Cirano di Francesco Guccini, cover a Sanremo 2021
In occasione della serata cover del Festival di Sanremo 2021 Trama porterà sul palco “Cirano” di Francesco Guccini. Il brano, contenuto nell’album “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”, pubblicato nel 1996, è stato composto da Beppe Dati (testo) e Giancarlo Bigazzi (musica). “Cirano” è chiaramente ispirata al “Cyrano de Bergerac” di Rostand, spadaccino e guascone comparso più volte anche al cinema. Il personaggio raccontato da Guccini è un uomo colto, coraggioso ed estremamente focoso, che non sopporta i falsi, i prepotenti e i ruffiani. Nel brano infatti Cirano sfida tutti a duello e dichiara di essere contento così com’è, anche se odiato ed emarginato dagli altri per il suo anticonformismo, oltre che per il difetto fisico che lo ha reso celebre. Cirano ha infatti un naso esageratamente lungo, particolare anche citato nel brano, che lo identifica anche visivamente come un diverso. Tutto andrà bene per lui, finché potrà fare affidamento sull’amore della sua Rossana. Questo è l’unico brano in “D’amore, di morte e altre sciocchezze” il cui testo non è stato composto da Guccini. L’album, uscito nel 1996, ottenne un ottimo successo sia di pubblico che di critica arrivando al primo posto nelle classifiche di vendita. Dall’album non furono tratti singoli, come tradizione del cantautore bolognese, da sempre refrattario al marketing e alle luci della ribalta.
Francesco Guccini, la carriera
Nato nel 1940, Francesco Guccini esordì nel 1967 con l’album “Folk beat n.1”. Già dal 1958, mentre lavorava prima come insegnante in un collegio e poi come giornalista, Guccini faceva parte di un’orchestra da balera e componeva musica e testi per vari progetti. L’esordio solista di Guccini ottenne uno scarso successo. Nel 1972 pubblicò “Radici”, che segna un notevole passo avanti a livello compositivo e contiene alcune delle canzoni ancora oggi più famose di Guccini, fra cui “La locomotiva”. Da allora cominciò a ottenere un successo sempre crescente, nonostante si mantenesse sempre lontano dalle luci della ribalta, al riparo dalle polemiche e dalle copertine dei giornali. Guccini è apparso pochissime volte in televisione, ma è riuscito a guadagnarsi rapidamente un seguito molto ampio, soprattutto nella controcultura di sinistra, pur essendosi sempre dichiarato politicamente un moderato. Alcuni dei suoi brani sono diventati dei veri e propri inni e nel 1976 ha raggiunto il successo di massa con l’album “Via Paolo Fabbri 43”. Negli anni più recenti Guccini, anche per raggiunti limiti di età, ha ridotto sempre di più la sua produzione discografica per dedicarsi ormai quasi esclusivamente alla scrittura. Ha infatti esordito come romanziere nel 1989 e attualmente pubblica romanzi sia da solo che in coppia con Loriano Macchiavelli. Il suo ultimo album in studio è stato “L’ultima Thule”, pubblicato nel 2012.
Cirano di Francesco Guccini, testo della canzone
Venite pure avanti, voi con il naso corto
Signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
Venite pure avanti signori imbellettati
Inutili cantanti di giorni sciagurati
Buffoni che campate di versi senza forza
Avrete soldi e gloria, ma non avete scorza
Godetevi il successo, godete finché dura
Che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
E andate chissà dove per non pagar le tasse
Col ghigno e l’ignoranza dei primi della classe
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
Però non la sopporto la gente che non sogna
Gli orpelli? L’arrivismo?
All’amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco!
Facciamola finita, venite tutti avanti
Nuovi protagonisti, politici rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze calze
Feroci conduttori di trasmissioni false
Che avete spesso fatto del qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto
Assurdo bel paese
Non me ne frega niente se anch’io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco!
Ma quando sono solo con questo naso al piede
Che almeno di mezz’ora da sempre mi precede
Si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
Che a me è quasi proibito il sogno di un amore
Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute
Per colpa o per destino le donne le ho perdute
E quando sento il peso d’ essere sempre solo
Mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo
Ma dentro di me sento che il grande amore esiste
Amo senza peccato, amo, ma sono triste
Perché Rossana è bella, siamo così diversi
A parlarle non riesco: le scriverò dei versi, le parlerò coi versi
Venite gente vuota, facciamola finita
Voi preti che vendete a tutti un’altra vita
Se c’è, come voi dite, un Dio nell’infinito
Guardatevi nel cuore, l’ avete già tradito
E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l’uomo è solo in questo abisso
Le verità cercate per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali
Tornate a casa nani, levatevi davanti
Per la mia rabbia enorme mi servono giganti
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco!
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
Ma in questa vita oggi non trovo più la strada
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
Tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
Dev’esserci, lo sento, in terra o in cielo
Un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto
Non ridere, ti prego, di queste mie parole
Io sono solo un’ombra e tu, Rossana, il sole
Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
Ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano
Se mi ami come sono, per sempre tuo
Per sempre tuo, per sempre tuo Cyrano