale il giudizio dei due Presidenti circa lo sviluppo positivo del dialogo per portare ad una pace permanente dopo un’iniziale tregua e i prossimi negoziati per il cessate il fuoco duraturo: il team di Trump parla espressamente di tregua su «energia e infrastrutture», mentre il testo del Cremlino riporta “solo” le infrastrutture energetiche, di fatto così escludendo potenziali attacchi a ponti, strade e simili.
LA REAZIONE DELL’UCRAINA ALLA “NUOVA” TREGUA USA-RUSSIA: IL TEMA CENTRALE DELLE ARMI
Ma il vero punto al tavolo di pace, emerso nella telefonata Trump-Putin di ieri pomeriggio, è la richiesta di Mosca sul fronte armi, punto considerato per ora irricevibile dall’Ucraina: il Presidente della Russia ha chiesto come «condizione chiave per interrompere la guerra contro Kiev», una sorta di promessa «cessazione di tutti gli aiuti stranieri», sia dall’intelligence che di stampo militare. Qui resta l’ambiguità di capire se Putin intenda “solo” durante i 30 giorni di tregua momentanea o se punti ad un totale divieto di aiuti militari a Kiev d’ora in poi.
Decisiva sarà la risposta che daranno gli Stati Uniti nei prossimi negoziati: l’impressione è infatti che la telefonata di ieri sera sia un punto di partenza, e non affatto di arrivo per far terminare il conflitto ad est dell’Europa. La volontà della Russia di fare del vicino nemico uno Stato “smilitarizzato” e senza aiuti dall’esterno è del tutto irricevibile per Kiev, nonostante ila svantaggio di una guerra non conclusa che sta però perdendo al momento: oggi il Presidente ucraino Zelensky ha annunciato che sentirà l’omologo americano dopo ave commentato già ieri il «rifiuto della Russia alla tregua americana e ucraina». Secondo il Governo ucraino, Mosca non intende interrompere la guerra e impone altre condizioni di forza.
In vista dei prossimi colloqui diplomatici tra Stati Uniti e Russia previsti per domenica 23 marzo 2025 in Arabia Saudita, Zelensky ribadisce il pieno no ad ogni concessione su aiuti militari e stop armi, così come non esiste alcuna concessione dei territori (tema non ufficialmente trattato nella telefonata Trump-Putin). Il Presidente Usa però stamane ha fatto sapere, intervistato dalla Fox News, che non hanno parlato al telefono degli aiuti all’Ucraina, elemento che verrà invece ripreso nei prossimi negoziati.