Nella nottata di oggi – lunedì 12 maggio 2025 – è tornata la paura in quel di Pozzuoli e Napoli con un nuovo terremoto Campi Flegrei che nel cuore della notte ha risvegliato violentemente la popolazione residente nell’area fortemente sismica che da sempre è sotto la stretta osservazione da parte degli esperti: a rilevare il nuovo sisma è stato ancora una volta l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; mentre sono numerosi i residenti – citati dal quotidiano NapoliToray – che raccontano che il terremoto Campi Flegrei di oggi è stato preceduto da un forte boato avvertito anche nel capoluogo campano.
Partendo proprio dal terremoto Campi Flegrei – poi arriveremo ad un’interessante ricerca statunitense che potrebbe cambiare le sorti del monitoraggio bradisismico -, la scossa si sarebbe originata attorno alle ore 4:35 della notte: secondo i dati raccolti dall’INGV, la magnitudo è stata di 1.8 sulla scala Richter con una profondità di appena 2,8 km rispetto al suolo terrestre e un epicentro localizzato alle coordinate 40.8345, 14.0838 che rimandano – grosso modo – al Monte Nuovo di Pozzuoli che fu originato in occasione di uno sciame di scosse di terremoto Campi Flegrei nel 1538.
Terremoto Campi Flegrei: secondo uno studio USA il bradisismo non sarebbe legato al magma
Insomma, non sembrano essersi arrestate ancora le scosse di terremoto Campi Flegrei – tanto che sempre secondo l’Osservatorio Vesuviano dell’INGV nell’ultimo mese che ne sono state almeno 476 – ma al contempo sembra essere diminuito leggermente il bradisismo: proprio in questo contesto si inserisce lo studio statunitense che citavamo poche righe fa, condotto dall’Università di Stanford e incentrato sulle cause (teoriche) del bradisismo flegreo.
Fino ad oggi l’ipotesi era che all’origine del bradisismo e delle scosse di terremoto Campi Flegrei ci fosse il magma che ribolle a circo 8 km di profondità nella caldera vulcanica, ma secondo i ricercatori USA in realtà il fenomeno sarebbe legato all’acqua piovana che si infiltra nei sedimenti porosi delle rocce: entrando in contatto con il magma, l’acqua infiltrata si trasforma rapidamente in gas, aumentando così la pressione sullo strato roccioso; tesi provata – oltre che da una lunga serie di modelli ricercati in laboratorio – dal fatto che l’ipocentro delle scosse di terremoto Campi Flegrei sia sempre localizzato tra i 2 e i 4 km di profondità invece che agli 8 in cui si trova il magma.