Si riapre la discussione sul terzo mandato, e a ragione, soprattutto se l’impostazione è quella avanzata nei giorni scorsi: è importante, si è detto, che le regioni aprano un tavolo col governo sul tema e che dal tavolo esca la proposta di un atto normativo uniforme per tutto il Paese. Una volta tanto pare si stia recuperando la necessità di avere parametri comuni, soprattutto su temi delicati come l’organizzazione del governo e l’accesso alle cariche pubbliche.
Bene dunque che si apra la discussione, in cui coinvolgere – ovviamente – anche le regioni e le province a statuto speciale. Si potrà così addivenire ad un terzo mandato su cui si ipotizza un consenso tra la popolazione, chiamata a votare il proprio presidente.
Sarà un atto di fiducia verso la maturità dell’elettorato? Può darsi. Così come potrà essere il segno di un approccio di responsabilità da parte dei governanti, chiamati ad usare il proprio potere non in modo funzionale alla rielezione ma autenticamene orientato al bene comune.
È pur vero che gli svantaggi non mancano. Il terzo mandato del presidente regionale, ad esempio, rallenta il ricambio della classe politica, soprattutto sul piano di eventuali figure politiche nuove cui manca un passato in cui aver dato prova di una buona capacità di governo. Per questo è bene che il consenso sia ampio e che la riflessione sia attenta ed accurata, in modo da pesare attentamente i vantaggi e gli svantaggi della scelta da compiere. Tra gli svantaggi, va ricordato in modo particolare il rischio di un ulteriore invecchiamento della classe politica, da contrastare a tutti i costi soprattutto da parte del sistema partitico.
Una discussione sul terzo mandato potrebbe essere altresì l’occasione per riaprire tante questioni rimaste irrisolte, tra cui – oltre a quella già citata – anche il tema del reclutamento e della formazione dei giovani che si apprestano ad entrare nel circuito politico; un tema al quale i partiti non danno quasi nessuna attenzione, ma che invece è fondamentale per dar spazio a idee nuove e ad un nesso più solido con la società che si sarà chiamati a governare.
Non solo terzo mandato, quindi, ma un’occasione da non perdere per aprire qualche spiraglio alle problematiche che coinvolgono tanti elementi di un sistema democratico sano ed efficiente.
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