DE LUCA E ZAIA NEI GUAI: IL TERZO MANDATO IN REGIONE VIENE STOPPATO DALLA CORTE COSTITUZIONALE
Da Napoli a Venezia, l’attesa sulla sentenza della Corte Costituzionale in merito al terzo mandato consecutivo per i Presidenti di Regione era spasmodica da tempo con un risultato decisamente deludente per entrambi i Governatori, da Vincenzo De Luca in Campania a Luca Zaia in Veneto. La Consulta ha emesso la decisione nella serata del 9 aprile 2025 dopo una lunga camera di Consiglio, di fatto bocciando il terzo mandato e confermando l’incostituzionalità di porre uno stesso candidato per tre volte consecutive nel medesimo incarico regionale e/o comunale.
Nello specifico, i giudici costituzionali dovevano esprimersi sul ricorso presentato dal Governo Meloni contro la Legge della Campania, impugnata negli scorsi mesi dal Consiglio dei Ministri: in attesa delle motivazioni della sentenza (come sempre in arrivo entro i prossimi due mesi, ndr), la Consulta specifica che l’articolo 1 della legge promulgata dalla giunta De Luca (Pd-Centrosinistra, avversata però dalla Segretaria dem Elly Schlein) va in contrasto con il divieto al terzo mandato consecutivo sancito con la legge 165/2004 dello Stato.
In particolare, il meccanismo escogitato da De Luca per riconoscere la validità del terzo mandato solo «a decorrere dal mandato in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge», non può essere considerato valido, e pertanto decade l’intera legge promulgata.
La sentenza della Corte Costituzionale, conclude il comunicato emesso in serata – e che sta avendo un’eco molto rimessa vista la concomitante notizia-bomba dei dazi sospesi da Trump in tutto il mondo – sottolinea come l’esercizio del terzo mandato consecutivo per un Presidente di Regione sia vietato per tutte le Regioni a statuto ordinario, nel momento in cui le stesse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale a favore «dell’elezione diretta del Presidente della Giunta»
“LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI”: SCHLEIN & MELONI ‘VINCONO’, RIFLESSIONI NELLA LEGA
«La Consulta ha accolto una tesi strampalata», sono le prime parole di commento del Presidente De Luca in Campania, dopo l’uscita della sentenza in Consulta, aggiungendo come «Ora la legge non è più uguale per tutti, imbianchini al lavoro per cancellare la scritta nei tribunali». Su posizioni simili negli scorsi mesi si era esposto anche il Governatore legista del Veneto Luca Zaia, auspicando che la decisione della Corte Costituzionale potesse propendere contro il ricorso del Governo Meloni.
Allo stato attuale, o cambia la legge per una decisione del Governo – o del Parlamento con una nuova proposta di legge sulle Regionali – oppure ad oggi né De Luca né Zaia (né eventualmente Michele Emiliano in Puglia, o Attilio Fontana in Lombardia) possono candidarsi per le prossime Elezioni Regionali.
La Lega con Salvini aveva spiegato prima del Congresso Federale che avrebbe atteso l’esito della Consulta prima di prendere una decisione sul candidato da proporre alle Elezioni in programma a fine 2025: al momento Zaia resta tagliato fuori, a meno di un colpo di teatro che però da più parti sia FdI che Forza Italia in maggioranza non concordano. In questo momento sia Schlein (contro De Luca) che la Premier Meloni (avanzando la pretesa di un nome di FdI in Veneto) sembrano vincere la battaglia politica conseguente alla scelta istituzionale della Corte Costituzionale.
Nella stessa giornata un’altra Regione, ma a statuto speciale come il Trentino Alto Adige, paradossalmente arriva ad approvare (legittimamente) la legge sul terzo mandato per la guida delle Province Autonome di Bolzano e Trento: la riforma voluta dal Presidente Fugatti, potrebbe consentirgli di presentarsi per un terzo mandato consecutivo alle prossime Elezioni Provinciali.
La proposta è passata per 19 voti contro 16, spaccando la maggioranza con in particolare i consiglieri FdI che si sono divisi (due a favore, due contro, e ora minacciano di lasciare anche il partito). A rischio dunque la tenuta stessa della giunta, con l’intervento nei prossimi giorni probabilmente dei partiti nazionali per cercare di ridurre l’impatto politico di una scelta forte come quella sul terzo mandato.