LA (NUOVA) TELEFONATA PUTIN-TRUMP: SVOLTA FORSE DECISIVA PER LA PACE IN UCRAINA. ECCO COSA SI SONO DETTI
«Io e Putin siamo d’accordo ad avviare subito i negoziati di pace»: così il Presidente Usa Donald Trump conferma la nuova telefonata nelle scorse ore con l’omologo russo Vladimir Putin per porre le basi ad un vero colloquio di pace per un cessate il fuoco in Ucraina. L’annuncio dato qualche giorno da dalla Casa Bianca su una non precisata “recente telefonata” con il Cremlino era di fatto solo l’antipasto di quanto avvenuto oggi, confermato sia da Washington che dallo stesso portavoce del Presidente russo: in un lungo comunicato sul social “Truth” Trump annuncia di aver concordato assieme a Putin di poter subito cominciare con un colloquio, «visitando le rispettive nazioni». Il Cremlino fa sapere infatti di aver invitato ufficialmente il Presidente americano a Mosca, e si attende una risposta ufficiale anche della Casa Bianca.
Sempre sul suo canale social, Trump ha poi spiegato nel dettaglio i contorni della telefonata che si avvia ad una svolta forse decisiva per il cessate il fuoco in Ucraina: i negoziati iniziano immediatamente, con Russia e Stati Uniti che hanno dato conto ai rispettivi team negoziali di mettere a punto un cronoprogramma piuttosto stretto. Per l’America, parteciperanno il Segretario di Stato Rubio, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Waltz, l’inviato speciale Witkoff (che nelle scorse ore si sarebbe recato in visita ufficiosa al Cremlino per fissare i primi accordi con il team diplomatico russo, ndr) e il direttore della CIA Ratcliffe: un’ora e mezza di telefonata, conferma il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, dove si è concordato nel trovare una «soluzione di lungo termine» per far terminare al più presto il conflitto iniziato il 24 febbraio 2022 con l’invasione delle truppe russe nel Donbass.
TRUMP DOPO PUTIN HA CHIAMATO ANCHE ZELENSKY: ECCO IL “PIANO B” DEL PRESIDENTE UCRAINO DOPO I NEGOZIATI (E SENZA PIÙ L’INGRESSO NELLA NATO)
I negoziati dovranno essere “pacifici”, dovranno coinvolgere l’Ucraina, con Trump e Putin che concordano sul fatto che occorre ora lavorare assieme per far terminare la guerra al più presto: in ultima analisi, la telefonata avvenuta nelle scorse ore ha visto trattare anche i temi delicati della guerra in Medio Oriente, del programma nucleare in Iran e delle relazioni bilaterali a lungo termine sull’economia tra Usa e Russia (tra l’altro, in giornata è stata trovata l’intesa per la liberazione del cittadino americano Mark Fogel, prigioniero da anni in Russia. Anche questo ulteriore segnale del “disgelo” dell’asse Washington-Mosca).
Sebbene la Russia abbia smentito l’ipotesi di uno scambio di territori con l’Ucraina – ipotesi paventata negli scorsi giorni dal Governo Zelensky – resta aperto il canale di comunicazione tra la Casa Bianca e Kiev, tanto che lo stesso Trump ha sentito per un lungo colloquio telefonico proprio il Presidente ucraino per poterlo informare di quanto concordato con il Cremlino sui passi da lanciare per un negoziato di pace concreto. Zelensky dal canto suo, avendo ormai intuito che l’adesione alla NATO resterà una “chimera” per molti anni a venire, è pronto a intraprendere un “piano B” per ricostruire un Paese dilaniato da tre anni di guerra, evitando che possa ricapitare in futuro: intervistato dall’Economist, il Presidente in guerra ha proposto che il numero dei propri militari possa raddoppiare nel breve qualora non vi sia luce verde per l’ingresso nell’Alleanza Atlantica. «Se l’Ucraina non è nella Nato, significa che l’Ucraina costruirà la Nato sul suo territorio»: Zelensky chiede agli Stati Uniti di poter avere nel breve periodo un esercito grande come quello russo, con dunque nuovi invii di soldi e armi verso Kiev. In attesa di capire come si evolverà il negoziato di pace in Ucraina, tra i primissimi commenti dall’Europa per la telefonata che apre a negoziati diretti sulla fine della guerra, una nota condivisa dai tre Governi di Francia, Spagna e Germania (accumunati da una maggioranza di centro-sinistra) fa sapere che non vi potrà essere alcun valido accordo «senza l’UE e l’Ucraina» al tavolo dei negoziati.