In Svezia è stato scoperto un giacimento dei cosiddetti “metalli critici” che giocano un ruolo chiave nella transizione energetica. L’Unione Europea è intenzionata ad acquisire il suo primo asset minerario per slegarsi dalla dipendenza dalla Cina per questo tipo di materie prime, tra cui le terre rare. Il giacimento si trova nella Lapponia svedese, precisamente nella città mineraria di Kiruna, 145 chilometri al nord del Circolo Polare Artico, già nota alle cronache per la sua miniera di ferro.
Proprio durante l’espansione della città di Kiruna, iniziata nel 2005, è stato rinvenuto il giacimento che prospetta all’Unione Europea la possibilità di affrontare la transizione energetica senza dipendere totalmente dai minerali e dalle terre rare importate dalla Cina. Secondo il quotidiano francese Libération, il fabbisogno europeo di questi materiali è destinato a quintuplicare entro il 2030, perché sono alla base delle tecnologie che renderanno possibile la transizione energetica del Vecchio Continente. Si tratta di alcuni “metalli critici” quali il litio e il cobalto, ma comprendono anche le cosiddette “terre rare”, cioè 17 metalli con caratteristiche magnetiche e ottiche affini (l’ittrio, lo scandio e il gruppo dei lantanidi della tavola periodica), che costituiscono la base dell’hi-tech.
Terre rare in Svezia, possibile una transizione energetica indipendente dalla Cina?
Le “terre rare” si trovano nei medesimi terreni e le incontriamo quotidianamente per esempio nel vetro, nella ceramica e nelle vernici, ma anche nelle lenti di macchine fotografiche e telescopi. Alcune di queste terre rare, come il neodimio, il praseodimio, il disprosio e il terbio, sono strategiche per la transizione energetica a basse emissioni di carbonio. Come spiega Libération , vengono utilizzati per produrre i magneti permanenti che si trovano nei motori dei veicoli elettrici e nelle turbine eoliche offshore. E costituiscono tra l’85% e il 95% del mercato mondiale delle terre rare.
A dispetto del loro nome, le terre rare sono piuttosto diffuse sulla crosta terrestre. Oltre che nel giacimento appena scoperto in Svezia, 44 milioni di tonnellate (un terzo del totale) si trovano in Cina, 22 milioni di tonnellate in Vietnam, 21 milioni in Brasile, 12 in Russia e 7 in India, per un totale di 120 milioni di tonnellate a livello globale. La loro estrazione è però molto dispendiosa anche in termini di energia, perché le terre rare si trovano assieme ad altri minerali e perciò devono subire un processo di perforazione, sabbiatura, frantumazione e separazione, attraverso complessi processi chimici. Il nuovo giacimento scoperto a Kiruna potrebbe essere attivo tra 10 o 15 anni, come riporta il quotidiano Libération, e potrebbe contenere 1 milione di tonnellate di terre rare da impiegare con l’obiettivo della transizione energetica. Contro un fabbisogno annuo mondiale di 200.000 tonnellate. A oggi, il 98% delle terre rare utilizzate dall’Unione Europea viene importato dalla Cina, che rappresenta il 60% dell’estrazione e il 90% dei processi di trattamento, purificazione e raffinazione.