Giordania. A pochi chilometri dallo Stato d’Israele (solo quattro da Gerico), al di là del Giordano, sulle sue rive è sorta una basilica da lasciare a bocca aperta, dedicata al Battesimo di Gesù. Una basilica nella chiara pietra locale, facciata neoromanica, affiancata da due torri campanarie possenti, genialmente ruotate di 45 gradi così che ci mostrano lo spigolo. Il tutto opera dell’architetto francese François Lacoste.
In questo luogo veramente unico, come raccontano i quattro evangelisti, Giovanni Battista ha battezzato Gesù. È lo stesso evangelista Giovanni a indicarci che il Battesimo avvenne proprio “al di là del Giordano”, ma già nel IV secolo qui, nell’“altra Betania” (Al Maghtas in arabo), era stata costruita una chiesa di cui nel 1995 l’archeologo francescano Michele Piccirillo ha ritrovato i resti, partendo da due altre località in Giordania, sempre qui vicine, il monte Nebo e la grotta di Elia.
Da questo bellissimo santuario, inaugurato il 10 gennaio scorso, si può scoprire una seconda Terra Santa, che con la prima fa unità, così come i due spicchi di una mela. In mezzo scorre il Giordano e racconta storie bibliche affascinanti avvenute proprio come il racconto degli ebrei che, guidati da Giosuè, passano il fiume per raggiungere la terra promessa. O quello di Giacobbe che su queste sponde lotta con l’angelo-Dio.
Il rapporto con la Città Santa è sottolineato dall’orientamento del monte Nebo, dove Piccirillo scoprì i primi mosaici del IV-V secolo e dove Mosè vide la Terra Santa, senza potervi però entrare. Dicono che Mosè morì in questo luogo, ma le sue ossa non furono più ritrovate.
Anche Elia passò il Giordano con il suo servo Eliseo su questa sponda e venne rapito in cielo su un carro di fuoco. Viveva in una grotta nutrito da un corvo, e in quella stessa grotta si rifugiò ai tempi di Gesù il cugino Giovanni Battista. Era un luogo che Gesù frequentava volentieri per venire a trovare Giovanni il Battezzatore. “Maestro, dove abiti?” chiedevano a Gesù i discepoli. “Venite e vedete!” rispondeva loro, e li portava proprio lì, oltre il Giordano, nella grotta del cugino.
Infine, più in su, verso Oriente, in pieno deserto, si erge un rilievo di circa 700 metri, molto suggestivo: sulla sommità il castello di Mukawir (Macheronte), dove Giovanni Battista è stato decapitato.
I papi si sono alternati in questa terra. Nel 2000 papa Giovanni Paolo II ripeté lo stesso gesto di Mosè: dal Monte Nebo guardò con intensa nostalgia di Dio e della terra promessa le mura di Gerusalemme, la spianata del Tempio e le cupole delle due moschee. La prima pietra del santuario del Battesimo di Gesù fu posta da Benedetto XVI durante la sua visita in Terra Santa del 2009. Papa Francesco visitò il luogo nel 2014.
Nel giorno dell’inaugurazione del santuario, festa del Battesimo di Gesù, era presente alla cerimonia il Segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin. Il patriarca di Gerusalemme, cardinale Pizzaballa, in quell’occasione ha fatto pervenire la sua parola in cui confermava come il luogo del nuovo santuario corrispondesse effettivamente a quello in cui Giovanni ha battezzato Cristo.
Intanto, nonostante la Giordania sia da sempre un’oasi di pace (anche per aver rinunciato nel 1988 alla Cisgiordania in favore dell’OLP), padre Sergio Perez, argentino, superiore della comunità dei Padri del Verbo Incarnato a cui è affidata la cura del santuario, ci racconta che la zona è “calda” e che dal cielo piovono “fuochi d’artificio”, come lui li chiama, provenienti da Iran e Arabia Saudita e diretti a Israele.
Saette che illuminano i cieli di questa Pasqua che padre Sergio si prepara a vivere con la sua comunità. “Qui giungono pellegrini da varie parti del mondo anche se non è facile arrivare, ci vogliono permessi particolari e noi religiosi dobbiamo andare a prendere i nostri ospiti alla frontiera con Israele”.
“Il progetto di costruzione del santuario risale a una ventina di anni fa, su questa terra generosamente concessa dal sovrano giordano Abd Allah II e da lui bonificata dai reperti bellici. Le spese del santuario sono state finanziate da Nadim Muasher, imprenditore cattolico dei Cavalieri del Santo Sepolcro che ha voluto ricordare così la perdita del figlio Ayman (morto in un incidente mentre veniva proprio qui a Al Magthas). Muasher rimase colpito dai Misteri della Luce introdotti nel rosario da Giovanni Paolo II e in particolare dalla luce del primo mistero del Battesimo di Gesù.
Ma per sapere come nacque questo nuovo ordine religioso dei Padri del Verbo Incarnato di cui fa parte, lasciamo la parola a padre Sergio. “È stato il gesto della consacrazione a Maria fatto da Giovanni Paolo II nel 2004 a spingerci a fondare un nuovo ordine. Oggi siamo cinquecento tra monaci e sacerdoti e duemila suore, siamo di lingua francese, inglese, spagnola, portoghese e araba presenti in 10 paesi del mondo, su circa cento diocesi”.
Così in questa Pasqua noi cristiani d’Occidente abbiamo una luce in più a rischiararci che viene da una terra come la Giordania dove le fedi convivono. E in questa teologia della luce riscopriamo uno stretto rapporto tra il Battesimo di Gesù – quella luce che piove dall’alto del cielo aperto su Gesù – e la Resurrezione che si celebra in questi giorni. Come ha ricordato in gennaio il cardinale Parolin in occasione dell’inaugurazione del santuario del Battesimo di Gesù al Giordano, “il nostro battesimo è l’inizio in noi della vita immortale”.
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