Le terapie ormonali potrebbero diventare dei validi alleati contro i disturbi mentali: la ricerca scientifica rallentata dalla diffidenza dei pazienti

Secondo un sempre più folto gruppo di scienziati e ricercatori, le terapie ormonali potrebbero essere utilizzate con successo anche per trattare disturbi mentali come l’ansia o la depressione, specialmente in tutti quei pazienti che non trovano sollievo dalle terapie tradizionali a base di psicofarmaci, antidepressivi e ansiolitici; il tutto – peraltro – con una possibile notevole riduzione dei costi per i pazienti dato che le terapie ormonali sono tendenzialmente più economiche, facili da ricevere e (parzialmente) prive di rischi.



Prima di arrivare all’ipotesi di utilizzo delle terapie ormonali per i pazienti con disturbi mentali gravi, è utile ricordare che secondo i dati più recenti circa un terzo dei pazienti affetti da depressione grave non ricavano alcun reale sollievo dai farmaci antidepressivi: un problema che pare essere inspiegabile e che costringe il paziente a sperimentare decine e decine di farmaci differenti tra loro, spesso basati sullo stesso (per loro fallimentare) meccanismo, con costi a dir poco esorbitanti.



Al contempo, è noto che i disturbi mentali sono in fortissima crescita in tutto il mondo, unitamente al cosiddetto “ipogonadismo” – ovvero la carente produzione di testosterone negli uomini – che ormai si stima colpisca (con un dato che la stessa comunità medica ritiene sottostimato) più del 35% degli uomini sopra ai 45 anni d’età; mentre non va dimenticato neppure che i dati confermano che sono soprattutto le donne in menopausa o perimenopausa a ricevere diagnosi di depressione, ansia e disturbi bipolari.

Le terapie ormonali e i disturbi mentali: la diffidenza e la scarsa informazione ne stanno rallentando i benefici

Proprio questa sempre maggiore incidenza dei disturbi mentali nelle donne in età avanzata e i dati sull’ipogonadismo hanno aperto le porte alle ipotesi sull’uso delle terapie ormonali per trattare anche ansia, depressione e problematiche simili: non a caso una meta-analisi su circa 2mila pazienti maschi pubblicata già nel 2019 aveva suggerito che le terapie ormonali – soprattutto quelle a base di testosterone – nei pazienti con ipogonadismo era in grado di ridurre anche i sintomi della depressione; mentre è in corso uno studio simile che sta cercando di indagare la correlazione tra menopausa e disturbi mentali.



Al di là delle ipotesi, se oggi non si hanno certezze sull’effetto delle terapie ormonali per i disturbi mentali è soprattutto dovuto alla generale diffidenza di pazienti e medici per questa tipologia di trattamenti farmacologici: non a caso, negli USA solamente il 5% delle donne in menopausa assume ormoni e seppur il ricorso alle terapie a base di testosterone negli uomini siano in forte aumento, al contempo vengono spesso assunti senza prescrizione medica, con dosaggi pericolosi e senza diagnosi di ipogonadismo a supportarle.

Siringa (Foto: Pexels)

Appare, insomma, sempre più importante e necessario che la ricerca medica e scientifica dedichi maggiore attenzione alle terapie ormonali e ai loro effetti sulla salute mentale dei pazienti, contribuendo a ridurre quello “stigma” che le accompagna e che le ha spesso – falsamente – viste associare a problemi sulla sicurezza.